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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Leonardi, Valentino: Paolo di Mariano Marmoraro, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0127

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PAOLO DI MARIANO MARMORARO

9i

e il Marini ricorda che più volte i pontefici furono condotti a diminuirne il numero, e a limitare
le facoltà che essi, come guardie del Corpo in uno Stato dispotico e debole, venivano a
poco a poco usurpando. E egli possibile che a tale carico si chiamassero uomini in età quasi
senile? Finalmente: le prime opere conosciute di Paolo Taccone appartengono all'anno 1451,
e, sebbene non sieno rari gli esempi di artisti fioriti negli anni maturi, pure non si può
ammettere che Paolo cominciasse a maneggiar lo scalpello più che quarantenne, tanto più
che quelle opere sono, come or ora vedremo, lavoro più da tagliapietra che non da scultore.
Congetture, si dirà; e congetture di poco rilievo. Verissimo; ma nessuno potrà negare che,
prese insieme, esse non abbiano un certo valore e che, accettando la notizia del Vasari
quale l'unica memoria, si debba al tempo stesso fermare quel numero a limite massimo degli
anni che Paolo Taccone può avere vissuto. Quella data accogliendo, Paolo sarebbe nato
ne' tempi intorno il 1415, quando, ucciso Ladislao dalla febbre di Roma, con lui fuggito
ogni sogmo di grandezza maggiore, la città travagliata cadeva nuovamente ne' triboli delle
fazioni, sollevate a volta a volta dai baroni e dagli antipapi, dal comune e dal popolo.

RIMO lavoro di Paolo furono tre finestre a croce da lui compiute ai 29 di
gennaio del 1451 per la facciata del palazzo capitolino. Poi, ai 3 di marzo
dell'anno medesimo, con il padre Mariano e con Albino da Castiglione, at-
tendeva ai due sacelli che Niccolò Quinto faceva edificare presso il ponte
Sant'Angelo. Perchè l'anno prima, quello del giubileo, la letizia di Roma
si era improvvisamente mutata in un lutto. Il Pontefice aveva mostrato il
Santo Sudario a' pellegrini ; il popolo giocondo tornava di San Pietro ; grande era la fre-
quenza della moltitudine; ora avvenne che una mula, la quale guidava una cesta con due
donne, a mezzo il ponte paventasse la folla. La folla percossa dal timore, l'un 1' altro incal-
zando e premendo, caddero moltissimi in terra: e, come le vie intorno il ponte erano tor-
tuose e incapaci, molti precipitarono in fiume; e, narra l'Infessura, tre cavalli e la mula
affogarono, duecento persone perirono. Il Pontefice allora volle allargare le strade e perciò
fece abbattere alcune case e costruire due cappelle rotonde, dedicate agli Apostoli Pietro
e Paolo a tregua delle anime di coloro che erano caduti nel fiume. Ma probabilmente il
lavoro di quei sacelli non fu in tutto condotto da Paolo e da'compagni di lui: nel 1452 i
documenti parlaiio di un altro maestro, tale Giovanni di Lancillotto da Milano, muratore e
marmorario. Poi, segue un lungo silenzio intorno a Paolo e noi lo ritroviamo solo nel 1458,
presso la corte Aragonese, insieme con Isaia e Antonio da Pisa, Pietro di Milano, Dome-
nico Lombardo e Francesco Adzara, commesso di acabar les figures del ardi triunfal... sabre
lo porlal dell Gas lei nou de Naples. 1

1 II documento fu per la prima volta pubblicato sammlungen (XX, fase. I, II), ha non solo riordi-

nel 1876 da Camillo Minieri-Riccio, in un opuscolo nato i documenti raccolti dal Minieri e da altri dotti

intitolato: Gli artisti che lavorarono in Castelnicovo di napoletani e poi raccolti dal Filangieri {Documenti, ecc.),

Napoli al tempo di Alfonso di Aragona, e poi ripro- ma li ha anche ad uno ad uno riscontrati con le cedole

dotto qua e là. Ultimamente il Fabriczy, in una mo- della tesoreria aragonese, dalle quali furono tratti, fis-

nografia su l'arco di Castelnuovo, pubblicata l'anno sandone così il testo,
scorso nel Jahrbuch der Kóniglichen Preussischen Kunst-
 
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