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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Toschi, G. B.: Lelio Orsi da novellara pittore es architetto (1511 - 1587)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0047

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Fregio di Lelio Orsi. Canonica della chiesa di Ouerzola (provincia di Reggio Emilia)

determinare l'indole dell'artista quale vedremo palesarsi anche in altri modi. Nella Madonna
della Fossetta i ripetuti trasporti del muro su cui sta dipinta e lo zelo di chi volle coprirne
la nudità, non lasciano più vedere che l'atteggiamento della figura.

In migliori condizioni, benché tutte spelate, sono le quattro storiette del Figliuol pro-
digo che facevano parte dell'ornamentazione d'una stanza dipinta, secondo afferma il Malagoli,
dagli scolari dell'Orsi, ma sotto la direzione del maestro. Essi furono staccati dal muro e
messi su tela nel 1845, e la volta della stanza, ancora dipinta, venne coperta con un soffitto
più basso di mezzo metro ! Le storiette lasciano intravvedere l'intonazione del colorito di
Lelio; le composizioni sono di semplicità elementare, ma espressive; i costumi, del tempo
dell'autore. All'intorno rimane qualche resto dei cartocci ornamentali che vedremo usati
dall'Orsi. Rimane anche un episodio della Storia di Giuseppe.

Dei numerosi quadri indicati dal Tiraboschi come esistenti nelle chiese di Reggio, solo
la Natività della chiesa del Corpus Domini ricomparve quest'anno (1899) nell'Esposizione
d'arte antica tenuta in quella città, ed è posseduta dalla famiglia Costanzo. Ma essa appare
così slavata, spelata, ritoccata, rinverniciata da doversi considerare come un documento, non
come opera d'arte; e quale documento non potrebbe meglio provare l'imitazione del Cor-
reggio e di Michelangelo. La celebre Notte del primo (di cui l'Orsi eseguì una copia veduta
dal Lanzi a Verona) ne segna il punto di partenza, dal quale, per verità, si è ben poco
scostata; qui pure la luce irrag'gia dal Bambino; il barbuto pastore dal lungo bastone in
iscorcio già ardito nel Correggio, qui è contorto a vite e arrovesciato all' indietro, non per
la sorpresa di vedere il Bambino luminoso, ma gli angeli che giungono dall'alto ; anche qui
gli altri pastori fan schermo agli occhi colla mano per la troppa luce, e San Giuseppe si
sforza a tirare indietro l'asino che vorrebbe avvicinarsi troppo al Redentore; la Madonna
ha lo stesso tipo di quella del Correggio, ma per l'esagerata curva delle guancie, lo spor-
gere del piccolo mento e la perdita dell'espressione prese l'aspetto d'una servetta, la quale
non è più in atto di contemplare estasiata il figlio, ma viene innanzi ed apre le braccia per
sorpresa quasi lo vedesse per la prima volta come i pastori. Le pieghe, stirate ora trasver-
salmente, ora verticalmente, non conservano più nulla del panneggiare che abbiamo lodato
in altre opere dell'Orsi: anch'esse però vengono dal Correggio che ripetute volte amò usarle,
riuscendo tuttavia col suo magico fare a renderle accette. Sull'alto del quadro due erculei
corpi ignudi ed in iscorcio stanno sospesi in aria, ma per la loro pesantezza massiccia e per
la mancanza d'ali danno la sensazione che stiano per piombare a terra; sebbene uno mostri
viso giovanile d'angelo, hanno corpi adulti e furono ispirati dai nudi che nell'alto del Giudizio
Universale di Michelangelo volteggiano così stranamente attorno agli strumenti della passione
di Cristo. Quando il quadro non aveva perduti i pregi di colore propri dell'Orsi, quando
avrà potuto gustarsi l'effetto della luce notturna che rischiarava all'ingiro variamente per-
sone e cose, i difetti della cattiva e servile imitazione dei due grandi, le cui maniere erano
inconciliabili, saranno apparsi più tollerabili. Infatti produce migliore impressione lo studio
 
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