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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 1
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Venturi, Adolfo: L' ambiente artistico urbinate nella seconda metà del Quatrocento
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0063

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L'AMBIENTE ARTISTICO URBINATE NELLA SECONDA METÀ DEL '400 37

s'inarcano graziosamente su un fianco; le dita di
Vitale girano senza chiudersi intorno all'asta dello
stendardo che nasconde il cielo nelle sue barocche
criniere; l'inerzia del sogno sospende ogni moto,
priva di forza il Santo guerriero, come il nudo
fantolino alato, che lascia giacere nel suo grembo
l'enorme viola e non farà mai scorrere sopra le
corde l'archetto; i colori non hanno la lucentezza
gemmea, la brunitura delle cose del Francia. Gli
stessi caratteri nella Trinità (fig. 13), pure a Brera:

Fig. 13 — Timoteo della Vite: La Trinità.
Milano, Galleria di Brera.

levigatezza di colori, povertà di forme, dolcezza
di chiaroscuro. Entro la conca profonda tra le
montagne, l'Eterno, in una mandorla, sopra un
seggio di nuvole a cerchietti e a scaglie appuntite,
sorregge per le braccia il Crocefisso, esponendolo
all'adorazione di San Girolamo e di un divoto. I
contorni delle montagne, i contorni fini delle figure,
le nuvole seghettate, l'orlo della conca destinata
a includer l'elisse dell'Eterno entro un'altra più
grande elisse che passa attraverso le teste dei
serafini in alto del quadro mostrano tutti la deri-
vazione dalla superficiale geometria delle compo-
sizioni del '400 bolognese: e una tendenza calli-
grafica, che ci richiama, più ancora che al Francia,
al Costa. Raffaello ricorderà il quadro dipinto dal
Viti per la chiesa della Trinità in Urbino, dipingendo
lo stendardo di Città di Castello; ma il piccolo
Crocefisso sospeso nell'aria tra le braccia di Dio
discenderà solenne a configgersi entro la terra,
assumendo, nella composizione, l'importanza del-
l'albero pierfrancescano; Cristo e l'Eterno non
piegheranno ugualmente la testa da un lato, se-
condo vuole l'abbandonata cadenza emiliana,
ma per curve equivalenti in senso contrario,

così che ne risulti equilibrio profondo. L'archi-
tettura compositiva si va formando tra le mani
del pittore giovanetto con potenza mai sognata
dal calligrafico Timoteo: i due Santi, come nel
quadro di Brera, non sono collocati su uno stesso
piano, e uno di essi sfonda più dell'altro;' ma ve-
dasi come, nello stendardo (fig. 14), le due giova-

Fig. 14 — Raffaello : La Trinità.
Città di Castello, Museo civico.

nili figure si muovano mantenendosi entro la cir-
conferenza di un cerchio ideale che ha per centro
l'asse della Croce; è sempre lo spirito di Piero che
trasforma la superficiale geometria costesca in
geometria costruttrice di spazio. Nel muovere le
figure Timoteo aveva turbata la sua facile armo-
nia di linee, opponendo all'ondeggiante Girolamo
l'appiombo del divoto, ma in Raffaello il senso
del ritmo è innato; e sempre troveremo ripetersi
 
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