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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 3
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Frati, Lodovico: L' eredità di Nicolò di Giacomo, miniatore bolognese
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0253

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L'EREDITÀ DI NICOLÒ DI GIACOMO

MINIATORE BOLOGNESE

Nicolò di Giacomo « fu un artista così fecondo
(scriveva il Baldani *) « che non v'è quasi biblio-
« teca d'Europa, la quale non possieda qualche
« codice miniato da lui ».

Secondo le notizie biografiche raccolte dal Dal-
lari 2 e dal Malaguzzi-Valeri,3 Nicolò nacque nella
prima metà del trecento da Giacomo' di Nascim-
bene, della parrocchia di S. Procolo. Il 13 aprile
del 1369 prese in moglie Villana (non Uliana, come
lesse erroneamente il Dallari, seguito dal Mela-
gli zzi-Valeri) di Paolo di Duzolo, e nel 1383 era
podestà di Zappolino; nel 1386 soprastante al dazio
della baratteria. Nel 1388 un Andrea di Guido sta-
zionario chiese agli Anziani di potere modificare i
prezzi dei libri da prestarsi agli scolari, e il 13 feb-
braio Nicolò e Iacopo da Scandio furono incaricati
di esaminare la questione e dare il loro parere.
Nel 1394 e 95 miniò riccamente i Libri dei creditori
del Monte, e tre anni dopo fu inscritto nel Consiglio
dei quattrocento per il quartiere di porta Procula.
Nel Libro dei creditori del Monte egli è ricordato
come creditore di otto luoghi di monte. Fu esecu-
tore testamentario deb pittore Simone dei croci-
fissi il 10 giugno 1399 e nello stesso anno, il i° di-
cembre, dettò le sue ultime volontà. « L'atto non fu
« rinvenuto » (scriveva il Mal aguzzi-Valeri) « e così
« non ci è dato di aggiungere a queste qualche
« altra notizia sulla vita di Nicolò ». Ma se le ri-
cerche che feci io pure del testamento riuscirono
\ ane, ebbi tuttavia la ventura di trovare altri docu-
menti che ci fanno conoscere il suo stato di fortuna,
e che forse possono modificare l'opinione espressa
dal Malaguzzi-Vaieri che Nicolò di Giacomo vi-
vesse nell'agiatezza.

TI testamento del nostro miniatore fu rogato da
Melchiorre di ser Damiano di Pace il 1° dicembre
del 1399; ma, come dissi, finora non s'è trovato. Ci

1 La pittura a Bologna nel secolo XIV, in Documenti e studi
pubbl. dalla R. Deputai, dì st. patria per la Romagna, III, 409.

2 / rottili dei Lettori dello Studio Bolognese, voi. Ili, P. II,
p. vii.

3 Arck. stor. ita!., ser. V, voi. 18, p. 261.

sono pervenuti invece tra i rogiti di Rolando Ca-
stellani 1 due documenti del-31 maggio 1404, po-
steriori alla morte di Nicolò, che dovette accadere
forse nel 1403. Dal primo di questi rilevasi che Ni-
colò nel suo testamento, dopo molti e diversi le-
gati, nominava erede universale usufruttuaria sua
moglie Villana, e dopo la morte di lei, i Poveri di
Cristo; cioè, quelli che sarebbero scelti dagli esecu-
tori testamentari. Questi erano Bernardo del fu
Pietro da Moglio,3 amico di Coluccio Salutati e. di
Pellegrino Zambeccari, Fabrino del fu ser Damiano,
di Pace notaio e maestro Iacopo di Procolo calzo-
laio, della parrocchia di S. Procolo.

Villana venne a morte nell'aprile del 1404, e
poco prima era morto anche Nicolò di Giacomo.
Allora Bernardo da Moglio e maestro Iacopo di
Procolo, due dei tre esecutori testamentari, vo-
lendo dare esecuzione al mandato ricevuto, chie-
sero al Vicario generale del Vescovo di Bologna
(che allora era Simone de Hentia dottore di decre-
tali), che essendosi ritirato Fabrino di «er Damiano
di Pace, potessero gli altri due commissari dare
esecuzione alle disposizioni testamentarie del mi-
niatore Nicolò. Ottenuta la chiesta licenza, alla
presenza di Alberto da Ulgiano, altro vicario del
Vescovo, Bernardo da Moglio e maestro Iacopo
procedettero alla scelta dei due Poveri di Cristo,
che dovevano andare in possesso dell'eredità la-
sciata da Nicolò di Giacomo. Questi furono: Ben-
venuta e Cristoforo figli di detto maestro Iacopo,
che fece compilare l'inventario di tutti i beni mo-
bili ed immobili lasciati dal miniatore Nicolò,
« nelens inconsulte, sed cum inventarii beneficio se
« in dieta hereditate et eius bonis immiscere, ne
« dictis heredibus ultra vires hereditatis huius-

1 Archivio notarile di Bologna, filza 4, n. 60 e 72.

1 Nacque verso il 1360 da Pietro da Moglio e dalla sua
seconda moglie Tommasa Rombodevini. Fu creato notaro
il 30 giugno 1384, ed aveva conseguito qualche tempo in-
nanzi il grado di maestro in arti. Por altre sue notizie vedi
l'Epistolario di Coluccio Salutati, ed. F. Novati, (II, 130;
III, 91, 303; IV, io-n, 145-147).
 
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