DESCRITTO ED ILLUSTRATO 125
e del primo concilio d' Efeso. In tale guisa furono proscritti gli errori di Nestorio
e di Eutichio. San Leone approvò tutti gli atti del concilio di Calcedonia , eccet-
to quello che dava alla sede di Costantinopoli la preminenza sopra quelle d' An-
tiochia ed Alessandria. Durante il corso di tali dispute , una discussione particola-
re era insorta tra san Leone e sant' Ilario, vescovo d' Arles, che aveva di autori-
tà propria, deposto il vescovo Celidonio, sotto pretesto che avesse sposata una ve-
dova. Tale affare essendo stato prodotto in un concilio tenuto a Roma nel 445 ,
sant' Ilario vi si recò per difendervisi, e lo fece con una certa alterigia che dispia-
que : il delitto imputato a Celidonio non fu provato ; egli fu restituito alla sua
chiesa. La sede metropolitana fu trasferita da Arles a Vienna ; ma sant' Ilario non
fu deposto : ripigliò le sue funzioni episcopali e morì in concetto di santità , come
1' attesta san Leone medesimo nella lettera seconda ai vescovi delle Gallie. Del ri-
manente non si trattò , in tale faccenda , di disputare alla corte di Roma il dirit-
to di giudicare una contesa insorta tra due vescovi nel proposito d' un diritto di
giurisdizione metropolitana. Sant' Ilario andò in persona al concilio per giustificarsi
e si sottomise al giudizio senza protestare. In una simile materia , che non tocca
il dogma, ed interessa soltanto la disciplina, 1' autorità d' un uomo tale come san
Leone era d' attribuire 1' autorità metropolitana al più anziano vescovo , e non ad
una sede in particolare -, che tale era 1' uso della chiesa d' Africa , ma che quella
delle Gallie ricusava di sottomettervisi. Definiti questi grandi affari ecclesiastici, san
Leone ebbe ad occuparsi di cure diverse. Il terribile Attila, dopo di aver devastata la
Pannonia , e di essersi impadronito d' Aquileja , di Pavia, di Milano , sembrava
pronto a piombare sopra Roma nel 452. Il debole Valentiniano rimaneva chiuso
in Ravenna. Ezio, generale delle truppe romane, non si trovava in grado di resi-
stere all'irruzione dei barbari. L' imperatore implorò la mediazione di san Leone,
e Roma fu salvata per uno di quegli avvenimenti straorclinarj, cui la saggezza uma-
na non può di per se spiegare , Tavola XG.
La Tavola XCI è quella che chiude il settimo volume. Essa rappresenta la
sala de' Chiaroscuri la quale di già è stata descritta } e in essa tavola potrà il let-
tore rilevare alcuni particolari omessi nella narrazione de' fatti , perchè di picciola
entità e di solo ornamento alla medesima.
FINE DEL SETTIMO TOMO
e del primo concilio d' Efeso. In tale guisa furono proscritti gli errori di Nestorio
e di Eutichio. San Leone approvò tutti gli atti del concilio di Calcedonia , eccet-
to quello che dava alla sede di Costantinopoli la preminenza sopra quelle d' An-
tiochia ed Alessandria. Durante il corso di tali dispute , una discussione particola-
re era insorta tra san Leone e sant' Ilario, vescovo d' Arles, che aveva di autori-
tà propria, deposto il vescovo Celidonio, sotto pretesto che avesse sposata una ve-
dova. Tale affare essendo stato prodotto in un concilio tenuto a Roma nel 445 ,
sant' Ilario vi si recò per difendervisi, e lo fece con una certa alterigia che dispia-
que : il delitto imputato a Celidonio non fu provato ; egli fu restituito alla sua
chiesa. La sede metropolitana fu trasferita da Arles a Vienna ; ma sant' Ilario non
fu deposto : ripigliò le sue funzioni episcopali e morì in concetto di santità , come
1' attesta san Leone medesimo nella lettera seconda ai vescovi delle Gallie. Del ri-
manente non si trattò , in tale faccenda , di disputare alla corte di Roma il dirit-
to di giudicare una contesa insorta tra due vescovi nel proposito d' un diritto di
giurisdizione metropolitana. Sant' Ilario andò in persona al concilio per giustificarsi
e si sottomise al giudizio senza protestare. In una simile materia , che non tocca
il dogma, ed interessa soltanto la disciplina, 1' autorità d' un uomo tale come san
Leone era d' attribuire 1' autorità metropolitana al più anziano vescovo , e non ad
una sede in particolare -, che tale era 1' uso della chiesa d' Africa , ma che quella
delle Gallie ricusava di sottomettervisi. Definiti questi grandi affari ecclesiastici, san
Leone ebbe ad occuparsi di cure diverse. Il terribile Attila, dopo di aver devastata la
Pannonia , e di essersi impadronito d' Aquileja , di Pavia, di Milano , sembrava
pronto a piombare sopra Roma nel 452. Il debole Valentiniano rimaneva chiuso
in Ravenna. Ezio, generale delle truppe romane, non si trovava in grado di resi-
stere all'irruzione dei barbari. L' imperatore implorò la mediazione di san Leone,
e Roma fu salvata per uno di quegli avvenimenti straorclinarj, cui la saggezza uma-
na non può di per se spiegare , Tavola XG.
La Tavola XCI è quella che chiude il settimo volume. Essa rappresenta la
sala de' Chiaroscuri la quale di già è stata descritta } e in essa tavola potrà il let-
tore rilevare alcuni particolari omessi nella narrazione de' fatti , perchè di picciola
entità e di solo ornamento alla medesima.
FINE DEL SETTIMO TOMO