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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo: Urne funebri cretesi dipinte su vasi allo stile di Micene
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0125

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urne etrusche cretesi

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tamente secondo lo stile di Micene, ma altresì che essa
spetta ad uno degli ultimi periodi di esso ; riesce al-
quanto dubbio, se si debba avvicinare al 3° piuttosto
che al 4° periodo, poiché le urne in parola, a diver-
sità dei vasi, presentano tutte pittura opaca e non pit-
tura a vernice; nei vasi questa differenza tecnica è
già un criterio, per decidere sul diverso periodo. In-
vece le forme che vediamo applicate alle urne, spet-
tano al 3° periodo (nel quale prevalse la pittura a
vernice o « Firnissmalerei » ) volgente al 4°, che fu
quello di maggior durata, poiché ebbe vita per parecchi
secoli di seguito. Che non sia proprio dell'ultimo, panni
doverlo da ciò arguire, che l'ornamentazione conserva
ancora il suo carattere indigeno, indipendente da quelle
accentuate influenze orientali che si spiegano nel 4°.
La presenza poi del pesce trattato alla maniera in cui
s'incontra nei vasi del Dipylon confermerebbe le os-
servazioni fatte dal Furtwaengler nei sepolcri di Menidi
ed in quelli di Micene alla porte dei Leoni (o. c. p. 11),
dove si trovarono cocci del 3° stile accanto a quelli del
Dipylon ; il che prova che il 3° stile precedette imme-
diatamente la maniera del Dipylon, a cui resta sin-
crono il 4° stile. Aggiungasi ancora che vasi del 4°
stile fuori di Micene sono delle vere eccezioni. Per tutto
ciò le urne funerarie di Creta sembrano dipinte se-
condo i concetti più in voga nel 3° periodo dello stile
di Micene.

Sepolcri onde provengono le urne.

Il genere di tombe nelle quali furono raccolte le
urne, sconosciuto per quella n. 7, può ricondursi per
le altre allo stesso tipo; poiché, sebbene quella di
Anoja Messaritica, che è di proporzioni molto svilup-
pate, sia fornita di un lungo e spazioso cìqóiioc, e la
cella propriamente detta, il &àla[iog cioè, non solo
sia ampio, ed abbia la volta a cuneo, come nei veri
&ÒX01, quella di Milatos invece è di dimensioni più
modeste, ed anche l'atrio di accesso o fu in buona
parte tagliato, o venne ridotto a così minime propor-
zioni, da perdere il suo vero carattere ed ufficio. Ci
troviamo in ogni modo di fronte a due tipi distinti,
che potremo dire il più modesto e semplice ed il più
sviluppato e sontuoso di quella categoria di tombe a
camere circolari o quadre, con volta ora tonda, ora a
cupola acuminata, precedute da un atrio più o meno

lungo, di dimensione variatissime, a seconda del rango
della famiglia cui spettano, quando scavate nella roccia
viva, quando costruite di robusti scaglioni nelle viscere
terrose delle colline, le quali da alcuni anni a questa
parte vennero segnalate in più punti della Grecia con-
tinentale, e per la suppellettile vasculare e metallica
che contengono sono reputate generalmente come ca-
ratteristiche per l'età predorica di Micene. È a deplo-
rarsi che, come sui vasi di Micene, non esista uno
studio collettivo ed una esatta statistica di tali sepolcri,
il cui numero dopo le scoperte principi dello Schlie-
mann si è notevolmente accresciuto, e si accresce tut-
todì per replicate scoperte in punti diversissimi della
Grecia ; è quasi esclusivamente per tali sepolcri che si
ricostituisce la civiltà misteriosa ancora, della quale,
ad onta delle nuove scoperte, l'origine è pur sempre
incerta ('). Ora siccome la tomba di Anoja Messari-
tica presenta al vertice del cono una sezione circolare
visibile a fior terra, col diametro di m. 1,30, ne con-
segue che il diametro del fondo debba essere molto
ampio, e quindi si avvicini ai maggiori V-óloi di Mi-
cene, Menidi e Bapheio, che sono superiori ai metri
dieci di larghezza. Al contrario il sepolcro di Milatos
è tra i più piccoli che si conoscono, tanto più che
si può considerare costruito senza óqóuoc; quindi non
solo va paragonato ai O-aXa^oi di Palamidi presso
Nauplia, con diametri di m. 2,50 ed altezza di m. 2,
ma pur anco colle numerosissime celle a forno od a
fenestra del sud-est della Sicilia, assai poco fin qui
conosciute, e non di meno collegate a quelle dell'Eliade,
non solamente per la forma, ma sì ancora per il con-

(!) TIBelger Beitraege zur Kenntnitt der griechischen Kup-
pelgraebef, è ben lontano da presentare quello che può sembrare
prometta il titolo del suo opuscolo. In complesso le migliori
notizie si trovano sempre nelle pubblicazioni dello Schliemann
e nel Furtwaengler e Loeschke o. c. Per le nuove scoperte
di Micene si ha la eccellente memoria dello Tsountas 'dvaaxcupaì
rùcpiov èv Mmrjnitii nella 'Ecprjfi. 'Aq%. 1888, p. 120-180. Per Menidi
la nota monografia del Lolling Das Kuppelgrab bei Menidi
Atene 1880 ; per la necrop di di Palamidi presso Xauplia: Lolling,
in Mittheilungen ecc. 1880, p. 153 e segg. ; per Spata. Haus-
soullier Bullettin ecc. 1878; per Vaphio lo Tsountas 'F.prjfi.
ijjX, 1888 p. 198 ed il Reinach, Le tornbeau de Vapkio nella
Anthropologie 1890, p. 57 e segg. A questi sepolcri, che pos-
sono dirsi esattamente conosciuti, si debbono aggiungere altri,
dei quali, per essere di data recentissima la loro scoperta, non
si hanno che notizie preliminari; voglionsi soprattuto ricordare
le tombe esplorate dallo Stai's ad Epidauro Vecchia, su cui vi
ha un cenno nel JeXtiov à^^mo'hiyiyiìv (Atene) dell'agosto 1888.
 
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