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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 1
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Pittaluga, Mary: Eugène Fromentin e le origini de la moderna critica d'arte, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0050

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MARY PITTA LUCA

e per spontanea libertà intuitiva (dinanzi a Tiziano), e per influssi classicisti (spe-
cialmente dinanzi a l'arte del Sei e Settecento).

Il criterio classicista, più o meno, tende a riapparire sempre, a volte soffocando
del tutto la schiettezza intera del giudizio, a volte conservandola appena, attraverso
limitazioni e incoerenze.

Dinanzi al colore soltanto il naturai intuito scatta, generalmente libero e sereno.

Ora, per comprendere il fenomeno di coesistenza di classicisti criteri, accanto agli
altri, che ispirano le pagine sul colore; il fenomeno di complessità, cioè, che la critica del
Settecento presenta, occorre riferirsi a l'arte del tempo e del luogo; chè, come sempre,
più che sempre, su questo finir di secolo, arte e critica, in Venezia, seguono una via,
accogliendo le medesime leggi e i medesimi assurdi.

Mentre i Tiepolo, il Canaletto, il Bellotto, il Guardi parlavano ancor, su la laguna,
le parole gioconde de la superba tradizione coloristica, il neo-classicismo riprendeva a
dominare, dando effetti sopratutto ne la scultura e ne l'architettura. Mentre il colore,
indifferente a le idee, dominatrici stanche di stanche coscienze, seguiva la via mera-
vigliosa, che Giorgione e Tiziano avevan segnato, le idee, non la libera, naturai disposi-
zione a l'arte, trovavan forma ne l'opera di Antonio Canova, il quale, privo d'un'ef-
fettiva personalità d'artista, riusciva ad applicar perfettamente ed essenzialmente il
pragmatismo artistico del tempo. Ora, il dissidio intimo e profondo, che complicava
la vita artistica del Settecento, giungendo ad effetti teoricamente assurdi, non poteva
non riflettersi ne la critica, ne la quale soltanto l'intelligenza del colore rappresentò
la libera, naturale evoluzione del giudizio: per quell'intelligenza soltanto a la disciplina
fu dato di continuare il cammino, arduo e giocondo, che il Boschini aveva schiuso: quel-
l'intelligenza soltanto stette a significare l'innata, particolar genialità de lo spirito veneto.

Ciò che vi fu di classicista, quindi, non potè nascere da l'anima del critico: fu es-
senzialmente figlio di teorie, che il critico non seppe del tutto assimilare, senza peraltro
avvertirne il contrasto con le esigenze del proprio gusto intuitivo.

Ne deriva, così, una conclusione singolare: i rilievi sul colore, multipli ma non con-
tinui, anzi, in certi luoghi poco più che sporadici, bastan di per se a distruggere l'effet-
tiva importanza degli asserti classicisti, poiché essi, che prevalgono sì, fra manifesta-
zioni disparate e complesse, ma ammettono, al tempo stesso, una squisita sensibilità
cromatica e tonale, si dichiarano di per sè come un quid essenzialmente esteriore.

Più volte s'è visto, in ciò che è riflessione spirituale, l'incoscienza, per parte del
pensatore, de la propria capacità intuitiva, sì che, accanto a triti concetti e a viete
opinioni, brillan asserti nuovi, liberi, schietti, con i primi in evidente contrasto; questi
ultimi soltanto rappresentano l'effetto di un lavorio mentale complesso, anche quando
non affiori al livello de la coscienza.

Ora, se si è convinti che ogni giuciizio è essenzialmente lo scatto conclusivo di
una fatica cerebrale, più o meno laboriosa, a seconda de la singolarità del giudizio stesso,
non si può non logicamente ammettere che un ordine di giudizi, saltuari ne la mani-
festazione, ma coerenti e rigorosi ne le conseguenze, debba aver significato più inti-
mamente personale di un altro, il quale riveli soltanto effetto di consuetudine e di tra-
dizione.

Consuetudine, tradizione, abitudine sono sì, circostanze tenaci, cui il pensiero stenta
a sottrarsi, specie se particolari tendenze d'ambiente tendono a dar loro vigore, ma per
il fatto stesso che sono accolte senza fatica, quasi per pigrizia d'indagin critica, esse
assumono valore relativo, se non negativo, il quale può venir superbamente superato,
sopratutto quando manchi l'intento cosciente di superamento.

11 dualismo de la coscienza boschiniana, ne la critica de lo Zanetti, si spezza in una
molteplicità di atteggiamenti, che, studiati singolarmente ne le rispettive cause, possono
esser fissati con certa facilità.
 
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