EMILIO LAVAGNINO
maestri senesi, disfacitori della grandiosa arte a dipingere immagini per i monasteri, le confra-
dei I.orenzetti, portano a Pisa. ternite e le chiese pisane: allora la Città marinara
Ora è Luca Tomè che tiene scuola e l'effetto di- avrà in Turino Vanni, nel maestro dell't l'niver-
sastroso non può mancare. Nel Museo pisano una siLis aurìficum», ed in altri ancora, artisti indigeni
Crocifissione del senese, firmata e datata nel 1366 che per quanto modesti sapranno vittoriosamente
ci dà il bandolo della matassa (fig. 9). Il Tomè, tener fronte ai due stranieri,
nelle tavole del Museo dell'Accademia a Siena, non E veniamo a parlare di Cecco di Pietro,
dipinge le sue figure con quelle faccie livide e peste Impariamo a conoscere la sua arte attraverso
come in questa tavola di Pisa in cui il lividume un grande polittico firmato e datato nel 1386
Fig. 10 — Cecco di Pietro: Polittico firmato e datato. Pisa, Museo Civico. (Fot. Hrogi).
cadaverico che si sbianca in luci improvvise sulle
sporgenze dei corpi gonfi, fa acquistare un tono
lugubre alla sua pittura.
Ma oltre a Luca Tomè un altro senese che dipin-
se una tavola oggi anch'essa nel Museo Civico (sala
III, n. 37), in cui è rappresentata la Vergine con il
bambino poppante ed angeli musicanti, attribuita
dal De Nicola 1 a Lippo Vanni, fortemente in-
fluenza gli artisti pisani. •
A Luca Tomè si riallaccia maggiormente l'arte
di Cecco di Pietro, all'altro senese creduto l.ippo
Vanni quella del Gera e di qualche altro minore.
Pochi anni più tardi Giovanni di Pietro da Napoli
e Martino di Bartolomeo senese verranno anch'essi
Riissea.ua (Carle, maggio-giugno 19191
(fig. 10). Nello scomparto centrale è rappresentata
la Crocifissione, nei laterali otto sante; nella predella
la deposizione al centro e quattro storiette ai lati:
nelle cuspidi il Cristo benedicente e quattro santi.
In questa tavola si riconosce evidente la deri-
vazione da Luca Tomè sia nella forma delle teste
che hanno le mandibole gonfie dalla parte opposta
a quella verso cui la testa si chin?, sia nel modo di
rappresentare le figure e sia finalmente nel colorito
piuttosto livido ed oscuro.
Altre opere del Museo pisano sono giustamente
attribuite a Cecco di Pietro o alla sua maniera.
Sala III:
n. 9: Cristo che sporge dal sepolcro;
n. 13: Una grande ancona divisa in tre parti;
maestri senesi, disfacitori della grandiosa arte a dipingere immagini per i monasteri, le confra-
dei I.orenzetti, portano a Pisa. ternite e le chiese pisane: allora la Città marinara
Ora è Luca Tomè che tiene scuola e l'effetto di- avrà in Turino Vanni, nel maestro dell't l'niver-
sastroso non può mancare. Nel Museo pisano una siLis aurìficum», ed in altri ancora, artisti indigeni
Crocifissione del senese, firmata e datata nel 1366 che per quanto modesti sapranno vittoriosamente
ci dà il bandolo della matassa (fig. 9). Il Tomè, tener fronte ai due stranieri,
nelle tavole del Museo dell'Accademia a Siena, non E veniamo a parlare di Cecco di Pietro,
dipinge le sue figure con quelle faccie livide e peste Impariamo a conoscere la sua arte attraverso
come in questa tavola di Pisa in cui il lividume un grande polittico firmato e datato nel 1386
Fig. 10 — Cecco di Pietro: Polittico firmato e datato. Pisa, Museo Civico. (Fot. Hrogi).
cadaverico che si sbianca in luci improvvise sulle
sporgenze dei corpi gonfi, fa acquistare un tono
lugubre alla sua pittura.
Ma oltre a Luca Tomè un altro senese che dipin-
se una tavola oggi anch'essa nel Museo Civico (sala
III, n. 37), in cui è rappresentata la Vergine con il
bambino poppante ed angeli musicanti, attribuita
dal De Nicola 1 a Lippo Vanni, fortemente in-
fluenza gli artisti pisani. •
A Luca Tomè si riallaccia maggiormente l'arte
di Cecco di Pietro, all'altro senese creduto l.ippo
Vanni quella del Gera e di qualche altro minore.
Pochi anni più tardi Giovanni di Pietro da Napoli
e Martino di Bartolomeo senese verranno anch'essi
Riissea.ua (Carle, maggio-giugno 19191
(fig. 10). Nello scomparto centrale è rappresentata
la Crocifissione, nei laterali otto sante; nella predella
la deposizione al centro e quattro storiette ai lati:
nelle cuspidi il Cristo benedicente e quattro santi.
In questa tavola si riconosce evidente la deri-
vazione da Luca Tomè sia nella forma delle teste
che hanno le mandibole gonfie dalla parte opposta
a quella verso cui la testa si chin?, sia nel modo di
rappresentare le figure e sia finalmente nel colorito
piuttosto livido ed oscuro.
Altre opere del Museo pisano sono giustamente
attribuite a Cecco di Pietro o alla sua maniera.
Sala III:
n. 9: Cristo che sporge dal sepolcro;
n. 13: Una grande ancona divisa in tre parti;