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Bullettino di archeologia cristiana — 4.1866

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Nr. 5 (Settembre e Ottobre 1866)
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Esame archeologico e critico della storia di s. Callisto narrata nel libro nono dei Filosofumeni, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17353#0081

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71 —

reso con le informazioni sui Montanisti, la quieta fi-
ducia in simplicitate doctrinae, la professione di fede
da lui data in iscritto colla promessa di emendare
ciò che di emendazione era sembrato degno, il tran-
quillo silenzio degli accusatori, fatti testificati da Ter-
tulliano, spiegano la condotta di Zefìrino, che il ma-
ledico libellista attribuisce ad avarizia. Quel pontefice
dava ai postulanti il permesso di udire Cleomene di-
scepolo e successore di Epigono. Ma si dirà, perchè
chiedere e dare un siffatto permesso? e se ne pagava
forse la concessione, postochè essa fruttò a Zefìrino
l'accusa d'avarizia? Della scuola di cristiana filosofia
tenuta in Roma da Giustino nel secolo secondo ave-
vamo contezza (1); sapevamo altresì, che gli eresiarehi
quasi lutti a Roma fecero capo per avere approva-
zione alle loro dottrine e sotto gli occhi della chiesa
romana insegnarle; oggi il confronto dei testi allegati
ci rivela notizie minute intorno la sorveglianza e la
disciplina ecclesiastica su queste scuole in quei tempi
antichissimi. Dai professori sospetti o convinti d'inse-
gnamento incauto od erroneo si esigeva emendazione
e ritrattazione in iscritto : i fedeli dovevano chiedere
al vescovo la licenza di frequentare siffatte scuole.
Quelle poi degli eretici manifesti e dalla chiesa divisi
erano così severamente ai fedeli interdette, che se ta-
luno andava segretamente ad udirne le lezioni era
tenuto per apostata, e come gli apostati riconciliato (2).
Che per il permesso di udire un professore di filosofia
o di teologia si desse all'arca della chiesa una ele-
mosina, niun vestigio ne trovo negli scrittori, nè mi
sembra probabile nò ai costumi di quei tempi confor-
me. Piuttosto è da richiamare a questo luogo la cu-
riosa notizia dataci da Tertulliano nel capo 30 delle
Prescrizioni. Marcione studioso della stoica filosofìa
venuto a Roma die all'arca della chiesa una somma
notabile (3) ; ma poiché con perversi insegnamenti cor-
rompeva i fedeli, dalla chiesa fu espulso col danaro
suo; cioè questo gli fu restituito. L'accusatore di Ze-
fìrino vuole farci credere, che le elemosine di Cleo-
mene o d'alcun suo ricco fautore fossero cagione della
condiscendenza di quel pontefice verso il discepolo e
successore di Epigono. Egli tace però della cauzione,
sottoscritta dal professore e degli altri indizii di ec-
clesiastica sorveglianza e prudenza, che raccogliamo
quasi a volo da poche parole d'un altro libro anch'esso
scritto fuori della cattolica chiesa. Ciò basta a farci
argomentare quel molto più che sapremmo, se in luogo
di leggere i soli libri dei nemici di Zefìrino e di Cal-
listo ci fosse dato di udire ambedue le parti, e di cer-

(1) V. l'ottimo libro del eh. D. Emidio Ruggieri, Vita e dottrina di
s. Giustino Filosofo e martire, p. 101 e segg. c pag. 165. Della scuola
romana dopo Giustino, argomento novissimo che io volevo trattare, trovo
avere dottamente scritto l'Hagemann, 1. c. pag. 108 e segg. Ciò non
ostante nel seguilo della discussione qualche cosa pur ne dirò.

(2) V. Eusebii, Hist. eco1. VII, 7.

(3j I codici segnano duecento sesterzi, valore troppo meschino, e credo
sia errore dei manoscritti nel numero.

care in quegli archivii, ove con altre carte preziose
era conservalo il chirografo di Prassea.

Mi sarà da molti rimproverato, che io do per cer-
tissimo i fatti narrati da Tertulliano circa Prassea e
ch'egli dice avvenuti apud Psychicos, cioè nella chiesa
cattolica, essere stati tutti in Roma compiuti. Gli sto-
rici moderni hanno dubitato, che il teatro di quelle ge-
sta debba essere trasferito aCartagine(l),ove l'Africano
sembra avere dettato il suo volume. Il mal seme di
Prassea fruttificò anche colà, dove egli scriveva: fr it-
eti ficaverunt avenae praxeanae hic quoque supersemi-
natae: e Filastrio con s. Agostino dice che Prassea da
Roma navigò alia volta dell' Africa (2). Ma se prima
della scoperta del nuovo volume si poteva esitare
nella scelta traRoma e Cartagine per assegnare il luogo
della prasseana controversia , oggi quella scelta dee
manifestamente cadere su Roma. La frase hic quoque
superseminalae mi sembra una parentesi, che non muta
il sito dei fatti impresi ad epilogare. E questo modo assai
ovvio d'intendere lutto il contesto è storicamente con-
fermato da un'altro Africano, e chiarito dalle notizie ri-
velateci dal nuovo libro. La storica testimonianza, assai
nota e già invocata in questo proposito, è diOttalo Mile-
vitano. Egli scrive che Prassea da Zefìrino papa e da
Tertulliano fu superalo (3). Ciò non può essere stato
scritto a caso; e tanto meno possiamo crederlo noi,
che oggi (Jai Filosofumeni impariamo, veramente Ze-
fìrino avere giudicato delle accuso contro i dottori e
i discepoli della scuola prasseana. Laonde Oliato ed
il nostro autore di concerto ci tolgono ogni scrupolo,
e pongono in piena luce il senso storico dell'intero
capo primo adversus Praxeam. Da cotesto dottore Ze-
fìrino veramente esigette l'emendazione, che Tertul-
liano tuttora cattolico aveva richiesta ; ma non ne
proibì l'insegnamento. Ed in falli all' emendazione di
Epigono e del discepolo suo Cleomene ed alla loro
scuola da Zefìrino non abolii a l'autore dei Filosofu-
meni rende piena testimonianza. « Per la successioni'
di costoro [Epigono e Cleomene) la scuola durò e pro-
sperò favorita da Zefìrino e da Callisto: noi però
giammai Xapprovammo... e li costringemmo a confes-
sare, benché di mala voglia, la verità ». L'analogia
di queste parole con quelle di Tertulliano e si ma-
nifesta, che non vuole commenti ; anzi sembra che
Tertulliano medesimo le abbia scritte e parli di sè.
Ma di ciò alla fine.

Le notizie, di che ho ragionato, non tolgono, che
Prassea possa avere navigalo alla volta dell' Africa,
come credettero Filastrio e s. Agostino: benché io
dubiti che essi non ne abbiano avuto slorica certezza,
ma soltanto dalle parole di Tertulliano avenae pra-
xeanae hic quoque superseminatae lo abbiamo raccolto.
Paciano di Barcellona afferma che Prassea insegnò i!

Il) V. Tillemont, Mem. d'hist. ari. T. 111. p. 6l8j Morctlli, Africa
christ. T. II p. 50; Ncander, Aiitignoslikus 2 ediz. p. 442; Dolliijger,
I. c. p. 281.

(2) V. Tillemont, 1. c. p. 67.

(3) De schisili. DonaJistarum lib. 1, 9.
 
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