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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 3
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Venturi, Lionello: La data dell'attività romana di Giotto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0259

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LA DATA DELL'ATTIVITÀ ROMANA DI GIOTTO

2.33

ac religione insignis extitit de Vaticana Basilica cuius Canonicatum quandiu vixit re-
tinuit optime meritus ». Se ben si guarda, meno tre notizie, tutto il passo riportato dal
Mancini deriva o dal Martirologio o dal suddetto brano del Grimaldi, dal quale ultimo
anzi copia letteralmente le parole che sono state riprodotte in corsivo.

Le tre notizie che il passo del Mancini trae da fonte ancora ignota sono: i. lo Ste-
faneschi è nipote di Bonifacio Vili; 2. l'anno 1295 fu quello del suo canonicato; 3. l'anno
1298 fu quello della commissione della Navicella.

Di queste notizie quali derivano da altre opere del Grimaldi? Nel 1619 1 questi
sapeva sulla Navicella e sullo Stefaneschi soltanto quello ch'egli già sapeva nel 1603,
Nel 1622 invece, occupandosi ex professo della storia dei canonici di S. Pietra, il Gri-
maldi sapeva che lo Stefaneschi fu nominato canonico nel 1295,2 e aggiungeva un « Bo-
nifacii Papae octavi propinquus », che dal Mancini fu poi trasformato con erronea disin-
voltura in «nepos».' Ma neanche nel 1622 il Grimaldi parlava della data 1298 per la
Navicella; e poiché il Grimaldi è morto nel 1623, si può escludere che a lui risalga la data.
Anzi sulla data dell'attività romana di Giotto egli aveva un'altra opinione che in se-
guito sarà esaminata.

Resta quindi ancora da comprendere come il Mancini abbia potuto inventare la
data 1298.

Grande importanza si attribuiva nel principio del Seicento al Giubileo indetto da
Bonifacio Vili pel 1300. Il Vittorello attribuiva ad esso metà del suo libro sulla storia
dei giubilei, e il Torriggio così illustrava la Navicella nel 1618: 4 « Sempre la Basilica
di san Pietro in Vaticano è stata da moltissimi pellegrini visitata per le gran reliquie,
et indulgenze, che vi sono state concesse da Sommi Pontefici; ma al tempo di Boni-
fatio Vili nel 1300, per la publicatione dell'anno Santo, che egli fece, fu il concorso
tale, che è cosa incredibile; e perchè quando i pellegrini arrivavano alle porte di san
Pietro, per non so che di semplicità, per non dire superstitione, avanti, che entrassero
in Chiesa si voltavano verso l'Oriente, quasi adorassero il Sole; il che inteso dal Card.
Giacomo Stefaneschi Nipote di esso Bonifatio, e Pronepote di Nicola Terzo, huomo
letterato, e da bene, e Canonico di San Pietro, volse levare questa usanza: e acciò si
facesse oratione ad una sacra imagine, fece fare da un famosissimo maestro di quei
tempi chiamato Jotto Fiorentino una Navicella ài mosaico... Posta dunque questa ima-
gine verso quella parte che i pellegrini solevano voltarsi, ivi inginocchiatisi facevano
oratione, e così si levò via quel primiero abuso. Hora doppo che fu levata dal suo luoco
nel 1606, è stata riposta verso il palazzo Pontificale a dì 24 d'agosto 1617, per ordine
di N. S. Papa Paolo V».

Ecco dunque: una ragione religiosa, e non storica, ricollegava per la prima volta
l'esecuzione della Navicella col giubileo dell'anno 1300. Ciò che è esplicitamente confer-
mato nel 1642 da Sebastiano Vannini, il quale, dopo aver raccolte le notizie del Gri-
maldi, conclude: « scrittura che manifesta chiarissimamente tutto lo scritto dal Vasari
di Papa Benedetto 120 in far cercar Giotto e condurlo a Roma et adoperarlo, doversi
intendere del Card.le Jacopo Stefaneschi. Imperciochè, essendo egli stato, nel già descritto
modo, parente e secondo alcuni Nipote di Bonifatio 8°, e così consapevole dell'animo
suo, disposto a pubblicare nel 1300 l'amplissima Indulgenza o Giubileo, da quel Cardi-
nale nel Poema di esso chiamato Centesimo... et desideroso rendere la Chiesa Vaticana
al possibile veneranda e riguardevole, debbe pensare ornarla di sagre Pitture di mano di
qualche esquisito Maestro, et inteso il gran valor di Giotto, è verisimile spedisse in To-
scana quel cortigiano »... per chiamar Giotto. E più oltre: « Havendosi in tal guisa il fu-
turo anno santo per occasione di muovere il Cardinale a far dipingere in San Pietro, la
verità del suo albergare in Roma, il tempo e distintamente l'opere fattevi da Giotto ».s
E il Suarez 6 parlava appunto dei freschi di Giotto in S. Giorgio in Velabro come ese-
guiti « ad annum 1300 », e della Navicella restaurata nel 1629 come eseguita « ante
annos 300 ».

1 Instrumenta autentica Translationum Saneto-
rum corporum et Saerarum Reliquiarum e veteri
in novum Templum Sancti Petri. Anno D.ni
MDCXIX, Biblioteca Vaticana, Barb. lat. 2733,
c. 147 e seg.

2 Liber canonicorum sacrosanctae Vaticanae Ba-
siliche Principis Apostolorum. Rome, MDCXXII,
Vat. Lat. 6437, c. 220.

3 L'errore del Mancini si diffuse e divenne opi-
nione corrente sino a che la verità fu ristabilita
da A. de Angeli, Jacopo Stefaneschi e il suo

« Opus Metricum » in Celestino V ed il centenario
della sua Incoronazione, Aquila, 1894, Pag- 381
e seguenti.

4 F. M. Torriggio, Le Sacre Grotte Vaticane,
Viterbo, 1618, c. 90. Anche il T. cita il libro dei
Benefattori, f. 87.

5 Vita del card. Pietro Stefaneschi, 1642. Bibl.
Vaticana. Barb. lat. 4875.

6 Notitia musivo expressa opere Naviculae in
Basilica s.ti Petri. Barb. lat. 3084, c. yv.

L'Arte. XXI, 30-
 
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