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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 2
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Chiappelli, Luigi: Nuovi documenti su Giotto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0156

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134

LUIGI CHI APPELLI

fideiussore di Zucchero fu Giunta, fiorentino di-
morante nel distretto di Siena, per un mutuo di
cinquanta fiorini d'oro prestati a Zucchero di
Corso fu Simone del popolo di S. Frediano in
Firenze, Ciotto, sebbene in età matura uri i 511
è dichiarato nel documento filius emancipalns Bon-
donis pictor popitli S. Marie Novelle; il che non
può destare meraviglia, quando si pensi, che se-
condo la legislazione statutaria la patria potestà
non cessava ipso iure quando il figlio raggiungeva
l'età maggiore. Secondo il diritto romano, in pro-
posito seguito dagli Statuti, la patria potestà con-
tinuava per tutta la vita del padre.1 L'essere
Giotto emancipato dal padre può indicare resi-
stenza d'un vero e proprio atto d'emancipazione,
che in Firenze si compiva mediante rogito notarile,
o piuttosto nel caso nostro indica che Giotto vi-
veva nella casa propria, separato dal padre. Il che
è confermato dal documento del *5 maggio [301,
già illustrato dal Del Badia,2 nel (piale per la
prima volta viene ricordata la casa ili Giotto di
Rondone come situata in populo S. Marie Novelle
de Florentia in burino de foris a Porta Panzani.

Trattandosi nel documento in parola '"i un de-
bito personale e non reale, cioè non garantito da
ipoteca, è fondato supporre che Giotto uno dei
fide.ussori, rimanesse in Firenze almeno per tutta
la durata t ei mutuo, che scadeva verso la fine
di febbraio dell'anno successivo 1312.3

Il secondo di questi documenti è evidentemente
il più importante, perchè reca degli elementi note-
voli nella controversia agitata recentemenre fra
Lionello Venturi, il Fedele ed il Supino, circa la
data da assegnare all'attività romana di Giotto.
E noto, che da lungo tempo fu accettata la data
del 1298 per le opere compiute da Giotto in Roma,
come quella che sembrava suffragata da testimo-
nianze assai antiche. Contro la vecchia opinione,
che era divenuta tradizionale ira gli storici del-
l'arte,'* insorse Lionello Venturi in 1111 notevole

1 S. Dei. BAPIAi La patria e la casi di Giotto, estr. dal
giornale La Nazioni', del 19 aprile 1K93, p. 5-6. Ringrazio
l'illustre prof. Ci. li. Supino, il quale cortesemente mi ha
data notizia del raro opuscolo.

2 Pertile, Storia del Diritto Italiano, Padova, 1888,
v. Ili, pp. 334, 3i8.

3 In torno al 1312 il Supino [Giotto ti Padova 8Str. dai
Rendiconti della R. Accadcnia di liolognu, Sez. Scienze
morali, Serie II, v. VI, 1921-22, p. 15) assegna le pitture
di Giotto per il palazzo del comune di Padova.

4 Venturi A., Storia dell'Arie Hai., V, 200 ; Crowiì-
Cavalcaselle, Storia della Pittura in Italia, I, 413; Zim-
mirmann, Giotto, Lipsia, 1880, pp. 386, 389; Hossl, Kant.
Iacobus Gaytani Stefaneschi, Berlin, 1908, p. 17, in Histor.
Studien dell'Ebering, LXI; Supino, Giotto, Bologna, 1920,
pp. 12, 53 segg., 315.

studio, dimostrando con acute osservazioni che
la data 1298 era il frutto di molteplici errori, ed
affermando che l'attività romana di Ciotto era
da riferire a circa l'anno 1320.1

Invece, in due brevi, ma succosi scritti, il Fe-
dele,2 ed il Supino nel suo importante volume su
Giotto,3 hanno insistito nell'antica tradizione, as-
segnando le opere romane del grande maestro
fiorentino alla fine del Dugento, sotto il pontifi-
cato di Bonifazio VIII, e ciò con argomentazioni
tali da fermare l'attenzione degli studiosi.

Il breve documento num. 2 qui edito mi conduce
ad una datazione nuova, intermedia fra quelle
proposte dagli storici ricordati.

Secondo questo documento, Ciotto alla fine del
1313 era in Firenze, dopo aver dimorato in Roma.
In (piali anni l'osse stato colà, per eseguire opere
d'arte, non può desumersi con esattezza dal do-
cumento stesso. Ma questo è certo, che la sua di-
mora sulle rive del Tevere doveva risalire a qual-
che tempo innanzi al 1313, perchè, secondo questo
documento, Giotto commise ad un mereiaio fio-
rentino, Benedetto fu Pace, di ritirare le sue mas-
serizie, i suoi letti, i supcrlectilia e l'altre cose
sue dalla donna Filippa da Rieti, elle ingiusta-
mente le riteneva; aggiungendo, che la rietina
morari consuevit Jiomae in contrata turris del
Conte. Adunque fra la dimora di Giotto in Roma
ed il mandato a ritirare le cose appartenenti a
Giotto era interceduto un notevole spazio di tempo,
tanto da far pensare che la detta donna si po-
tesse essere traslocata da una contrada all'altra
di Roma.

Questa conclusione è confermata da altri do-
cumenti sicuri e precisi. Cioè sappiamo dal docu-
mento num. 1, che nel 23 dicembre 1311 Giotto era
in patria, sappiamo, inoltre, che nel 1312 Giotto
s'iscrisse alla matricola dei medici e speziali/ e
che nel 4 settembre dello stesso anno 1312 Ciotto
locava unum telarium Francigenam a Bartolo di
Rinuccio in Firenze.5

La conclusione da trarsi dal nostro documento
è, secondo me, clic (dotto fu in Roma circa il 1310:
e siccome sappiamo da un altro documento egual-
mente attendibile, nonostante i rilievi fatti dal

1 Venturi Lion :ii.o, La data dell'attività Romana iti
Giotto, in L'Arte, 1918, pp. 229-35.

2 Fedele, recensione in Arch. della Soc. Romana di Stori ■
Patria, XLI, pp. 353 segg.; Fedele, recensione in detto
Archivio, XI.IV, p. 330.

3 Supino, Giotto, pp. 53 segg.

4 Fr :y, Die Loggia dei Lanzi Berlin, 1885, pp. 312, 319.

5 Supino, op, cit., p. 316. Vedi ivi la fonte citata. 11
Supino (Giotto a Padova: p. 15, estr. cit.) recentemente ha
affermato, che gli affreschi di Giotto nel palazzo del co-
mmi" di Padova vanno riportati intorno al 1312,
 
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