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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0439

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773

LA NECROPOLI

774

di stamnos, raramente di vaso con colonnette. Del paro
eccezionali sono le deposizioni protette da un mezzo
tubo fittile o xctXvTiTtjQ, e così pure quelle nella nuda
terra, per talune delle quali ultime non oserei asso-
lutamente escludere il dubbio, che siano di tempi bas-
sissimi, imperiali.

RITO FUNEBRE

Anche questo merita qualche osservazione; da ac-
curati appunti presi sopra la orientazione degli in-
combusti sono arrivato alla stessa conclusione otte-
nuta già per altre necropoli, che cioè i cadaveri
venivano distesi casualmente senza norme di sorta (').
Il rito proprio è vario, e, come in genere in tutte le
necropoli greche, non si incontrano quelle distinzioni
nette, caratterizzanti età e popoli diversi, che si av-
vertono nelle necropoli italiche, latine ed etrusche.
A Megara vediamo contemporaneamente in uso depo-
sizione e cremazione, cosa comune in Grecia dai tempi
omerici in poi (2). Dell'usanza ionica, che ebbe il suo
pieno sviluppo nel secolo quinto, di raccogliere gli
avanzi della combustione dentro ossuari di bronzo nes-
sun saggio nella campagna di scavi dell'89, pochis-
simi nella precedente del 1879; e tale mancanza ov-
viamente si spiega per ragioni di età e di razza. Nu-
merosissime le tombe di carattere poliandrico {nolvàv-
ÓQia o xoiroTacpia) contenenti sino a cinque scheletri,
forse anche di figli e genitori, conforme il rito di data
antichissima, comune a popolazioni classiche e barba-
riche (3), di riaprire i sepolcri per deporvi i membri

(') Già le fonti antiche non attestano in vermi modo l'esi-
stenza di disposizioni rituali a tale riguardo (Hermann, Lehr-
buch der griech. Privatalterthùmer c. 40 nota 21). A Myrina
(Pottier & Reinach, o. c. p 71 nota) su mille sepolcri esplo-
rati s'ebbe la più grande varietà, e così ad Aegae (Bull. Corr.
Hell. 91, p. 215); basta poi tener davanti le centinaia di sar-
cofagi scavati nella viva roccia a Siracusa, Akrai, Neetum ed in
altre piccole città siciliane, da me viste, per confermare lo
stesso fatto.

(2) Hermann, Lehrbuch der gr. Privatala p- 373-375; Sta-
ckelberger Graeber der Hellenen,?. 13; Muller Jvan, Die griech.
PrivataUertùmer p, 462 b.

(3) A. Micene: Tsountas 'Avaay.ayaì racpiav è" Mvxrjvtas
nella 'Etpiji*. 'Jq%. 1888 p. 146, 158. Presso i Siculi: Orsi, in
Bullettino di Paletnologia 1890, p. 77, 78. Il sepolcro gentilizio
di Velanideza nell'Attica fu usato per parecchi secoli di se-
guito come sepolcro di famiglia da varie generazioni Aqxuio-
Xnyutòv Jclxiov 1889, p. 122.

della stessa famiglia; non rare quelle nelle quali il rito
della umazione è combinato colla cremazione, forse
non sincronicamente, certo però a non grande distanza
di tempo. In fine non isolati i casi di sovraposizioni di
età molto diversa, avvenute anzi a distanze più. che se-
colari dalla prima deposizione.

L'unito specchietto dà il rapporto dei combusti
cogli inumati:

Tombe ad umazione 226 Individui combusti 89
Id. a combusi 58 Id. deposti 354

Id. di rito misto 18 Totale 443
Quindi per la necropoli di Megara, che in media
ha durato (parlo della parte esplorata) dal secolo VIP
sino al V°, inizio, fra incombusti e combusti possiamo
fissare il rapporto di 4 : 1 (J).

Particolarità di riti, al tutto strane e sorprendenti,
furono da me notate in alcuni pochi sepolcri ; nel n. 56
ed 86 parmi accertata la combustione parziale del
cadavere limitata al solo cranio, combustione parziale del
resto confermata per osservazioni fatte in altre necro-
poli, così elleniche come barbariche (2). Il sepolcro
n. 309 ha dato due cranii, senza le corrispondenti parti
dello scheletro, che si dovranno credere combuste. In
parecchie sepolture intatte, fu notata la mancanza di
ossa ; se trattisi di individui molto giovani, l'azione del-
l'acqua fortemente pregna di calce può averle decom-
poste o polverizzate, se di adulti è d'uopo ammettere
l'asportazione dal sepolcro; nei bambini ed infanti di
tenerissima età la scomparsa quasi completa, per dis-
soluzione, degli avanzi scheletrici deposti nelle anfore
fu constatata molteplici volte, e solo l'accurato esame
della terra ha dato per risultato l'esistenza di residui
craniali. Altro rito strano è quello dei cadaveri deca-
pitati ; i sepolcri n. 208 e 235, chiusi ermeticamente,
contenevano due scheletri distesi, quindi depostivi allo
stato di cadaveri, rivestiti ancora delle parti carnose,

(!) Così a Myrina {Bull. Corr. Hell. 1882, p. 403) e ad Aegae
(Ibidem 1891, p. 216) l'inumazione è di assai superiore alla in-
cinerazione.

(2) A Myrina (Reinach & Pottier, o. c. p. 75) ora è arsa
la sola testa ed i piedi, ora tutto il corpo tranne la testa. Rito
simile ad Hallstatt (Das Grabfeld von Hallstatt,^. 13-17) enei
sepolcri arcaici della Baviera meridionale (Naue). Lo Stackel-
berger (Die Oraeber der Hellenen, tav. Vili, 43 e LXXV, p. 48)
e dopo lui l'Hostmann (Studienzur vorgeschichtlichen Archaeo-
logie, p. 165-166) citano sepolcri greci con parti di scheletro di-
sordinatamente deposte, per dedurne riti particolari (scarnitura ?) ;
invecè non trattasi altro che di semplici sepolcri ad ossilegium.
 
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