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C A P O XIV.
Vella forma delle Lettere.
LArgo campo quì (ì apre alle nostre osservazioni. Prì-
mieramente si dee avvertire, che gli antichi usarono
nello scrivere i libri due sorte di caratteri, uno de’ quali
chiamarono majujcolo ^minuscolo l’ altro. Era il primo quel-
lo, di cui si servirono d’ ordinario anche nelle lapide, ma
3Ìu grande, e toltone alcune lettere, di cui abbiamo per
o addietro parlato, di forma quadrata. Asiai minore era
5 altro, e con frequenti aste, del che fra poco parleremo.
' comune opinione, che del primo genere di caratteri do-
po il mille non si servissero più gli scrittori, se non nelle
lettere iniziali,e lo riservassero per le lapide,e pubblici mo-
numenti, unicamente prevalendosi del minuscolo. Ecco dun-
que,ciò supposio,un bel contrassegno per aCcertarci,che se
il codice è scritto a caratteri majuscoli, non sia dopo il mil-
le ; ma di quanto lo preceda si dee poi da altri argomenti
ritrarre.Ora venendo ad alcune particolari lettere,avvertono
gli antiquarj, e tutti que’, che si dilettano degli fiudj chia-
mati di erudtTjone, esservi ne’ codici scritti ancora in ma-
juscolounanotabile variazione dialcune lettere,e conlèguen-
temente non solo nelle lapide,e nelle monete,ma ancora ne’
codici ; anzi molto più ne’codici ,che nelle lapide. II Mont-
faucon scoprì nel nofiro Lattanzio tre forme di delta(a)y o sia
d : nè minor varietà, specialmente in riguardo ad alcune let-
tere si osserva ne’codici latini posteriori al nostroLattanzio.
Si pretende, che antichissimamente nessuna lettera uscisse^
fuori, per così dire, dal suo quadro, nè alcuna fosse più
lunga delle altre. Ciò esattamente si osserva nelle antiche
lapide degl’ Imperadori Romani. Col tempo alcune usciro-
no fuori della comune misura; cosl nel Virgilio della Lau-
renziana, cui convien credere con estrema esattezza stampa-
L to
(4 ) Diar. Ital. pag. 409.
C A P O XIV.
Vella forma delle Lettere.
LArgo campo quì (ì apre alle nostre osservazioni. Prì-
mieramente si dee avvertire, che gli antichi usarono
nello scrivere i libri due sorte di caratteri, uno de’ quali
chiamarono majujcolo ^minuscolo l’ altro. Era il primo quel-
lo, di cui si servirono d’ ordinario anche nelle lapide, ma
3Ìu grande, e toltone alcune lettere, di cui abbiamo per
o addietro parlato, di forma quadrata. Asiai minore era
5 altro, e con frequenti aste, del che fra poco parleremo.
' comune opinione, che del primo genere di caratteri do-
po il mille non si servissero più gli scrittori, se non nelle
lettere iniziali,e lo riservassero per le lapide,e pubblici mo-
numenti, unicamente prevalendosi del minuscolo. Ecco dun-
que,ciò supposio,un bel contrassegno per aCcertarci,che se
il codice è scritto a caratteri majuscoli, non sia dopo il mil-
le ; ma di quanto lo preceda si dee poi da altri argomenti
ritrarre.Ora venendo ad alcune particolari lettere,avvertono
gli antiquarj, e tutti que’, che si dilettano degli fiudj chia-
mati di erudtTjone, esservi ne’ codici scritti ancora in ma-
juscolounanotabile variazione dialcune lettere,e conlèguen-
temente non solo nelle lapide,e nelle monete,ma ancora ne’
codici ; anzi molto più ne’codici ,che nelle lapide. II Mont-
faucon scoprì nel nofiro Lattanzio tre forme di delta(a)y o sia
d : nè minor varietà, specialmente in riguardo ad alcune let-
tere si osserva ne’codici latini posteriori al nostroLattanzio.
Si pretende, che antichissimamente nessuna lettera uscisse^
fuori, per così dire, dal suo quadro, nè alcuna fosse più
lunga delle altre. Ciò esattamente si osserva nelle antiche
lapide degl’ Imperadori Romani. Col tempo alcune usciro-
no fuori della comune misura; cosl nel Virgilio della Lau-
renziana, cui convien credere con estrema esattezza stampa-
L to
(4 ) Diar. Ital. pag. 409.