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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Toschi, G. B.: Lelio Orsi da novellara pittore es architetto (1511 - 1587)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0043

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Fregio di Lelio Orsi. Canonica della chiesa di Querzola (provincia di Reggio Emilia)

in argento, s'espone ogni anno alla venerazione pubblica, ed uno scritto a penna, unito
al disegno stesso, ne ricorda l'origine e l'autore. Ad onore di questi ne fu anzi inciso il
ritratto coli'iscrizione : Lelhis Ursì de Regio miraculosiss. imaginis B. M. V. inveii. Un
esemplare di quell'incisione fu in possesso dello Heinecken, che lo registra nella sua Idée
generale d'une collection d'estampes, citata dal Tiraboschi.

In quel disegno la Madonna siede su d'un piccolo rialzo di terreno, colla metà inferiore
della persona quasi di prospetto e la superiore volta a sinistra, in atto d'adorare a mani
giunte il Bambino ignudo che siede sul medesimo rialzo, protendendosi verso la Madre,
mentre allunga la destra a benedire chi guarda. Il disegno è ad acquerello gialliccio, lu-
meggiato con tratteggio a biacca: sotto le vesti s'intravvedono, delineate a lapis, le forme
del nudo, come usavano i grandi maestri, ma l'Orsi non si contentò d'ottenere in tal modo
un insieme giusto, volle che le rotule e qualche contorno di muscolo bastassero a determi-
nare le pieghe delle stoffe che li coprono, cadendo nell'esagerazione dei michelangioleschi;
la quale però nel dipinto avrebbe potuto venire attenuata coli'impasto dei colori. Eguale
carattere si trova nel Bambino, che ha le membra, più che robuste, atletiche. Quando l'Orsi
eseguì questo disegno doveva aver già dipinto la Natività di Firenze, della quale ricordò
le forme, il tipo, l'espressione del Bambino, l'atteggiamento e il piegare delle vesti di Maria;
nelle mani di questa poi la somiglianza è tale da equivalere ad una firma ; nel disegno,
come nel dipinto, le dita sono lunghe, sottili, appuntite in maniera da apparire come disos-
sate ed hanno inoltre l'identica disposizione. Mentre la muscolatura dei corpi palesa l'imi-
tazione di Michelangelo, il piegare delle vesti e la forma delle estremità mostrano l'influenza
del Correggio.

Nella Galleria Estense di Modena sta esposto un curioso quadretto attribuito all'Orsi,
sebbene Adolfo Venturi, il diligentissimo storiografo della Pinacoteca modenese, non abbia
trovato alcun documento che ne giustifichi l'attribuzione, salvo un catalogo del secolo xvin,
la cui indicazione del soggetto corrisponderebbe solo in piccola parte; di più, nella stessa
Galleria trovansi altre opere attribuite all'Orsi, che mostrano un fare diverso. Ciò lasciava
incerto l'osservatore, al quale tornerà ora gradito sapere che la Natività della Galleria Pitti
e un disegno della Galleria degli Uffizi rassicurano su quell'attribuzione.

Il quadretto rappresenta la salma di Cristo, veduta in iscorcio dalla parte dei piedi
e stesa su d'un lenzuolo che copre una roccia pianeggiante a guisa di largo tavolato. In-
vece delle solite sante donne e dei discepoli piangenti, siedono sull'orlo della roccia, ai lati
di Cristo, due formose figure di donne allegoriche, una a destra, l'altra a sinistra. Il fondo
è chiuso da un nudo scoglio, contro al quale discendono a volo tre angioletti ignudi recanti
palme e corone. La donna di sinistra siede colla parte inferiore della persona di fronte e
i piedi incrociati come nella Madonna di Reggio, il torso volto di tre quarti e un po' pie-
gato verso Gesù morto, che ella guarda commossa alzando la sinistra, mentre colla destra
 
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