EUGÈNE FROMENTIN E LE ORIGINI DE LA MODERNA CRITICA D'ARTE 163
l'Olanda, i quali furono uomini come ogni altro, senza nulla di singolarmente pittoresco,
grottesco, strano; se gli Olandesi dei pittori olandesi sono effetto d'un inconscio e pur
coerente processo d'ingiunzioni e di limitazioni, esercitato da l'artista su la realtà; se
essi rappresentano soltanto una forma di stile — la teoria degl'influssi di regione, di
circostanze politiche, etniche, sociali... perde quasi del tutto valore,
Il Fromentin vuol parlare sempre, di stile — quei caratteri sono di stile — le cose
che l'artista ritrae sono innovate da lo stile, non secondo fìsica, ma secondo spirituale
visione. Ciò, (si ripete) nonostante le apparenze, cui l'espression verbale, non sempre
adeguatissima al pensiero, e qualche effettivo residuo d'anteriori forme di giudizio,
potrebbero dar valore: « La base de cet style sincère et le premier effet de cette probité
c'est le dessin, le parfait dessin ».*
Del disegno e del colore, nei quali il critico vede i supremi mezzi d'esplicazione
stilistica, non dirò qui.
Ma rimane, fin d'ora, svelato lo spirito de la pittura olandese; se è discutibile la tesi
fromentiniana, circa le cause che poteron originarla, la quale risente, in certo modo,
l'influsso de la Philosofthie de l'art, l'intimo antagonismo fra pittura olandese, e pittura
che olandese non fu, (specie quella che può venir compresa ne la definizione « Il existait
un habitude... ») risalta nitido, di per sè.
Su la guida di pochi quadri del museo di Bruxelles, il Fromentin ha colto lo spi-
rito d'un'arte di transizione, malsincera; ma, da quell'insieme di opere, troppo generi-
camente dal Tayne definite « des avortons hybrides », ha dimostrato come possa nel
Belgio aver visto luce un Rubens, in Olanda una pittura olandese. I caratteri stilistici
de l'uno e de l'altro fenomeno artistico si son posti in evidenza da sè, costretti da l'ana-
lisi rigorosa, ispirata a visione generalmente libera. Dopo ciò, a chi legge resterebbe sol-
tanto da vedere come, in quei limiti, abbian preso posto le singole personalità artistiche,
e come alcuna ne abbia esorbitato; se un altro problema non si presentasse al Fromentin:
la scuola olandese ha influito sul paesaggio francese? Il problema aveva significato
attuale, d'alto interesse.2
Lo scrittore dichiara di veder l'effetto d'un influsso olandese su l'arte di Francia
dopo il 1828, quando si presentarono, tutti una volta, Fleury, Cabat, Dupré, Rousseau,
Corot. Gli par singolare, ed effettivamente lo è, il fatto per cui questi giovani, nati su
le rive de la Senna, divenisser, per i primi, capaci di comprender la parola degli Olan-
desi in genere, del Ruysdael in ispecie. Sopratutto, gli effetti del pennello olandese ne
la visione del Rousseau, e il mutarsi di tali effetti in caratteri fortemente originali, e i
conseguenti influssi di tal originalità su l'arte francese, sono con efficacia considerati
dal Fromentin; il quale sente, più che non spieghi, il processo per cui ne lo spirito de l'ar-
tista, le sensazioni si ampliarono, si svolsero, si moltiplicarono, eccitate dal desiderio
ardente di trovar gioia pittorica ne la natura; eccitate da l'ansia di veder più che gli
stranieri maestri non avesser veduto; di veder altrimenti; di esprimer anche ciò che
loro era sfuggito.
Per render suasiva la dimostrazione, il critico ricorre a l'esempio de la letteratura: '
come i primi «paesisti» letterari (J. J. Rousseau, Bernardin de Saint-Pierre, Chateau-
briand, ecc.) osservavano l'insieme, ed esprimevano per capi essenziali le impressioni,
così fece la pittura, con gli Olandesi. Quando poi divenne l'occhio più curioso, più esi-
gente — la sensibilità-più viva, più nervosa — le sensazioni più complesse, più mutevoli,
quella prosa e quella pittura furono inadeguate; e si trasformarono a poeo a poco in
qualche cosa di più essenzialmente descrittivo, conforme al gusto e a le tendenze nuove.
