Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

DOI Heft:
Fasc. 3
DOI Artikel:
Bollettino bibliografico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0263

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

237

61. Mason Perkins (F.), Un'opera ignorata di
Giotto (con una illustrazione), (Ross. d'Arte, mar-
zo-aprile, 1018).

È frammento di un polittico, recante la figura dìS. Stefano;
nella collezione donata all'Italia da H. P. Home. E la de-
gniti plastica della figura quieta e possente pare veramente
essere escita dalla mano di Giotto.

Il Perkins la crede probabile frammento della tavola
eseguita dal maestro per la Chiesa di Badia a Firenze, citata
dal Ghiberti, e tenderebbe a porla fra il 1315 e il 1320.

V. - Arte settentrionale del '400.

62. Borenius (T.), An unhwown Quantin Matsys
(Buri. Mae;., luglio 1918).

È una tela bellissima venduta di recente all'asta.Linnell
e ora in possesso del sig. Buttery, lo Sposalizio di S. Cate-
rina, di nobiltà grandissima di forme. Può essere stata dipinta
verso il 1511.

VI. - Rinascimento italiano.

a) Quattrocento.

63. Cust (Lionel), The Frescoes in the Casa Bor-
romeo at Milan (Buri. Mag., luglio 1918).
Espone qui una sua vecchia e segreta idea; gli affreschi

notissimi del Gioco di tarocchi e della Palla corda al Palazzo
Borromeo dovrebbero essere del Pisanello. L'autore si ap-
poggia sull'importanza prepotente di Verona come centro
artistico in quel tempo, ma non comprendiamo perrh'egli
non profitti delle conoscenze ora così estese sullo « stile in-
ternazionale » che apparenta indicibilmente pittori assai più
lontani di spazio e di temperamento che non fossero Miche-
lino e il Pisanello; senza contare che il confronto attento
degli affreschi di Pisanello a Verona con questi di Milano
avrebbe esclusa l'ipotesi del Cust che è forse basata un po'
troppo sopra rapporti di moda e di costume, e un po' troppo
poco su rapporti di forma.

64. De Nicol a (Giacomo). Studi suu'Arte Senese:
I. Priamo della Quercia (Rass. d'Arte, maggio-
giueiio 1918).

A Priamo della Queicia s'erano arbitrariamente attribuite,
alcune opere come la Madonna 11. 22 della Galleria di Volterra,
un quadro molto posteriore di S. Michele in Volterra, e sem-
pre nella stessa Galleria la Madonna n. no ch'è di 'laddro
di Bartolo.

C'era invece davvero modo di riunire qualcosa al nome di
Priamo delia Quercia; e lo dimostra il De Nicola che parte
dalla base cèrta fornita dall'affresco documentato nel Fel-
legrinajò dell'Ospedale della Scala a Siena (Il Beato Agostino
Novello dà le vesti al rettore) opera mediocre, ma loquacis-
sima, esuberantemente e digressivamente narrativa di un
artista nell'orbita di Domenico di Bartolo, la quale per-
mette di stabilire che Priamo dipinse anche il polittico con
S. Antonio e altri Santi nell'oratorio di S. Antonio a Volterra

e la Madonna con S. Amano e S. Ottaviano nella Galleria
della stessa città.

65. Fry (R.), A cassone-panel by Cosimo Rosselli
(?) (Buri. Mag., maggio 1918).

Nella vendita Linnell presso il Christi e apparve un fram-
mento di cassone rappresentante un Gruppo di donzelle si-
milissjrrio agli altri noti di Torino : Trionjo'della castità, e di
Londra: Duello d'amore e della castità. Nessun dubbio che
l'autore sia un solo, ma il Fry erra credendo che gli studiosi
consentano generalmente nel ritenere tali opere di Cosimo
Rosselli. Si vedalo studio in cui il Toescale avvicinò, insieme
con le due tavolette già nella Collezione Crespi a Milano, a
Bastiano Maìnardi (L'Arte, 1903: Ricordi di un viaggio in
Italia).

' 66. Borenius (T.), Pietro degli Ingannati (Buri.
Mag., genn. 1918).

Di questo pittore che Cavalcasene voleva unificare co!
Bissolo e ch'è noto per la Madonna di Berlino, da quando sono
smarrite l'altra Madonna venduta all'asta Christie del 1894
e l'altra già nella collezione Gattenburg-Morosini di Venezia,
è ora venuto alla luce un ritratto d'uomo nella collezione
Kelly di Dublino che ce lo dimostra, ormai, nell'orbita gior-
gionesca, in direzione di Bern. Licinio. L' opera potrebbe
essere quella citata nel '700 in Palazzo Rezzonico a Venezia.

67. De Nicola (G.), Notes on the Museo Nazionale
of Florence: V. Fragments of two Series of Re-
naissance Representaiions of Greek a. Roman
Heroes. — T. a Sienese Series. (Buri. Mag., di-
cembre 1917).

Fra le numeiose serie di illustri personaggi rappresentati
dall'arte del Rinascimento ha luogo anche quella senese, di
cui fa parte un Tiberio Gracco, a Budapest, un Alessandro
Magno nella Collezione Cook, una Claudia di Neroccio nella
Collezione Dreyfus a Parigi, una Sulpicia del Pacchiarotto
della Collezione Walter di Baltimora.

Un'altra opera della serie è lo Scipione Africano dei Bar-
gello, opera di Fi an Cesco di Giorgio Maitini. La collaborazione
di questi senesi fa pone il gruppo tia il 1495 e il 1500. Il De
Nicola ritorna sul problema dell'attribuzione delle tre opere
restanti della serie, che il Berenson diede al Fungai, pater-
nità che non convince sebbene neppure l'altra di Pietro di
Domenico possa calzare di più. L' artista delle tre opeie,
senza dubbio senese, resta adunque da determinarsi.

68. Moschetti (A.), La Chiesetta di S. Giorgio
presso Velo d'Astica e le sue opere d'arte (Rasségna
d'Arte, genn.-febbr. 1918L

Ricorda i vari segni dell'arte nella chiesetta di Velo.
La Sacta Conversazione di Giovanni Speranza, dipinto del 1503
è nota come continuazione di Bellini e Montagna, essendo la
parte centrale una semplice contraffazione della Madonna
dei Frari. Questa è l'opera che Ugo Ojetti pensò di dover poi-
tare al siculo curandone il tiasporto sotto il tiro nemioo. E
lo Speranza fu salvo.
 
Annotationen