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ADOLFO VENTURI
Nello stendardello di Urbino l'unità inscindi-
bile della massa granitica entro la quale affon-
davan le croci è scomparsa: come nel Perugino,
due quinte di rocce dentate si levano ai lati, e
tra quelle rocce si stende il paese piano con alberi
rotondi e case dai rossi tetti: alta sul piano, alta
sulle rupi, grandeggia la croce di Cristo, nel cielo,
riempiendo di sè tutta l'altezza del quadro. 11
piccolo dipinto urbinate offre uno dei rarissimi
esempi di paesaggio signorelliano; ma anche qui
esso non ha importanza: i due cavalieri ai lati
completano le quinte di roccia e le dominano:
su tutto domina, la robusta figura, della vittima.
Due cumuli di rocce e il piano nel mezzo; due
guerrieri troneggianti sui bianchi cavalli; e il
gruppo di Marie abbassato al suolo per sorreggere,
come nel quadro di Morra, la madre caduta di
peso, distesa, come da un colpo di mazza, ai piedi
della croce. Non il lento venir meno delle forze
che Raffaello rese in Maria; colpi violenti, soltanto,
possono abbattere, di sorpresa, la ferree signo-
rellianc figure: Giovanni non guarda rassegnato
come il mite discepolo dipinto da Pier della Pieve,
ma le sue dita, intrecciate spasmodicamente,
affondano entro le carni, e un urlo di ribellione
erompe dalla bocca, con impeto selvaggio. La
forza plastica del Signorelli si è ancora irrobustita,
portando seco necessità di contrasti chiaroscurali
più forti; e perciò, noncurante delle esigenze di
una trattazione di figure all'aperto, lontano dalle
chiarità di Piero, egli fa piovere dal cielo glauco,
I
senzauna nube, ombre calde sulle figure che pren-
dono colori bruni, di bronzo. È il momento in cui
Luca sente più vivo il bisogno di muovere inquieti
riflessi entro le ombre, con la stessa continua inter-
ruzione nervosa che le forme risentono dalle fre-
quenti sfaldature dei piani: fiammelle vacillanti
rossigne si agitano sui volti terrei delle Marie, sui
volti foschi dei due sgherri e fan rilucere le loro
mani nocchiute come bronzo al sole. Qualche bel
rosso di velluto compare ancora nelle vesti dal
primo piano, ma il colore va morendo in quella
prepotente forza del chiaroscuro: il cielo è verde,
le carni bronzee o terree; le calde ombre, i riflessi
Fig. 23 — Signorelli : La Pentecoste
Urbino, Palazzo Ducale. — (Fotografia Alinari).
ADOLFO VENTURI
Nello stendardello di Urbino l'unità inscindi-
bile della massa granitica entro la quale affon-
davan le croci è scomparsa: come nel Perugino,
due quinte di rocce dentate si levano ai lati, e
tra quelle rocce si stende il paese piano con alberi
rotondi e case dai rossi tetti: alta sul piano, alta
sulle rupi, grandeggia la croce di Cristo, nel cielo,
riempiendo di sè tutta l'altezza del quadro. 11
piccolo dipinto urbinate offre uno dei rarissimi
esempi di paesaggio signorelliano; ma anche qui
esso non ha importanza: i due cavalieri ai lati
completano le quinte di roccia e le dominano:
su tutto domina, la robusta figura, della vittima.
Due cumuli di rocce e il piano nel mezzo; due
guerrieri troneggianti sui bianchi cavalli; e il
gruppo di Marie abbassato al suolo per sorreggere,
come nel quadro di Morra, la madre caduta di
peso, distesa, come da un colpo di mazza, ai piedi
della croce. Non il lento venir meno delle forze
che Raffaello rese in Maria; colpi violenti, soltanto,
possono abbattere, di sorpresa, la ferree signo-
rellianc figure: Giovanni non guarda rassegnato
come il mite discepolo dipinto da Pier della Pieve,
ma le sue dita, intrecciate spasmodicamente,
affondano entro le carni, e un urlo di ribellione
erompe dalla bocca, con impeto selvaggio. La
forza plastica del Signorelli si è ancora irrobustita,
portando seco necessità di contrasti chiaroscurali
più forti; e perciò, noncurante delle esigenze di
una trattazione di figure all'aperto, lontano dalle
chiarità di Piero, egli fa piovere dal cielo glauco,
I
senzauna nube, ombre calde sulle figure che pren-
dono colori bruni, di bronzo. È il momento in cui
Luca sente più vivo il bisogno di muovere inquieti
riflessi entro le ombre, con la stessa continua inter-
ruzione nervosa che le forme risentono dalle fre-
quenti sfaldature dei piani: fiammelle vacillanti
rossigne si agitano sui volti terrei delle Marie, sui
volti foschi dei due sgherri e fan rilucere le loro
mani nocchiute come bronzo al sole. Qualche bel
rosso di velluto compare ancora nelle vesti dal
primo piano, ma il colore va morendo in quella
prepotente forza del chiaroscuro: il cielo è verde,
le carni bronzee o terree; le calde ombre, i riflessi
Fig. 23 — Signorelli : La Pentecoste
Urbino, Palazzo Ducale. — (Fotografia Alinari).