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ADOLFO VENTURI
strano i denti rari, sorrisi idioti, teste acocuzzolo,
giraffe mostruose guidate da Orientali dondo-
lanti, carni verdognole con rossi pomelli, elmi
di cartone, fette di volti che traspaiono tra i
vani delle prime file: l'ultimo grado di sfacelo
dell'arte derivata dal Perugino. A questo grottesco
scolaro di Pier della Pieve, che nell'appiattimento
della forma si accosta talvolta al Pinturicchio,
appartengono, nel Cambio, i fregi della volta,
ne' quali si volle vedere la mano di Raffaello,
Pastori (fig. io), specialmente nel gruppo dei tre
adoranti e nella scenetta pastorale che si svolge
al sommo della rupe, intento a raggentilire il fe-
roce pietismo dell'Alunno mutandolo nel pietismo
sentimentale del Perugino. Gli angeli hanno an-
cora le forme arcaiche, le durezze metalliche, i
ricci a spirali di stoppa; nei colori si vedono quei
rosei e verdi delle carni, quei gialli vividi, lac-
cati, che l'arte senese del '400 aveva dato agli
Umbri: sopra una trave, da un fagotto di seta,
Fig. 10 — Fiorenzo di Lorenzo: Adorazione de' Pastori. — Galleria civica di Perugia.
medaglioni con lignee divinità avvolte di veli
crestati, e le forme vacue di alcuni Eroi con gli
occhi tondi e i lineamenti piccini. Con queste
misere forme, Andrea inoltra nel Cinquecento,
intisichendo sempre più i modelli già stanchi e
sonnolenti dell'esausto Perugino.
Nell'orbita di Pier della Pieve girarono tutti i
pittori di Perugia, e l'arte dell'Umbria si studiò di
modellarsi sulle forme di lui. Ai seguaci s'aggiun-
sero i maestri locali, già educati all'arte di Nic-
colò da Foligno e del Bonfigli: come Fiorenzo di
Lorenzo che, dopo esserci apparso, nel trittico di
Perugia, ligio alle forme metalliche e, nella pre-
della, agli accenti di pauroso pietismo di un
Niccolò Alunno, ci riappare, nell'Adorazione dei
sbuca una melagrana, eredità crivellesca; ma la
dolcezza spirituale del Perugino si fa strada at-
traverso le forme rudemente intagliate.
Neil'Adorazione de' Pastori, i colori smaglianti
e non fusi, come il giallo della tunica di Giuseppe,
e certi contorni metallici, mostrano già un rap-
porto con le miniature di Girolamo da Cremona
e di Liberale da Verona; ma questo contatto ap-
pare ben più evidente nel San Sebastiano della
pinacoteca perugina (fig. 11), veramente libera-
lesco per la metallicità dei contorni, tortuosi, scat-
tanti, delle pieghe crestate del panno, delle curve
aggirate che orlan le nuvole e fregiano i marmi.
E ancora, le tinte di marmo, tirate a [lustro
nelle carni, nello sfondo, nella colonna; la virtuo-
ADOLFO VENTURI
strano i denti rari, sorrisi idioti, teste acocuzzolo,
giraffe mostruose guidate da Orientali dondo-
lanti, carni verdognole con rossi pomelli, elmi
di cartone, fette di volti che traspaiono tra i
vani delle prime file: l'ultimo grado di sfacelo
dell'arte derivata dal Perugino. A questo grottesco
scolaro di Pier della Pieve, che nell'appiattimento
della forma si accosta talvolta al Pinturicchio,
appartengono, nel Cambio, i fregi della volta,
ne' quali si volle vedere la mano di Raffaello,
Pastori (fig. io), specialmente nel gruppo dei tre
adoranti e nella scenetta pastorale che si svolge
al sommo della rupe, intento a raggentilire il fe-
roce pietismo dell'Alunno mutandolo nel pietismo
sentimentale del Perugino. Gli angeli hanno an-
cora le forme arcaiche, le durezze metalliche, i
ricci a spirali di stoppa; nei colori si vedono quei
rosei e verdi delle carni, quei gialli vividi, lac-
cati, che l'arte senese del '400 aveva dato agli
Umbri: sopra una trave, da un fagotto di seta,
Fig. 10 — Fiorenzo di Lorenzo: Adorazione de' Pastori. — Galleria civica di Perugia.
medaglioni con lignee divinità avvolte di veli
crestati, e le forme vacue di alcuni Eroi con gli
occhi tondi e i lineamenti piccini. Con queste
misere forme, Andrea inoltra nel Cinquecento,
intisichendo sempre più i modelli già stanchi e
sonnolenti dell'esausto Perugino.
Nell'orbita di Pier della Pieve girarono tutti i
pittori di Perugia, e l'arte dell'Umbria si studiò di
modellarsi sulle forme di lui. Ai seguaci s'aggiun-
sero i maestri locali, già educati all'arte di Nic-
colò da Foligno e del Bonfigli: come Fiorenzo di
Lorenzo che, dopo esserci apparso, nel trittico di
Perugia, ligio alle forme metalliche e, nella pre-
della, agli accenti di pauroso pietismo di un
Niccolò Alunno, ci riappare, nell'Adorazione dei
sbuca una melagrana, eredità crivellesca; ma la
dolcezza spirituale del Perugino si fa strada at-
traverso le forme rudemente intagliate.
Neil'Adorazione de' Pastori, i colori smaglianti
e non fusi, come il giallo della tunica di Giuseppe,
e certi contorni metallici, mostrano già un rap-
porto con le miniature di Girolamo da Cremona
e di Liberale da Verona; ma questo contatto ap-
pare ben più evidente nel San Sebastiano della
pinacoteca perugina (fig. 11), veramente libera-
lesco per la metallicità dei contorni, tortuosi, scat-
tanti, delle pieghe crestate del panno, delle curve
aggirate che orlan le nuvole e fregiano i marmi.
E ancora, le tinte di marmo, tirate a [lustro
nelle carni, nello sfondo, nella colonna; la virtuo-