Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

DOI Artikel:
Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0403

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
701

LA STORIA

702

il sistema dei Romani, adottato contro tutte le città
greche d'importanza. Nè solo nei suoi edifìci ma anche
nei suoi interessi Megara fu fieramente colpita ; messa
a sacco fu quindi ridotta alla condizione di un vil-
laggio. Già prima dell'assalto di Marcello il luogo dovea
essere meschino ; lo fa capire implicitamente Livio nel
luogo sopradetto, quando parlando delle fazioni com-
battute presso Akrai, Eloro, Erbesso e Megara, dice
di aver tralasciato altre città ignobiliores ; questo de-
nota a sufficienza, che nel concetto dello scrivente anche
quelle nominate, compresa Megara, erano ignobites,
nè poteva essere altrimenti. Lo prova anche il trat-
tamento a loro fatto dai Eomani dopo la ribellione.
Appena Leontini per riguardo alle sue estese e pro-
duttive terre fu trasformata in un comune decumanus.
Ma Megara povera di agro e di abitanti, noverata fra
le sei città prese di viva forza ('), e per punizione e
per la sua meschinità fu ridotta al rango di civitas
censoria (2) ; e poiché due sole tra le censorie, Sira-
cusa cioè e Lilibeo, siccome più importanti, potevano
meritare ancora qualche cura dai Eomani, tutte le altre,
ridotte ad ombre del loro passato, furono abbandonato
a se stesse e caddero in estrema miseria (3).

Megara diventò uno di quei tanti poveri centri di
campagna, che avevano bensì una propria amministra-
zione comunale, e formavano una civitas, ma che Cice-
rone nelle sue Verrine denota con gli epiteti di civitas
perpauca, tennis, parva, miserrima, desertissima od

inanis, a prova delle condizioni miserabili in cui eran
caduti ai suoi tempi quasi tutti i comuni siciliani ; in
altro luogo di fatto egli chiama Megara nulla più che
locus (1). Nel catalogo pliniano delle città dell'isola
è detto che (//. N. III. 88) « coloniae ibi V, urbes et
civitates LXIII » in tutto 68 comunità, quante appunto
erano al primo arrivo dei Romani nella Sicilia; ora
tra questi figura anche Yoppidum Megaris. Nè vale
la contraria dichiarazione di Strabone (VI. 267), che
farebbe ritenere Megara come non più esistente ai suoi
tempi: Nu^og xctì Méyaocc al [lèv ovv nóltig ovxstb
ehi, perchè è accertato dopo le osservazioni critiche del
Pais (o. e, p. 114), come Strabone abbia dette molte ine-
sattezze sulla 'Sicilia, e monete ed iscrizioni provano
siccome esistenti nell'alto impero città, che egli dava
per distrutte fin dall'arrivo dei Romani nell'isola (2).

Per l'ultima volta è ricordo di Megara dell'Itinerario
di Antonino (3), ed in Pomponio Mela (II, 117). Tutto
induce a credere che nel basso impero fosse già abban-
donata interamente, poiché non vi si trovò alcuna re-
liquia cristiana e quanto meno bizantina ; il luogo ri-
mase poi perennemente disabitato causa le febbri che
che tuttodì vi intìeriscono. Fu in questo ultimissimo
periodo, che i pochi abitatori rimasti, depredate o tro-
vate già depredate le tombe di grandiosa costruzione
lungo le mura, vi accatastarono i loro morti, accom-
pagnandoli di una suppellettile così povera, quanto era
squallida la città ridotta a meschinissimo villaggio.

Cfr. anche Svetonio in Caes. 81 e le osservazioni di Helfoig,
(Bullettino dell'Isti! 1865, p. 162, 1872, p. 37) relative ai vasi
'li bronzo che venivano avidamente ricorcati dai coloni sullani.

La piccola necropoli che deve aver servito ai pochi abita-
tori fra il 482 ed il 214 non fu ancora segnalata dagli scavi.
Ma per qualche indizio saltuario si ha ragione di credere fosse
al sud della città, donde uscì qualche sepolcro e qualche vaso
di tipo più recente, e completamente diverso da quelli della vasta
necropoli arcaica Vinci-Schermi.

(!) Livio XXXVI. 40, tirando le somme, dice che nel 210
delle città siciliane « prodita sunt brevi vigiliti oppida, sex vi
captai. •

(2) Così di fatto la giudica il Pais nelle sue egregie Osser-
vazioni sulla storia e sulla amministrazione della Sicilia du-
rante il dominio romano p. 26 (Palermo 1888); estr. dall'Ar-
chivio storico siciliano ; Beloch, La popolazione antica della
Sicilia (Palermo, 1889), p. 73.

(3) La miseria e piccolezza di Megara romana è anche at-
testata dalla assoluta mancanza di iscrizioni riferibili a tale
età; pochi bolli clic si pubblicano in questa monografia sono
i primi che si conoscano. Anche il sepolcreto di Megara ro-
mana è ancora da rintracciarsi.

(') (Ver. II. 63) « ad Megaridem qui locus est non longe
a Syracusis ».

(2) È fuori dubbio che le notizie raccolte da Strabone nella
sua Geografìa storica sono più esatte quando riflettono l'Oriente
che non la Magna Grecia e la Sicilia, da lui non mai percorse
e visitate; quindi spiegabile anche l'errore intorno a Megara.
Niese Hermes, voi. XIII, p. 44. Pais E. Intorno al tempo ed
al luogo in cui Strabone compose la geografia storica. Torino,
1890, p. 30. Idem Rivista di Filol. classica, voi. XV. p. 158
e 238 dell'articolo Straboniana. Può però aver ragione Stra-
bone, se si interpreti il suo testo nel senso che ai suoi tempi
Megara era un modesto vicus, e non una vera Tiófoi, il cui nome,
è lecito credere non per altro fosse allora conosciuto, se non
ént rrjv ÙQSxtjv xov 'YfiXaìov tutXizog.

(3) L'Itinerarium d'Antonino (ed. Parthey et Pinder, p. 253)
pone che « Thapsus distat ab oppido Megara id est castello Sy-
racusanornm stadia XI n certo da correggersi in XL, poiché
undici stadii itinerarii di m. 157 darebbero un totale di m. 1727,
al tutto insufficienti, mentre 40 stadi sono pari a m. 6280, quanti
appunto con poco divario corrono dall'attuale podere Salomone
al principio dell'istmo di Magnisi.
 
Annotationen