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Bullettino di archeologia cristiana — 4.1866

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Nr. 6 (Novembre e Decembre 1866)
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Lo Xenodochio di Pammachio in Porto
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Rapporto del sig. Rodolfo Lanciani sulle recenti scoperte nell'edificio riputato lo Xenodochio di Pammachio in Porto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17353#0110

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— 100 —

poranea appunto del senatore Pammachio, e ad inse-
gnarcene l'importanza e l'origine più romana che por-
tense. Del rimanente, sia quella l'epigrafe di Pam-
machio, sia d'alcun altro costruttore di sacri edifìcii
in Porto, essa è importantissima; essendo d'indole non
solo storica, ma nel suo genere unica. Imperocché non
conosciamo noi oggi altro esempio di epigrafe dama-
siana fuori di lloma. Ma ecco l'indizio certo anche d'una
seconda iscrizione damasiana di Porto. Nella pagina
citata n. 2 ho fatto delineare un frammento di tre let-
tere alte al pari di quelle sopra descritte ; anch' esso
raccolto ora in Porlo dal Lanciani. Le aste però delle
lettere sono assai più grosse, le curve dei ricci ador-
nanti le estremila più sottili, studiate e prolungate, che
non vediamo nelle reliquie marmoree della prima epi-
grafe ; in somma cotesto frammento sembra appartenere
ad una seconda e diversa iscrizione. Anzi il suo tipo è
esattamente e calligraficamente quello, che adoperò Filo-
calo nelle lapidi di Damaso; mentre il lipo degli altri
frammenti con la magrezza delle aste e la minore affet-
tazione dei ricci può sembrare piuttosto degli anni di
Silicio, che di quelli di Damaso (1). La sillaba ...MB...
chiama i supplementi tempolWftiis, martyWWiiis, pau-
peRYèus e simili. Qualunque di queste voci sia la vera,
quel briciolo di marmo m'invita a ripetere con mag-
giore istanza la preghiera, che sieno cercati con ogni
cura e raccolti i frammenti damasiani portuensi : i
quali una bella pagina aggiungeranno alla storia mo-
numentale cristiana dei gloriosi tempi di Damaso e di
Girolamo.

Nel secolo ottavo l'aula, di che ho ragionato, senza
dubbio veruno era chiesa ed aveva altare. Ne è prova
manifesta il fastigio del ciborio marmoreo delineato
nella pagina cit. n. 1 , fornito d'iscrizione a semi-
cerchio indicante, che il vescovo porluense Stefano or-
dinò quell' ornato, mentre sedeva il papa Leone III.

In fatti due anni dopo la morte di quel pontefice Ste-
fano vescovo di Porto sottoscrisse al sinodo romano
celebralo nell'826 (1). 11 nome della chiesa stimo
essere quello di s. Maria ricordato nel diploma di Be-
nedetto Vili, che anche il Lanciani cita nelle ultime
parole del suo rapporto. Alla quale scelta mi persuade
il seguente mutilo epitaffio di pessime lettere del se-
colo medesimo di Leone III o del seguente ; che ho
veduto nei magazzini del sig. principe Torlonia in Porto
in mezzo ad altri marmi, per la massima parte rac-
colti dalle rovine dell'edificio delineato nellapag. 103.

jSEE DI GENETRIx!
IBIB1T IN TVA EELEjm
iCONIVRAT IN SPV . VT
jVTI SI NON PAIITE AB

L'iscrizione è d'un inserviente alla chiesa sanctae Dei
genitricis, il quale preparatosi in vita quivi il sepol-
cro, conjurat in spirita , che niuno voglia violarlo ,
si non, partem habeat (cum Juda). I sepolcri nei bassi
tempi costruiti dentro cotesta chiesa con marmi d'ogni
specie pagani e cristiani sono descritti nel rapporto,
che segue. Nel citato diploma è espressamente ri-
cordata la cisterna della chiesa di s. Maria (2); men-
zione , che bene s'addice alla chiesa ora scoperta,
nel cui atrio era la cisterna col puteale adorno di co-
lonne e degli epistilii, sopra uno dei quali si leggeva
il verso di s. Girolamo: QVISQ . S1T1T . YENIAT .
GVPIENS . //AMUUE . FLYENTA (v. p. 103 n. 11).
Segue il prelodato rapporto. ,

Rapporto del sig. Rodolfo Lanciani sulle recenti scoperte
nell' edificio riputato lo Xenodochio di Pammachio in Porto.

Essendosi determinato S. E. il principe D. Alessandro
Torlonia a proseguire anche in quest'anno gli scavi por-
tuensi, si incominciarono a rimuovere le terre a breve di-
stanza dal punto, in cui negli anni decorsi erano apparse ve-
stigia del celebre Xenodochio di Pammachio.

Fin dalla prima visita, che la cortesia dell' Eccnìo Pro-
prietario mi permise di fare sulla faccia del luogo, mi avvidi
che ci aggiravamo in parte della città edificata o ricostruita
nella prima metà del secolo 4° ed abitata successivamente
fino all'8° e 9°. In fatti lutti i muri si mostravano uniforme-
mente costruiti a filari alterni di mattoni e di tufo, e in quei

pochi tratti, nei quali appariva reticolato o cortina, la somma
rozzezza della costruzione indicava parimente un periodo di
decadenza. A questi indizii si aggiunga la gran copia di
monetine posteriori a Costantino, e di lucerne fittili con
emblemi cristiani ritrovate fra le mine ed in fine l'abbon-
danza di frammenti marmorei di stile bizantino. E interes-
sante notare per la topografia generale della città, che questo
gruppo di edifizi spettanti ad epoca, nella quale il cristia-
nesimo ei'a già divenuto religione comune degli abitanti di
Porto, trovasi nel quarto vocabolo Poledrara in prossimità

(1) V. Roma sott. T. 1 p. 292.

(1) Condì, ed. Coleti T. IX p. 1117 e segg.

(2) Marini, Papiri p. 66.
 
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