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ADOLFO VENTURI
I due gemelli di Roma accosciati sotto le poppe della belva sembrano fuor di luogo,
tanto la ricerca dell'espressione di ferocia trascina lo spirito veemente dello scultore. E
apparirebbe prodigio, nell'arte del Dugento, se il duomo di Siena col suo popolo di
mostri non ci offrisse una serie di simili prodigi, la bocca della fiera, con le tumide mu-
cose, la massa fremente della lingua, l'arco sintetico delle labbra sbarrate. Sopra la fame-
lica bocca squarciata, l'occhio piccolo, torvo, riluce di una fiamma sinistra.
La rapidità di queste curve guizzanti, esasperate, l'impeto di quest'energia sel-
vaggia, la secca, vibrante, ossuta forma sono ben note impronte del creatore del
Duomo di Siena e del violento popolo di statue che, dalla sua facciata, s'avventa
Fig. 2. Giovanni Pisano: seconda lupa-doccione nel Palazzo pubblico di Siena.
nel vuoto, invaso da profetico spirito o demoniaco furore. Anche i putti, disegnato
l'uno per archi fluenti con guizzo d'onda, angusto di forme l'altro, quasi costretto in
un lungo rettangolo, crudo e angolosi! nei contorni delle spalle aguzze, delle braccia
e delle gambe aderenti al corpo, mirabile nei solchi e nei rilievi che segnano l'ossatura
dello scarno dorso, provano, con luminosa evidenza, l'origine delle due dantesche lupe
dal mago della scultura nel Dugento: Giovanni Pisano. Ritroviamo la scarna imma-
gine di questo secondo fanciullo, le cui ossa acute sembran scricchiolare nell'agile dorso
teso, tra le febbrili esacerbate immagini che s'appiattano agli angoli dei bassorilievi
raffiguranti l'Inferno nei pergami di Siena e di Pisa.
E poi che le due lupe eran doccioni del Palazzo comunale, connessi alla sua forma
primitiva, noi ci domandiamo se la parte più antica dell'elegante curvilineo edificio, e
cioè il corpo mediano nel primo e nel second'ordine,1 non sia creazione del grandis-
1 II second'ordine di trifore fu certamente rifatto, palazzo per intonarlo agli ordini delle ali; ciò di-
sullo schema del primo piano, dai continuatori del mostra anche la levigatezza del fregio chiuso tra i
ADOLFO VENTURI
I due gemelli di Roma accosciati sotto le poppe della belva sembrano fuor di luogo,
tanto la ricerca dell'espressione di ferocia trascina lo spirito veemente dello scultore. E
apparirebbe prodigio, nell'arte del Dugento, se il duomo di Siena col suo popolo di
mostri non ci offrisse una serie di simili prodigi, la bocca della fiera, con le tumide mu-
cose, la massa fremente della lingua, l'arco sintetico delle labbra sbarrate. Sopra la fame-
lica bocca squarciata, l'occhio piccolo, torvo, riluce di una fiamma sinistra.
La rapidità di queste curve guizzanti, esasperate, l'impeto di quest'energia sel-
vaggia, la secca, vibrante, ossuta forma sono ben note impronte del creatore del
Duomo di Siena e del violento popolo di statue che, dalla sua facciata, s'avventa
Fig. 2. Giovanni Pisano: seconda lupa-doccione nel Palazzo pubblico di Siena.
nel vuoto, invaso da profetico spirito o demoniaco furore. Anche i putti, disegnato
l'uno per archi fluenti con guizzo d'onda, angusto di forme l'altro, quasi costretto in
un lungo rettangolo, crudo e angolosi! nei contorni delle spalle aguzze, delle braccia
e delle gambe aderenti al corpo, mirabile nei solchi e nei rilievi che segnano l'ossatura
dello scarno dorso, provano, con luminosa evidenza, l'origine delle due dantesche lupe
dal mago della scultura nel Dugento: Giovanni Pisano. Ritroviamo la scarna imma-
gine di questo secondo fanciullo, le cui ossa acute sembran scricchiolare nell'agile dorso
teso, tra le febbrili esacerbate immagini che s'appiattano agli angoli dei bassorilievi
raffiguranti l'Inferno nei pergami di Siena e di Pisa.
E poi che le due lupe eran doccioni del Palazzo comunale, connessi alla sua forma
primitiva, noi ci domandiamo se la parte più antica dell'elegante curvilineo edificio, e
cioè il corpo mediano nel primo e nel second'ordine,1 non sia creazione del grandis-
1 II second'ordine di trifore fu certamente rifatto, palazzo per intonarlo agli ordini delle ali; ciò di-
sullo schema del primo piano, dai continuatori del mostra anche la levigatezza del fregio chiuso tra i