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*

28 ILVATICANO

no come spalliera. Nel canto destro v' è del moto prodotto da coloro, che porta-
no la mensa d' oro, e i vasi d' argento per le oblazioni a farsi in tale circostanza ^
e così le membra nude e robuste di questi fanno una variazione co' grandiosi e
ricchi pluviali, che sono nell' altro lato. Dicesi di Pierin del Vaga^ ma che alcune
figure fossero rifatte dal Vanni. Per scendere alla storia de' papi, eh' ebbero fac-
cende con Carlomrgno , bisogna rimontare ad Adriano. Mentre il re di Francia
umiliava i Sassoni sulle sponde del "Weser, papa Adriano implorava il suo soccor-
so contro Desiderio, re de' Longobardi, il quale avea ripreso 1' esarcato di Raven-
na , ceduto alla santa Sede da Pipino il Corto. Esso stimolava il Pontefice ad inco-
ronare i figli di Carlomanno, ad oggetto di mostrare Carlomagno, siccome usurpatore
del regno de' suoi nipoti, e di sollevare per tal mezzo gran parte della Francia
contro di lui. Urgente era il pericolo ; egli accorre, e, favorito sempre dalla vitto-
ria , s' impadronisce della persona di Desiderio , lo invia a finire i suoi dì in
un monistero, e si fa incoronare re di Lombardia. Tale fu la fine di quel regno,
che riassunse poco tempo dopo , 1' antico suo nome d' Italia , ma che conservò
le leggi, che avea ricevute da' Longobardi. Carlomagno passò in seguito in Ispa-
gna al soccorso d' uno de' capi Saraceni, che si disputavano 1' impero di quelle bel-
le contrade j assediò e prese Pamplona, si rese padrone della contea di Barcello-
na ; ma le sue genti, ritornandone , furono rotte nella vallata di Roncisvalle da
una torma di Saraceni e dai Guasconi montanari, sudditi tributarj e nemici mor-
tali di Carlomagno, cui sì difficile era di contenere ubbidienti, e che più di trent' an-
ni dopo, fu ancora obbligato a movere le armi contro essi. Tale sconfitta ha fat-
to dire ad alcuni autori spagnuoli , che i loro antenati aveano battuto Carloma-
gno ed i suoi dodici paladini : pretensione , cui non è mestieri di confutare \ ma
non si può fare a meno di osservare, die la celebrità di tale battaglia, piucchè agli
storici, è dovuta a' romanzieri, i quali ne hanno fatto un soggetto di gloria parti-
colare pel famoso Ortando, ucciso a Roncisvalle , quantunque le cronache di quel
tempo non lo distinguano dagli altri duci, che perirono, com' esso, in quella fatale
giornata. Per le male disposizioni de' popoli d' Aquitania avendo risoluto Carloma-
gno di dare ad essi un re loro proprio , scelse il più giovane de' suoi figli, Lui-
gi , sì conosciuto sotto il nome di Luigi il Buono j del pari gli sforzi continui
de' Longobardi ed anche de' Greci per riconquistare V Italia, e la poca fedeltà che
trovava ne'grandi, ai quali commesso aveva il potere, conoscer gli fecero la necessi-
tà di riunirli attorno al trono , e diede loro per re Pipino, il secondo de' suoi fi-
gli \ il maggiore, che portava il nome di Carlo , rimase presso di lui per secondar-
lo nelle sue spedizioni. Aveva un altro figlio, che si nominava pure Pipino ; era
desso il primogenito. Sia, che avesse a suo riguardo una parte dell'avversione, che
1' avea determinato a ripudiarne la madre , sia che di fatto il giovine principe, mal-
 
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