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Bullettino di archeologia cristiana — 4.1866

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Nr. 2 (Marzo e Aprile 1866)
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Esame archeologico e critico della storia di s. Callisto narrata nel libro nono dei Filosofumeni, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17353#0026

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— 18 —

satore, gravemente deplorano , che Callisto come di-
lapidò i depositi delle vedove, così abbia poi dilapi-
dato quello tanto più prezioso della fede. Or io ho
già mostrato, in quale conto fu tenuta dai contem-
poranei e, ciò che è più, dagli interessati siffatta que-
rela di dilapidazione : anzi quanta fiducia ebbero i
fedeli di Roma nell' amministrazione dell' arca eccle-
siastica per le mani di Callisto. Il pregiudizio adun-
que, che contro la rettitudine e la santità delle dot-
trine di lui l'avversario volle predisporre narrandone
la biografia, si volge piuttosto in pregiudizio favore-
vole. In fatti l'autore del libello lo conchìude escla-
mando ironicamente : ecco le belle imprese dell' am-
mirabilissimo Callisto, la cui scuola mantiene le tra-
dizioni del suo maestro! E cotesta scuola egli con-
fessa essere quella del massimo numero dei fedeli ;
sparsa per tutto il mondo, arrogare a sè il nome di
chiesa cattolica ; ed a lei aderendo certuni credere di
faro opera buona (1) ; certuni, cioè, nei quali per la
loro saggezza e virtù l'autore nostro avrebbe deside-
rato trovare sensi ai suoi conformi. Con le quali pa-
role costui c'insegna , che Callisto dai fedeli di Roma
e da tutta la chiesa cattolica fu tenuto per uomo di
doti stupende, che straordinaria ammirazione gli con-
ciliarono ; e nella fine di questo discorso vedremo ,
che di siffatta ammirazione abbiamo ottime prove sto-
riche e monumentali. Le accuse poi d'ipocrisia, di
ambizione, d'ortodossia equivoca, di perverse inten-
zioni, non sono fatti , ma giudizii dell' accusatore.
Laonde è manifesto, che noi non imprendiamo a di-
scutere la causa d'uno di quei vescovi, che Tertul-
liano divenuto Montanista od a ragione od a torto
infamava dicendo, che tutto a sè credevano lecito (2);
non d'uno di quelli, de'quali Cipriano deplorando
scriveva, che avevano provocato la censura di Dio
ventri et quaestui profana cupiditate serviendo (3) ;
ma d'un pontefice dai fedeli riputato ammirabile , e
perciò degno d'essere interrogato , non ciecamente
condannato per le sentenze, che gli pone in bocca un
sì appassionato e nella sua passione sì impotente av-
versario.

Per isventura alle omilie, agli atti, ai decreti di
Callisto medesimo non possiamo ricorrere ; tutto è
perito. Ma poiché l'autore dei Filoso fumeni non im-
pugna dottrine uè pratiche, la cui censura e respon-
sabilità cadano nella sola persona del pontefice ; e
poiché egli confessa, che quel corpo di insegnamento
e di disciplina durava dopo la morte dell' autore suo
nella scuola callistiana , sparsa in tutto il mondo ,
gloriosa della moltitudine dei suoi seguaci, e del nome
di chiesa cattolica ; nelle vere dottrine e nelle vere
pratiche di cotesta chiesa ai tempi, di che si disputa,
dobbiamo cercare la genuina sentenza degli insegna-
menti dell' accusato pontefice. Ciò da molti dotti e
valorosi scrittori è stato fatto ; dopo i quali a me

(1) Philos. IX, 9.

(2) TertuH. De monog. c. XSL

(3) Cyprian. epial. LX1V ad Epictetum §. 3.

appena resterebbe luogo a parlare d'un sì importante
argomento, se i molteplici rapporti eh' esso ha colla
storia della cristiana società, del suo svolgimento ,
delle sue lotte, e qualche lume che mi fornisce la
scienza archeologica non mi dessero speranza di poter
contribuire anch' io per la mia parte un poco di luce
nuova sopra parecchi punti dell'accusa e della difesa
d' una causa sì grave e sì oscura. Ed al naufragio
dei documenti autentici parmi che si possa in qual-
che modo supplire con testimonianze dirette e in gran
parte contemporanee, segnatamente di Tertulliano; delle
quali mi sludierò di mettere in evidenza la relazione
diretta e precisa con la persona di Callisto e con le
controversie anti-callistiane.

$• II.

Punto di vista dell'autore dell'accasa.

A prima giunta desta maraviglia, che un autore,
il quale tutte ad una ad una confuta le eresie, ter-
mini poi coli' impugnare la chiesa cattolica e la ponga
nel novero delle scuole corrompitrici della fede cri-
stiana. Ma ciò appunto rivela l'indole del libro , ed
il punto di vista dell' autore. Questa tattica non è al
tutto nuova ; anzi ad una certa specie di scismatici
fu propria e necessaria. Anche gli eretici manifesti
talvolta impugnarono tutte le eresie per stabilire in
fine la loro. Così fece il rinnovatore di quella eresia
medesima, della quale è accusato Callisto, voglio dire
Fotino, che nel secolo quarto in Oriente rinvigorì
l'errore sabelliano. Egli scrisse in greco ed in latino
un volume contro tutte le eresie (1) , e terminava col
sostenere la sua. Gli scismatici però, che conservando
in moltissima parte il deposito della fede cattolica
avevano le loro congreghe separate per non essere
contaminati, coni' essi dicevano , dalla communione
con i peccatori, facevano particolare professione di
ripudiare ogni falso domina e se ne gloriavano. Tali
furono i Montanisti , i Tertullianisti , i Novaziani , i
Donatisti. Parmeniano Donatista scrivendo contro i
Cattolici, esordì dalla confutazione delle passate ere-
sie ; laonde Ottato Milevitano a lui rispose : ad deci-
piendos animos auditorum haereticos cum erroribus suis
mortuos et oblivione jam sepultos quodammodo resusci-
tare voluisti. Ut quid bellum cum mortuis agis? (2).
I Novaziani fecero causa commune con la chiesa con-
tro l'arianesimo ; talché, se è vera la narrazione di
Socrate, i Cattolici di Costantinopoli furono una volta
sul punto di communicare con essi ; ma gli scisma-
tici si rifiutarono per non essere contaminati (3). Ter-
tulliano prima Montanista e poi autore della setta ,
che da lui prese nome, mentre detestava come mor-
tifera la communione dalla chiesa concessa ai pecca-

(1) Kad Ttcicrù,<j ktps&swv (Socrat. Hist. eccl. I, 30); è questo il
titolo medesimo del libro volgarmente appellato i Filosofumeni.

(2) Optat. De schism. Donat. I, 9.

(3) Hisl. eccl. I, 38.
 
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