È progresso (il critico si chiede) o regresso? « La postérité en décidera mieux que
1 MaUres, pag. 168.
2 MaUres, cap. IX, pag. 251 e segg.
3 MaUres, pag. 259.
l'Olanda, i quali furono uomini come ogni altro, senza nulla di singolarmente pittoresco,
grottesco, strano; se gli Olandesi dei pittori olandesi sono effetto d'un inconscio e pur
coerente processo d'ingiunzioni e di limitazioni, esercitato da l'artista su la realtà; se
essi rappresentano soltanto una forma di stile — la teoria degl'influssi di regione, di
circostanze politiche, etniche, sociali... perde quasi del tutto valore,
Il Fromentin vuol parlare sempre, di stile — quei caratteri sono di stile — le cose
che l'artista ritrae sono innovate da lo stile, non secondo fìsica, ma secondo spirituale
visione. Ciò, (si ripete) nonostante le apparenze, cui l'espression verbale, non sempre
adeguatissima al pensiero, e qualche effettivo residuo d'anteriori forme di giudizio,
potrebbero dar valore: « La base de cet style sincère et le premier effet de cette probité
c'est le dessin, le parfait dessin ».*
Del disegno e del colore, nei quali il critico vede i supremi mezzi d'esplicazione
stilistica, non dirò qui.
Ma rimane, fin d'ora, svelato lo spirito de la pittura olandese; se è discutibile la tesi
fromentiniana, circa le cause che poteron originarla, la quale risente, in certo modo,
l'influsso de la Philosofthie de l'art, l'intimo antagonismo fra pittura olandese, e pittura
che olandese non fu, (specie quella che può venir compresa ne la definizione « Il existait
un habitude... ») risalta nitido, di per sè.
Su la guida di pochi quadri del museo di Bruxelles, il Fromentin ha colto lo spi-
rito d'un'arte di transizione, malsincera; ma, da quell'insieme di opere, troppo generi-
camente dal Tayne definite « des avortons hybrides », ha dimostrato come possa nel
Belgio aver visto luce un Rubens, in Olanda una pittura olandese. I caratteri stilistici
de l'uno e de l'altro fenomeno artistico si son posti in evidenza da sè, costretti da l'ana-
lisi rigorosa, ispirata a visione generalmente libera. Dopo ciò, a chi legge resterebbe sol-
tanto da vedere come, in quei limiti, abbian preso posto le singole personalità artistiche,
e come alcuna ne abbia esorbitato; se un altro problema non si presentasse al Fromentin:
la scuola olandese ha influito sul paesaggio francese? Il problema aveva significato
attuale, d'alto interesse.2
Lo scrittore dichiara di veder l'effetto d'un influsso olandese su l'arte di Francia
dopo il 1828, quando si presentarono, tutti una volta, Fleury, Cabat, Dupré, Rousseau,
Corot. Gli par singolare, ed effettivamente lo è, il fatto per cui questi giovani, nati su
le rive de la Senna, divenisser, per i primi, capaci di comprender la parola degli Olan-
desi in genere, del Ruysdael in ispecie. Sopratutto, gli effetti del pennello olandese ne
la visione del Rousseau, e il mutarsi di tali effetti in caratteri fortemente originali, e i
conseguenti influssi di tal originalità su l'arte francese, sono con efficacia considerati
dal Fromentin; il quale sente, più che non spieghi, il processo per cui ne lo spirito de l'ar-
tista, le sensazioni si ampliarono, si svolsero, si moltiplicarono, eccitate dal desiderio
ardente di trovar gioia pittorica ne la natura; eccitate da l'ansia di veder più che gli
stranieri maestri non avesser veduto; di veder altrimenti; di esprimer anche ciò che
loro era sfuggito.
Per render suasiva la dimostrazione, il critico ricorre a l'esempio de la letteratura: '
come i primi «paesisti» letterari (J. J. Rousseau, Bernardin de Saint-Pierre, Chateau-
briand, ecc.) osservavano l'insieme, ed esprimevano per capi essenziali le impressioni,
così fece la pittura, con gli Olandesi. Quando poi divenne l'occhio più curioso, più esi-
gente — la sensibilità-più viva, più nervosa — le sensazioni più complesse, più mutevoli,
quella prosa e quella pittura furono inadeguate; e si trasformarono a poeo a poco in
qualche cosa di più essenzialmente descrittivo, conforme al gusto e a le tendenze nuove.
È progresso (il critico si chiede) o regresso? « La postérité en décidera mieux que
1 MaUres, pag. 168.
2 MaUres, cap. IX, pag. 251 e segg.
3 MaUres, pag. 259.