ioa
C A P O XVIII.
‘Dell' ufo de dìttonght, con la quale occajìone ji fa-
<vtlla del modo di fcrt'verli.
PAIsiamo ora ai dittonghi. Io quì non parlo delle mo-
nete anche Romane , lpecialmente delle lamiglie, poi-
chè ammettendo quesse i nessì, ammettevano ancora i dit-
tonghi abbreviati, e di ciò lono sì indubitati gli esempj ,
che nulla serve il riferirli. Ma toltone le monete, gene-
ralmente parlando tì osserva, che sì nelle lapide, che ne’
codici scritti prima del 1000. lono i dittonghi formati con
tutte Ie lettere ,onde costano. Disti gtneralmente parlandoy
poichè tal volta si olserva, che tanto nelle Iapide, che ne’
codici vi è qualche parola, in cui in vece dei dictonghi vi
è solamente una delle due iettere, che li compongono, o
pure sono espressì con una Iettera,Ia qualepartecipa di tut-
te e due, come comunemente ora usiamo. Ma tal cossume
ne’codici antichissìmi,a cagione d’esempio nel nostroLat-
tanzio, e nel Virgilio Laurenziano, è rariillmo. Avvici-
nandosi il iooo. divien men raro, e lo dimoltra il Raba-
no de Cruce dei real Collegio di Spagna , nel quale i dit-
tonghi in varie maniere sono scritti, e in quella guisa ap-
punto, che dirò osservarsi ne’ codici del iooo. Così pure
attefla il chiarissìmo Mabillon d’ averne incontrato in_.
qualche codice prima del 1000. e ne cita due, uno è il
Salterio manoscnttodi S. Salabergarè l’altro il Rabano de
Cruce del Monastero di Corbeja ( a ). Ne’ codici del 1000.
ho veduta questa varietà.* alle volte ritengono tutte in-
tere le lettere, che li compongono , alle volte le accor-
ciano in tal guisa, che di due ne formino una , e ciò
d’ ordinario nel dittongo aey a questo modo <e: tal vol-
ta sotto all’ e tirano una picciola lineetta, o sia segnet-
to , che indica esser quello un dittongo : alcune fia-
te
(,t) J)s re Diplomat, Iib. II. cap. I. num. ns
C A P O XVIII.
‘Dell' ufo de dìttonght, con la quale occajìone ji fa-
<vtlla del modo di fcrt'verli.
PAIsiamo ora ai dittonghi. Io quì non parlo delle mo-
nete anche Romane , lpecialmente delle lamiglie, poi-
chè ammettendo quesse i nessì, ammettevano ancora i dit-
tonghi abbreviati, e di ciò lono sì indubitati gli esempj ,
che nulla serve il riferirli. Ma toltone le monete, gene-
ralmente parlando tì osserva, che sì nelle lapide, che ne’
codici scritti prima del 1000. lono i dittonghi formati con
tutte Ie lettere ,onde costano. Disti gtneralmente parlandoy
poichè tal volta si olserva, che tanto nelle Iapide, che ne’
codici vi è qualche parola, in cui in vece dei dictonghi vi
è solamente una delle due iettere, che li compongono, o
pure sono espressì con una Iettera,Ia qualepartecipa di tut-
te e due, come comunemente ora usiamo. Ma tal cossume
ne’codici antichissìmi,a cagione d’esempio nel nostroLat-
tanzio, e nel Virgilio Laurenziano, è rariillmo. Avvici-
nandosi il iooo. divien men raro, e lo dimoltra il Raba-
no de Cruce dei real Collegio di Spagna , nel quale i dit-
tonghi in varie maniere sono scritti, e in quella guisa ap-
punto, che dirò osservarsi ne’ codici del iooo. Così pure
attefla il chiarissìmo Mabillon d’ averne incontrato in_.
qualche codice prima del 1000. e ne cita due, uno è il
Salterio manoscnttodi S. Salabergarè l’altro il Rabano de
Cruce del Monastero di Corbeja ( a ). Ne’ codici del 1000.
ho veduta questa varietà.* alle volte ritengono tutte in-
tere le lettere, che li compongono , alle volte le accor-
ciano in tal guisa, che di due ne formino una , e ciò
d’ ordinario nel dittongo aey a questo modo <e: tal vol-
ta sotto all’ e tirano una picciola lineetta, o sia segnet-
to , che indica esser quello un dittongo : alcune fia-
te
(,t) J)s re Diplomat, Iib. II. cap. I. num. ns