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Bullettino di archeologia cristiana — 4.1866

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Nr. 5 (Settembre e Ottobre 1866)
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Esame archeologico e critico della storia di s. Callisto narrata nel libro nono dei Filosofumeni, [3]
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Nuove osservazioni sul nome d'una delle immagini dipinte nella catacomba d'Alessandria scoperta dal Wescher, ossia le lucerne istoriche della chiesa alessandrina
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https://doi.org/10.11588/diglit.17353#0082

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— 72 —

suo errore ai Montanisti: de'quali veramente una
selta abbracciò il patripassianismo ; ma non dice se
ciò avvenne in Roma od in Africa ("]). Nel libro dei
Filosofumeni Epigono presto scompare dalla scena di
Roma e lascia il suo luogo al discepolo e successore
Cleomene. Laonde nulla osta alla venuta di Epigono
(.qui et Praxeas) sia in Africa, sia in qualsivoglia
altra regione. Del rimanente posto anche, che la ri-
trattazione di Epigono, contro ogni apparenza, fosse
stata sottoscritta in Cartagine e non in Roma, poiché
essa fu voluta dai cattolici ( apud Psychicos gesta res

(1) Epist. i ad Sgmprmi. cap- 2.

est), e colui anche in Roma fu costretto a confessare
la verità, ed Ottato scrive che a Zephyrino superatus
est, resta fermo il punto sostanziale, stabilito dai fatti
sopra discussi. I primi dottori accusati d'eresia noe-
ziana in Roma ed in Africa non ottennero il permesso
di continuare il loro insegnamento apud Psychicos, cioè
nella communione cattolica romana e trasmarina, se
non a condizione di ritrattare ovvero di spiegare per
atto scritto consegnalo alla chiesa i principii o le for-
inole sospette di quell'eresia. Coloro però, dicono gli
accusatori, con subdola ipocrisia coprirono le loro
vere dottrine e ne propagarono il germe.

(La fine a! prossimo fascicolo)

Nuove osservazioni sul nome d'siti a delle immagini dipinte nella catacomba d'Alessandria scoperta dal Wescher,

ossia ìc Ih nino istoriche della chiesa alessandrini!.

r

Tra le immagini di santi dipinte nella catacomba
alessandrina illustrata neiBullettini diAgosto e di Otto-
bre dello scorso anno, la più importante per la storia del-
l'ipogeo mi sembrò quella di un AITOC A ... AK6P ..,
che il Wescher congetturava appartenere forse a Cor-
done terzo successore di s. Marco, leggendo o AHOC
A7tA K(iP(fo>y (1). Ma studiando nei monumenti cri-
stiani di Egitto parmi avere trovato il vero supple-
mento di quel nome

0 AFlOG Att« crAKGPSsg

Imperocché della venerazione speciale verso unsanctus
Sacerdos nell'Egitto ecco un monumento irrepugnabile.
Nel museo Karcheriano sopra una lucernetta di terra
cotta fatta d'argilla biancastra è scritto con inchiostro
-+- O AH-JOC GAKGPAOG(2).Or bene quella lucerna
ò similissima dell' argilla , nella forma e nella slessa
particolarità della sua iscrizione ad altre, delle quali
la provenienza dall'Egitto è notoria. Ed a questa fa-
miglia di lucerne egiziane appartiene quella dell'Agi□-
court coll'iscrizione TOT AFIOY nOAYOKTOC (3), che
anche il eh. Martigny s'è avveduto essere simile ad
altre non poche sparse per i musei di Europa e pro-
venienti dall'Egitto (i). In una di siffatte lucerne trovate
nella Nubia si legge TOT AriOY ABA CEPriOY (a);
iscrizione, che giova al supplemento proposto o AHOC
Arca (ovvero A/Sa) gtAKGPSs;. Chi però sia cotesto
santo di nome Sacerdote tanto venerato in Egitto, la
storia noi dice.

(1) V. Bull. 1865 p. 59, 03, G'».

(2) Brunati, Iscr. del musco Kjrch. p. 101.

(3) Sculpture, Terres cuites pi. XXII, 14; Corp. inscr. Graec. n.8980.

(4) Diclion. d'arch. chrét. p. 353.

(5) Corp. inscr. graec. ri. 8981.

A quale uso abbiano servito le lucerne con le
recitate iscrizioni, che sono proprie e peculiari dei
Cristiani di Egitto, mi sembra intenderlo dal genitivo,
in che sono più volte scritti sopra esse i nomi de'santi.
Quel genitivo dee essere retto dal sottinteso nomina-
tivo GTAOriA, ovvero GAAIOX, come leggiamo in
vasellini di terra cotta e dì metallo fabbricati in Oriente
e destinali a contenere gli olii benedetti delle lampade
ardenti nei santuarii di Palestina ed in quelli dei mar-
tiri (1). Adunque nell'Egitto i fedeli in luogo di rac-
cogliere quegli olii in vaselli, sovente preferirono ac-
cendere essi medesimi una lucerna sui sepolcri dei
santi , e poi conservarla col residuo del liquore le-
nendola in conto di sacra reliquia e di benedizione.
Alcune di queste lucerne, che portano l'impronta d'un
monogramma forse ancora inedito composto dalle let-
tere ANTOMOC, debbono essere state accese sul se-
polcro del famosissimo anacoreta di quel nome. Altre
hanno l'iscrizione (anch'essa non tracciata coli'in-
chiostro ma impressa) 06l)C 6K $60'TOC (2); e po-
terono facilmente servire al sepolcro del grande Ata-
nasio. Imperocché la recitata epigrafe, mentre allude
al lume della lucerna, ricorda però la professione di
fede del simbolo niceno (lumen de lumine), per la cui
difesa Atanasio tanto scrisse e tanto patì. In una lu-
cernetta di questa famiglia, conservala nel museo Kir-
chcriano, è scritto coli' inchiostro . . . TOY ATIOY
KHPYAAOY ; e dopo le cose sopra dette è facile l'in-
tendere che deve alludere a Cirillo l'Alessandrino, che
combattè coi Nestoriani. Taccio dei nomi di altri santi
meno famosi. Così questi rozzi e poveri ricordi della
popolare pietà sono istorici monumenti dei più illustri
sepolcri e santuarii della chiesa alessandrina.

(1) L. c. n. 8972 - 78.

(2) V. Janssen, Mus. Lugd. Bat. inscr. p. 65 n. 11; Bull, ardi.
Nap. 2 ser. T. V p. Sii.
 
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