IL LUOGO DI NASCITA DI BRAMANTE E I SUOI ESORDI
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ne eia partito Luciano, e quindi anche gli altri no-
minati possono non essere stati addetti al maestro
dalmata. Di Pippo d'Antonio Fiorentino si cono-
sce un'opera, il portico della cattedrale di Spo-
leto, allogatagli il i° dicembre 1491, nella quale si
notano riscontri con l'architettura della chiesa di
S. Bernardino, ispirata all'arte di Luciano Lau-
rana; di Fra' Carnovale rimane il maggior saggio
di disegno architettonico nello sfondo dell'ancona
eseguita per San Bernardino, ora nella Galleria
di Brera in Milano; di Scirro o Paolo Scirri di Ca-
steldurante sappiamo che nel 1481, all'assedio di
Otranto occupata dai Turchi, riportò da Alfonso
duca di Calabria lode per la ledeltà, il valore, l'in-
dustria e la scienza. Ma, ripetiamo, non si hanno
dati per associare questi nomi elencati da Susech
con quello di Luciano Laurana. Quando il grande
dalmata teneva il campo nell'architettura ad
Urbino, non vi dovevano essere altri con lui:
egli era Vingegniero e capo maestro, con una au-
torità uguale a. [quella stessa del principe Fede-
rico per tutto quanto si riferiva alla costruzione
Fig. II. — Urbino. Palazzo Passione!.
del palazzo. Egli aveva un lavoro ben determi-
nato da eseguire, e non poteva fare un'accademia
nel palazzo ducale. Fra' Carnevale è il solo, tra
quegli architetti, il cui nome suoni nel periodo
1467-72, tempo della sicura permanenza di Lu-
ciano ad Urbino; ma il. discepolo di Piero della
Francesca, specialmente dedito alla pittura, non
poteva darsi in età avanzata all'arte di Luciano,
divenire suo diretto seguace. Tuttavia l'imperio di
Luciano fu grande: a Urbino dura sino al Set-
tecento; a Pesaro, dove Luciano fu poi, per la
costruzione della Rocca di Costanzo Sforza, la' sua
arte ispira, informa porte, loggiati, edifici; a Gub-
Fig, 12. — Capitello. Urbino. Palazzo Passionei.
bio, a Fossombrone, a Urbania, a Sant'Angelo in
Vado, a Piandimeleto si diffonde dal capoluogo
della signoria dei Montefeltro.
La bellezza delle forme architettoniche di Lu-
ciano portava all'imitazione dunque quanti eser-
citavano l'arte, e quanti ammiravano il palazzo
ducale d'Urbino. Pareva che da quel mirabile
monumento (fig. 2) si sprigionasse una gran forza
d'attrazione, e che tutti gli edifici della regione
dovessero ristampare la loro fisionomia, il loro
carattere sulla reggia urbinate. Lo stile di Luciano
Laurana esercitò, del resto, da per tutto la ,sua
grande attrattiva; e a Napoli, ove il grande archi-
tetto eresse l'arco di Alfonso d'Aragona, s'impose,
col solo esempio, alla costruzione della villa di
Poggio Reale. Naturalmente, Donato Bramante,
iniziato a pittura di carattere architettonico,
sentì il fascino dell'architettura che dava forme
concrete ai sogni di magnificenza del signore
d'Urbino, il quale apprezzava la virtù di quel-
1' arte dominatrice, « sempre stata in prezzo
appresso li antiqui et moderni », e « fondata in
l'arte de l'aritmetica e geometria, che sono delle
sette arti liberali, et delle principali, perchè sono
in primo grado certitudinis, et è arte di gran
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ne eia partito Luciano, e quindi anche gli altri no-
minati possono non essere stati addetti al maestro
dalmata. Di Pippo d'Antonio Fiorentino si cono-
sce un'opera, il portico della cattedrale di Spo-
leto, allogatagli il i° dicembre 1491, nella quale si
notano riscontri con l'architettura della chiesa di
S. Bernardino, ispirata all'arte di Luciano Lau-
rana; di Fra' Carnovale rimane il maggior saggio
di disegno architettonico nello sfondo dell'ancona
eseguita per San Bernardino, ora nella Galleria
di Brera in Milano; di Scirro o Paolo Scirri di Ca-
steldurante sappiamo che nel 1481, all'assedio di
Otranto occupata dai Turchi, riportò da Alfonso
duca di Calabria lode per la ledeltà, il valore, l'in-
dustria e la scienza. Ma, ripetiamo, non si hanno
dati per associare questi nomi elencati da Susech
con quello di Luciano Laurana. Quando il grande
dalmata teneva il campo nell'architettura ad
Urbino, non vi dovevano essere altri con lui:
egli era Vingegniero e capo maestro, con una au-
torità uguale a. [quella stessa del principe Fede-
rico per tutto quanto si riferiva alla costruzione
Fig. II. — Urbino. Palazzo Passione!.
del palazzo. Egli aveva un lavoro ben determi-
nato da eseguire, e non poteva fare un'accademia
nel palazzo ducale. Fra' Carnevale è il solo, tra
quegli architetti, il cui nome suoni nel periodo
1467-72, tempo della sicura permanenza di Lu-
ciano ad Urbino; ma il. discepolo di Piero della
Francesca, specialmente dedito alla pittura, non
poteva darsi in età avanzata all'arte di Luciano,
divenire suo diretto seguace. Tuttavia l'imperio di
Luciano fu grande: a Urbino dura sino al Set-
tecento; a Pesaro, dove Luciano fu poi, per la
costruzione della Rocca di Costanzo Sforza, la' sua
arte ispira, informa porte, loggiati, edifici; a Gub-
Fig, 12. — Capitello. Urbino. Palazzo Passionei.
bio, a Fossombrone, a Urbania, a Sant'Angelo in
Vado, a Piandimeleto si diffonde dal capoluogo
della signoria dei Montefeltro.
La bellezza delle forme architettoniche di Lu-
ciano portava all'imitazione dunque quanti eser-
citavano l'arte, e quanti ammiravano il palazzo
ducale d'Urbino. Pareva che da quel mirabile
monumento (fig. 2) si sprigionasse una gran forza
d'attrazione, e che tutti gli edifici della regione
dovessero ristampare la loro fisionomia, il loro
carattere sulla reggia urbinate. Lo stile di Luciano
Laurana esercitò, del resto, da per tutto la ,sua
grande attrattiva; e a Napoli, ove il grande archi-
tetto eresse l'arco di Alfonso d'Aragona, s'impose,
col solo esempio, alla costruzione della villa di
Poggio Reale. Naturalmente, Donato Bramante,
iniziato a pittura di carattere architettonico,
sentì il fascino dell'architettura che dava forme
concrete ai sogni di magnificenza del signore
d'Urbino, il quale apprezzava la virtù di quel-
1' arte dominatrice, « sempre stata in prezzo
appresso li antiqui et moderni », e « fondata in
l'arte de l'aritmetica e geometria, che sono delle
sette arti liberali, et delle principali, perchè sono
in primo grado certitudinis, et è arte di gran