PITTORI PISANI DEL XIV SECOLO
7.5
veva esser la parte centrale superiore della grande
pala. La Croce dalle lunghe braccia domina la com-
posizione e la inquadra; sopra il Sole fiammeggiante
rosso a sinistra, la Luna grigia scura sulla di stra.
Due angeli, uno dipinto a tinte grigie scurissi me
come la Luna, ed un altro rosso come il Sole vol-
teggiano intorno alla croce.
In basso ai lati, la Vergine ed il San Giovanni;
alla base del legno del martirio, che essa abbraccia
per baciare le piaghe dei piedi del Cristo, la bionda
tenderci fin d'ora lo si potrà chiamare Turino
Vanni il secondo.
* * *
Si è già detto come Pisa in fatto di pittura possa
considerarsi il punto di incrocio delle due grandi
correnti pittoriche trecentesche: la senese e la fio-
rentina. Si è altresì osservato come i seguaci della
senese si caratterizzino in un primo tempo tra-
duttori di forme direttamente inspirate all'arte
dei Lorenzetti e quindi ripetitori ed imitatori di
e scapigliata Maddalena vestita di rossa tunica. In
un incavo del terreno, sotto la croce, ghigna un
teschio.
Il frammento della grande pala che Turino Van-
ni aveva dipinto « magnificamente ideata all'uso
tedesco ■ se non può darci la misura del suo valore
può però sicuramente indicarci verso quali oriz-
zonti egli tendesse lo sguardo e a quali maestri
attingesse le sue forme. Anche Turino è evidente-
mente un lorenzettiano e nulla ha a che fare con
gli altri maestri pisani raggruppati dal Sirèn in-
torno al nome di questo pittore vissuto intorno al
1340 e che, come i suoi contemporanei, si ispira a
forme primitive senesi.
Dell'altro pittore pisano ha lo stesso nome di
Turino Vanni ne parleremo in seguito e per in-
maestri quali Luca Tomè, Taddeo di Bartolo, Lippo
Vanni ed altri minori.
I pittori dell'altra corrente si mostrano in qual-
che modo restii alle contorsioni dei traduttori di for-
me senesi ed hanno ben diverse caratteristiche.
Queste caratteristiche le riconosciamo, durante
un primo tempo, in una maniera di dipingere deri-
vata dal fare di Andrea Orcagna e che poi mano
a mano trasformat si, direi quasi acclimatatasi
all'aria che spirava nella città Lo cui era stata
trapiantata, non riuscì a mantenersi immune da
influssi senesi; vedremo quindi le due correnti
appaiarsi nelle dure e lisciate figure di questo
secondo gruppo di mestieranti pisani.
In ordine cronologico il primo pittore che faccia
parte di questa schiera — l'importatore di forme
L'Arte. XXVI, 10.
7.5
veva esser la parte centrale superiore della grande
pala. La Croce dalle lunghe braccia domina la com-
posizione e la inquadra; sopra il Sole fiammeggiante
rosso a sinistra, la Luna grigia scura sulla di stra.
Due angeli, uno dipinto a tinte grigie scurissi me
come la Luna, ed un altro rosso come il Sole vol-
teggiano intorno alla croce.
In basso ai lati, la Vergine ed il San Giovanni;
alla base del legno del martirio, che essa abbraccia
per baciare le piaghe dei piedi del Cristo, la bionda
tenderci fin d'ora lo si potrà chiamare Turino
Vanni il secondo.
* * *
Si è già detto come Pisa in fatto di pittura possa
considerarsi il punto di incrocio delle due grandi
correnti pittoriche trecentesche: la senese e la fio-
rentina. Si è altresì osservato come i seguaci della
senese si caratterizzino in un primo tempo tra-
duttori di forme direttamente inspirate all'arte
dei Lorenzetti e quindi ripetitori ed imitatori di
e scapigliata Maddalena vestita di rossa tunica. In
un incavo del terreno, sotto la croce, ghigna un
teschio.
Il frammento della grande pala che Turino Van-
ni aveva dipinto « magnificamente ideata all'uso
tedesco ■ se non può darci la misura del suo valore
può però sicuramente indicarci verso quali oriz-
zonti egli tendesse lo sguardo e a quali maestri
attingesse le sue forme. Anche Turino è evidente-
mente un lorenzettiano e nulla ha a che fare con
gli altri maestri pisani raggruppati dal Sirèn in-
torno al nome di questo pittore vissuto intorno al
1340 e che, come i suoi contemporanei, si ispira a
forme primitive senesi.
Dell'altro pittore pisano ha lo stesso nome di
Turino Vanni ne parleremo in seguito e per in-
maestri quali Luca Tomè, Taddeo di Bartolo, Lippo
Vanni ed altri minori.
I pittori dell'altra corrente si mostrano in qual-
che modo restii alle contorsioni dei traduttori di for-
me senesi ed hanno ben diverse caratteristiche.
Queste caratteristiche le riconosciamo, durante
un primo tempo, in una maniera di dipingere deri-
vata dal fare di Andrea Orcagna e che poi mano
a mano trasformat si, direi quasi acclimatatasi
all'aria che spirava nella città Lo cui era stata
trapiantata, non riuscì a mantenersi immune da
influssi senesi; vedremo quindi le due correnti
appaiarsi nelle dure e lisciate figure di questo
secondo gruppo di mestieranti pisani.
In ordine cronologico il primo pittore che faccia
parte di questa schiera — l'importatore di forme
L'Arte. XXVI, 10.