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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Sogliano, Antonio: L' epigrafe di P. Plozio Faustino
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0320

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L'EPIGRAFE DI P. PLOZIO FAUSTINO

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pretura urbana, alla quale supponiamo che sia perve-
nuto verso i 40 anni di età, egli avrebbe potuto aspi-
rare al consolato, trascorso il triennio prescritto d'in-
tervallo tra i fasci pretorj e i consolari ('). Ma, godendo
la fiducia di Claudio, fu da questo imperatore man-
dato nella Cyrenaica come disceptator agrorum con
potestà pretoria ; la qual missione lo tenne occupato
circa un quinquennio. Tornato in Italia, avrebbe do-
vuto raccogliere il frutto degl'importanti servigj da
lui resi ; ma il fatto che Nerone fece irrita la sua
lunga e difficile missione, dimostra chiaro che il no-
stro Acilio non fosse nelle grazie dell'imperatore. Egli
non aveva i meriti di un Eprio Marcello e di altri
valentuomini di simil risma; epperò dovette ritrarsi
dalla vita pubblica, aspettando il premio da quel-
Yaequitas Augusti, che sotto Flavio Vespasiano non
fu solo tipo monetale, ma anche norma di governo.
Se la colonia di Pompei onorò di una statua il tri-
buno T. Suedio Clemente (2), che aveva resi al co-
mune i terreni usurpati dai privati cittadini, tanto
più lo Stato, che s'incarnava nell'imperatore, riven-
dicando i terreni demaniali della Cyrenaica abusiva-
mente occupati, doveva onorare e premiare colui, per
opera del quale quella rivendicazione appunto erasi
potuta compiere : nulla di più naturale quindi che
per un uomo segnalato e benemerito, quale Acilio Stra-
bone, tal premio sia stato il consolato sull'etto nel se-
condo semestre dell'anno 71. E così il nostro perso-
naggio verso i 60 anni di età sarebbe asceso alla
suprema magistratura, alla quale avrebbe potuto aspi-
rare già da tempo, se non fosse stato vittima dell'in-
giustizia di Nerone.

Ammessa dunque la identità dell'Acilio Strabone
di Tacito col console omonimo della iscrizione napo-
letana, ne derivano due nuovi dati storici: l'uno, che
il prenome del nostro personaggio, omesso da Tacito,
era Lucio ; l'altro, che per essere L. Acilio Strabone
già innalzato alla dignità di console nel secondo anno
dell'impero di Vespasiano, la rivendicazione dei ter-
reni demaniali usurpati dovette essere fra le prime
cure del novello imperatore, ed effettuarsi probabil-
mente nel primo quinquennio del suo governo, poiché

(!) Borghesi, op. cit. VII p. 461.

(2) Giom. Scav. Pomp. n. s. I p. 234. Fiorelli, Descr.
Pomp. p. 403.

la rivendicazione, già sopra ricordata, della vigna de-
maniale ricade nell'anno 75 di Cr.

Finalmente, perchè non vada omesso alcun altro
elemento storico, che col nostro personaggio possa
avere un qualche rapporto, credo utile di ricordar qui
la seguente iscrizione (3), dal Mommsen giudicata na-
poletana per la tribù : L. Sterlinio C. f. Maec.
Qui/i[tiliano] Acilio Straboni G. Curiat[io Master no
CLodio Nummo Julius Atticus praef. coh. Ed in raf-
fronto di questa epigrafe il Mommsen cita il titolo
efesino (4): C. Clodia G. f. Maec. Nummo, trib.
leg. XIII geni., Xvir. sii. ind., provinciae
Asiae \_L. Ster~\tinius Quintilianus \_Cuf\iatius Ma-
ter nus [Clo~]dius Nummus Acilius....... Strado fdius

fecit.

Del console collega Sesto Neranio Capitone non
ho potuto rintracciare memoria alcuna : lo stesso suo
gentilizio è abbastanza raro, non essendo io in grado
di citarne altro esempio, che quello di una Nerania
Ileleaa in un'epigrafe Doniana (5). Certo Neranius è
da confrontare con l'altro gentilizio Nerianus, ed am-
bedue si rannodano a Nero, nome umbro, a Nerio, fiume
del Lazio, e agli altri gentilizj Narius e Nerius (r>).
In quanto al prenome Sesto, voglio notare che esso
nella nostra iscrizione è scritto con rigorosa ortografia,
mentre in altri titoli greci si ha la grafia 2é^tsrog (").

Il nostro decreto dunque porta la data dei consoli
funzionanti, di quei consoli cioè che erano attualmente
in ufficio nel giorno, in cui fu emanato il decreto. Se
per quest'epoca, sino almeno all'impero di M. Aurelio
o di Commodo (s), tale fu l'uso normale, non poteva es-
sere diversamente pei Napoletani, pei quali l'eponimo
era il demarco (!)). E una bella conferma ce l'offre ap-
punto la nostra epigrafe, nella quale, immediatamente
dopo la menzione dei consoli, si legge: drjfiaQxovvtoq
cEotrvi'ov MvrjGi fjQog. E poiché è la prima volta che
un monumento epigrafico napoletano in modo così so-
lenne ricordi il demarco come magistrato eponimo.

(3) C. I. L. X n. 1486.

{*) G. I. L. Ili n. 429.

(5) Murai 1269, 1 = Fabretti 248, 9.

Cfr. Hiibner, Quaest. onomatol. lat. p. 41.

(") Cfr. Renier, Mélanges d'epigr. p. 134.

(8) Borghesi, op. cit. VII p. 459 sg. Mommsen, Le tav.
pomp. nel Gìorn. Scav. cit. p. 101.

(fl) Bull. Inst. 1851 p. 202. Franz, El. cp. gr. p. 323.
Beloch, Campanien p. 45.
 
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