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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Leonardi, Valentino: Paolo di Mariano Marmoraro, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0136

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IOO

VALENTINO LEONARDI

che, egli pure, abbia cangiato opinione; in ogni modo a noi spetta occuparci del suo scritto
in quanto egli cercava di confortar la sua ipotesi con notizie ed argomenti che volevano
parer concludenti.

Ei diceva : « Delle statue di San Pietro e San Paolo ordinate da Pio Secondo a Paolo
Romano, per esser collocate sulla scala della basilica Vaticana, egli eseguì solo la statua di
-San Paolo e le due basi. Morto Pio Secondo, pare che il successore non si desse pensiero di
proseguire l'opera incominciata da lui, e che quindi non fosse confermata a Paolo Taccone
l'ordinazione della statua di San Pietro; quella di San Paolo rimase abbandonata in chiesa
finché non venne in mente a Clemente VII di collocarla al ponte Sant'Angelo ».

a dove è scritto tutto ciò? Non nelle cronache; i diari di quel tempo, così
l'Infessura come il Di Pietro e come Paolo dello Mastro, poveri di notizie
storiche, sono del tutto all' oscuro quando si tratta dei ricordi artistici.
Non nelle guide, che tutte, da Onofrio Panvinio al Nibby e al Baedeker,
pur discordando tra Mino da Fiesole, Mino dal Reame e Paolo Romano,
donano le statue al pontificato di Pio Secondo : e neppur in quei favo-
leggiatori, che, l'un l'altro rubacchiando, hanno, a centinaia, tessuto le
memorie della basilica Vaticana; tra questi ricordo a caso il Severano e il Martinetti, il
Bonanni e il Mignanti, che, tenendosi alla comune tradizione e all'opinion delle guide, dicono
le statue condotte ai tempi di papa Pio. Nè basta: una notizia necrologica di Pio Secondo,
contenuta dal manoscritto de Bosio della biblioteca Vallicelliana, e riferita dal Muntz, 1 ci
ricorda che quel papa « scalas prò foribus templi vetustate collapsas majore ambitu ornatuque
instaurava, apostolorum statuas, Petro a dextera, Paulo a sinistra erexit ».

Ora, come tutto questo è certo e noto ai lettori del Muntz da tanto tempo, dove va a
cadere l'argomentazione dallo Gnoli con tale sicurezza affermata dieci anni or sono? Mah!...

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parte il giudizio dello Gnoli, rimane sempre contro di noi un'obiezione, che ai
nostri avversari pare indistruttibile e che può riassumersi nella frase adoperata
dal Muntz, « une facture trop grossière »: in altre parole, si dice: Paolo Romano
non ha potuto far le statue di San Pietro e San Paolo perchè queste son troppo
brutte per lui. Ma la bruttezza è spiegabile. Prima di tutto qui non si tratta d'un
grande artista, e poi non pensarono il Muntz e lo Gnoli alla grande difficoltà in cui si trovano
tutti i maestri, e in cui maggiormente doveano trovarsi quelli della Rinascenza, quando sono
costretti a far figure fuori delle proporzioni normali e però a ingrandire e alterare quei rapporti
tra le forme che l'occhio è per lunga consuetudine abituato a vedere e a seguire? Non pensa-
rono essi che, nell'errore in cui caddero artisti di tutti i tempi e di tutte le scuole, da Beato
Angelico a Baccio Bandinelli e al secol nostro, poteva ben cader Paolo, che non era dei
sommi? Del resto, tutto ciò si spiega facilmente. La prosa del Vasari è terribilmente sug-
gestiva e anche oggi riesce ad esercitare una certa preoccupazione nei critici, che, se accom-
pagnata dall'amore sempre lodevole, ma talvolta romantico, che unisce l'autore al soggetto,
può guidare anche l'osservatore più acuto a perder la testa come un giovinetto innamorato.

1 p. i, pag. 278.
 
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