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Bullettino di archeologia cristiana — 4.1866

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Nr. 2 (Marzo e Aprile 1866)
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Esame archeologico e critico della storia di s. Callisto narrata nel libro nono dei Filosofumeni, [2]
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Un sarcofago rinvenuto in Roma posto a confronto con uno simile di Apt presso Avignone
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https://doi.org/10.11588/diglit.17353#0041

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— 33 —

lerarlo o non si poteva tosto emendare, allora correrà
e il raziocinio dell'accusa e quello della difesa. Il
matrimonio dopo ricevuti gli ordini sacri maggiori da
immemorabile eia fu interdetto nell' Oriente e nell'Oc-
cidente. Ma qui, a mio giudizio, si allude all'uso del
conjugio contratto prima dell'ordinazione; del quale
senso è capace la voce ^apsìtf La tolleranza di que-
st' uso prevalse poi e prevale anch'oggi in tutto l'Orien-
te; mentre il clero dell'Occidente dalla chiesa romana
fu tenuto stretto alla legge della continenza; e l'autore
dei Filosofumeni ne è un testimonio novello ed anti-
chissimo. E ciò basti intorno alla disciplina del clero.

Fin qui ho esaminato le accuse, che concernono
gli atti ed i decreti di Callisto nel governo interiore
della chiesa. Rimane a discutere quelle, che spettano
ai rapporti di lui cogli eretici; alla loro riconciliazione
ed al loro battesimo; alle loro scuole in Roma mede-
sima ; alla loro condanna; in fine alle formole , che
taluni adoperavano contro le nuove eresie e che il
pontefice disapprovava. Non si creda, che nel libro
nono dei Filosofumeni le accuse sieno ordinate, di-
stinte e l'una dall'altra dedotte, come io mi studio
di presentarle. Tutto quivi è mescolato, confuso e fuori
di luogo, per la foga della declamazione incomposta.

10 però non ho voluto tener dietro passo, passo allo
scapigliato corso di cotesto autore, cui l'ira accieca

11 sereno dell' intelletto e non fa vedere la via; ma
ho stimato grande utilità della trattazione intrapresa
il dare alla meglio un poco di sesto all' arruffata ma-
tassa di tante querele diverse. Quelle però , che in
questi fogli ho esaminato, chiaramente mi fanno vedere
perchè di Callisto l'accusatore dice con ironia, che fu
riputato ammirabilissimo ; perchè dopo perduta ogni
notizia delle sue gesta, il nome di lui è giunto fino
a noi sì grande e sì venerato; perchè nei secoli terzo
e quarto , nei quali fresca era la memoria del suo
governo, egli ebbe (come nei seguenti fogli dimostrerò)
più onori che verun altro degli antecessori e succes-
sori vissuti nell' età delle persecuzioni. Callisto resse
la chiesa , quando essa giunta all' apogeo del primo
stadio del suo corso divino s' avviava a nuovi e mag-
giori trionfi. La fede cristiana abbracciata dapprima
dai singoli credenti in proprio nome era divenuta la

fede delle famiglie ; ed i genitori ne facevano pro-
fessione per sè e per i figliuoli. Coteste famiglie già
erano quasi la maggioranza d'ogni città (pars pene
major civitatis cujusfjue ) ; e la religione di Cristo
era alla vigilia dell'ultimo passo e di divenir la pu-
blica religione dei popolo e dell'impero. Quanti nuovi
problemi di diritto sociale cristiano, di diritto eccle-
siastico e di morale disciplina non pullulavano tutto
dì nel campo della chiesa da un sì grande stato di lei,
e dal maggiore avvenire , che le si apriva dinanzi !
Callisto pose mano a risolvere i dubbii; a dare gli
ordinamenti opportuni per non distogliere i catecumeni
dal battesimo, i caduti in peccato dalla penitenza : egli
regolò i giudizi per la deposizione dei chierici, e definì
il concetto della chiesa, quale poi la grande mente
di Agostino lo svolse ed illustrò. Egli in faccia alle
leggi civili affermò il diritto della coscienza cristiana
e quello della chiesa sui matrimonii dei suoi fedeli.
Egli non conobbe servi o liberi, grandi o piccoli, no-
bili o ignobili nella fratellanza evangelica, che minava
le basi della romana società e ne ammansiva V inu-
mana civiltà. Perciò l'eco del nome di lui è giunto
fino a noi sì onorato; e perciò le voci degl'invidi o
di coloro, che misuravano i tempi alla corta spanna
del loro superbo intelletto, furono soffocate dalle grida
d'ammirazione e dispregiate.

Uno dei più rari monumenti, che di cotesta am-
mirazione dei contemporanei verso Callisto è giunto
fino a noi, è il ritratto genuino di lui in un vetro
cemeteriale. Di niun altro dei pontefici vissuti e morti
nei primi tre secoli abbiamo un' immagine iconogra-
fica. Questa parmi fatta dall'artista medesimo, che in
un altro vetro delineò il busto di Paolo. Ambedue
i vetri ho fatto disegnare in cima alla seconda par-
te del mio trattato (1). Così ognuno potrà contem-
plare il volto del famoso pontefice, la cui aria sve-
gliata ed il cui sguardo quieto e sicuro bene s'addi-
cono all'uomo, che fu segno a tanta ammirazione ed
a tanta contradizione.

(1) 11 vetro, ove è efTiggiato S. Paolo, sì conserva nella biblioteca Va-
ticana, l'altro nella imperiale di Parigi. Ambedue sono stali più volte
publicali; l' ultimo e più accurato editore ne è stato il Carnicci, Vetri 2*.
ediz. Tav. X, 7; XIX, 2.

Un s;: reo l'ago rinvenuto in Roma posto a co

Un mio amico, il sig. Wilshere amatore caldissimo
delle cristiane antichità, ha testé acquistalo un sarco-
fago cristiano , il quale merita che nel Rulletlino se
ne faccia memoria. Del luogo, ov'è stato rinvenuto,
darò notizie non inutili alla topografia dei monumenti
cristiani. Le scolture poi, che lo adornano, benché a
prima giunta sembrino volgari e non degne di speciale
commento, pure chiamano il confronto con un sarco-
fago di Apt, il cui disegno sarà qui divulgato con molto
profitto degli studi simbolici ed iconografici.

)iito con uno simile di \pt presso Avignone.

Appena usciti da Roma per la porta Ostiense ed
oltrepassala la piramide di Cajo Cestio, vediamo a de-
stra le vestigia d'un oratorio, che fu demolito nelle
vicende guerresche del 1849. Nella contigua vigna
del sig. marchese Ricci Paracciani si conserva una
lunga iscrizione in lettere volgarmente appellalo goti-
che del secolo XIV; essa appartiene a quell' oratorio
e ne ricorda il nome, ecclesia sancii Salvatoris, e
l'altare superior. Questo è indizio, che quivi era an-
che un ipogeo con altare sotterraneo (mferior) ; e che
 
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