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ENRICO MAI/CERI
Sul prospetto della chiesa della Madonna di Loreto, architettata da Antonio da San-
gallo,1 è una Madonnina col Bambino, rappresentata a metà busto, sedente sulla Casa Santa.
Sebbene il petto della Vergine sia troppo largo in proporzione della testa, pure il lavoro
non è privo di pregi : il Bambino è ben modellato ed ha una mossa simpatica. Vi sono
i caratteri della scuola sansovinesca, e d'una buona mano, forse dello stesso architetto, che
fu, come sappiamo, scolare di Andrea.
Due opere, che si possono ascrivere approssimativamente al terzo decennio del Cinque-
cento, sono i monumenti di Ludovico Potogataro e di Bernardino Lunati, in Santa Maria del
Popolo, i quali dimostrano nella loro bruttezza il grande scempio che si era fatto degl'inse-
gnamenti del Sansovino.
Un gruppetto di statue funebri, che si potrebbero dire dello stesso autore, è quello
dell'atrio della chiesa di San Gregorio e dell'ospedale spagnuolo della chiesa di Santa Maria
di Monserrato.
Nel sepolcro di Edoardo Canio (1541), in San Gregorio, si vede un bassorilievo, rappre-
sentante la Madonna col Bambino, nudo, benedicente, che ha qualche carattere della scuola.
Nel basamento degli stipiti sono scolpiti due angioletti, di belle forme, animati da una mossa
graziosa. Sull' ingresso, poi, del monastero, è la statua funebre del patrizio genovese Andrea
Gentile, e nell'atrio della chiesa di Monserrato, quella del cardinale Gabriele Mar. Gieuu, le
quali hanno comune non solo la tecnica, ma anche l'atteggiamento, cioè le gambe sovrap-
poste. In quest'ultima credo che l'artista si sia servito della maschera funebre, tanto appare
la fedeltà della fisonomia, scarna, ossuta, dagli zigomi sporgenti e dalle rughe profonde.
Nella chiesa di Santa Maria d'Aracoeli, finalmente, si nota una colossale statua di
Leone X, di Domenico Lamia, o Aimo, detto il Varignana, e, dalla patria, il Bologna.2 II
Pontefice è seduto sul trono, in atto di benedire, coperto da un gran piviale e con la tiara.
E un lavoro grossolano e volgare, non solo senza eleganza, ma anche privo di spirito e di
vita. La statua fu innalzata dal Senato municipale, e poi, essendo stata abbattuta, forse ai
tempi dell'invasione napoleonica, come si rileva dall'iscrizione incisa al fianco, sul piedistallo,
fu rimessa al posto nel 1818 da Pio VII. Nel 1876 fu trasportata in quella chiesa dal palazzo
dei Conservatori, per cura del sindaco Pietro Venturi.
Dopo cotesta esposizione, si può concludere che Andrea Sansovino, a parte Jacopo, non
ebbe, in Roma, nessun allievo degno del suo valore. Almeno le opere che ci rimangono
dimostrano questa verità. Quelli che cercarono d'imitarlo non ne compresero lo spirito
non conobbero la sua perizia straordinaria nell'arte ; e solo raramente qua e là spunta qualche
fiore, come ne' monumenti di San Marcello e di Santa Maria dell'Anima. Sono opere di
artisti quasi tutti degenerati; essi non possono vantare nè la semplicità classica ed elegante,
nè la correttezza precisa, fine e scrupolosa delle opere di Andrea.
La scultura aveva già compiuto il suo ciclo meraviglioso, ed era fatale che, dopo San-
sovino e Michelangelo, decadesse precipitosamente.
Enrico Mauceri.
1 Terribilini, op. cit., tomo VII, pag. 213.
2 Vasari, op. cit., pag. 520.
ENRICO MAI/CERI
Sul prospetto della chiesa della Madonna di Loreto, architettata da Antonio da San-
gallo,1 è una Madonnina col Bambino, rappresentata a metà busto, sedente sulla Casa Santa.
Sebbene il petto della Vergine sia troppo largo in proporzione della testa, pure il lavoro
non è privo di pregi : il Bambino è ben modellato ed ha una mossa simpatica. Vi sono
i caratteri della scuola sansovinesca, e d'una buona mano, forse dello stesso architetto, che
fu, come sappiamo, scolare di Andrea.
Due opere, che si possono ascrivere approssimativamente al terzo decennio del Cinque-
cento, sono i monumenti di Ludovico Potogataro e di Bernardino Lunati, in Santa Maria del
Popolo, i quali dimostrano nella loro bruttezza il grande scempio che si era fatto degl'inse-
gnamenti del Sansovino.
Un gruppetto di statue funebri, che si potrebbero dire dello stesso autore, è quello
dell'atrio della chiesa di San Gregorio e dell'ospedale spagnuolo della chiesa di Santa Maria
di Monserrato.
Nel sepolcro di Edoardo Canio (1541), in San Gregorio, si vede un bassorilievo, rappre-
sentante la Madonna col Bambino, nudo, benedicente, che ha qualche carattere della scuola.
Nel basamento degli stipiti sono scolpiti due angioletti, di belle forme, animati da una mossa
graziosa. Sull' ingresso, poi, del monastero, è la statua funebre del patrizio genovese Andrea
Gentile, e nell'atrio della chiesa di Monserrato, quella del cardinale Gabriele Mar. Gieuu, le
quali hanno comune non solo la tecnica, ma anche l'atteggiamento, cioè le gambe sovrap-
poste. In quest'ultima credo che l'artista si sia servito della maschera funebre, tanto appare
la fedeltà della fisonomia, scarna, ossuta, dagli zigomi sporgenti e dalle rughe profonde.
Nella chiesa di Santa Maria d'Aracoeli, finalmente, si nota una colossale statua di
Leone X, di Domenico Lamia, o Aimo, detto il Varignana, e, dalla patria, il Bologna.2 II
Pontefice è seduto sul trono, in atto di benedire, coperto da un gran piviale e con la tiara.
E un lavoro grossolano e volgare, non solo senza eleganza, ma anche privo di spirito e di
vita. La statua fu innalzata dal Senato municipale, e poi, essendo stata abbattuta, forse ai
tempi dell'invasione napoleonica, come si rileva dall'iscrizione incisa al fianco, sul piedistallo,
fu rimessa al posto nel 1818 da Pio VII. Nel 1876 fu trasportata in quella chiesa dal palazzo
dei Conservatori, per cura del sindaco Pietro Venturi.
Dopo cotesta esposizione, si può concludere che Andrea Sansovino, a parte Jacopo, non
ebbe, in Roma, nessun allievo degno del suo valore. Almeno le opere che ci rimangono
dimostrano questa verità. Quelli che cercarono d'imitarlo non ne compresero lo spirito
non conobbero la sua perizia straordinaria nell'arte ; e solo raramente qua e là spunta qualche
fiore, come ne' monumenti di San Marcello e di Santa Maria dell'Anima. Sono opere di
artisti quasi tutti degenerati; essi non possono vantare nè la semplicità classica ed elegante,
nè la correttezza precisa, fine e scrupolosa delle opere di Andrea.
La scultura aveva già compiuto il suo ciclo meraviglioso, ed era fatale che, dopo San-
sovino e Michelangelo, decadesse precipitosamente.
Enrico Mauceri.
1 Terribilini, op. cit., tomo VII, pag. 213.
2 Vasari, op. cit., pag. 520.