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Bullettino di archeologia cristiana — 4.1866

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Nr. 5 (Settembre e Ottobre 1866)
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Esame archeologico e critico della storia di s. Callisto narrata nel libro nono dei Filosofumeni, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17353#0080

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— 70 —

della voce Nonnus in Osiia, conferma la verità di quello
stessissimo soprannome dato in Ostia ed in Porto al ce-
lebre Ippolito; del quale si disputa se sia la medesima
persona coli'autore di molte opere, od anche dei Filoso-
fumeni. L'Ippolito predetto si chiamò Hippolytus, qui
et Nomms (1), giusta l'uso commune dei suoi tempi ed
anche dei Cristiani , come dalle loro epigrafi e da ogni
maniera di documenti scritti apprendiamo. Ora cotesta
dualità del cognome diacritico composta del cognome
vero e del soprannome dà luogo al caso di stimare due
persone diverse quella che è nominata col primo negli
alti e scritti pubblici e storici, col secondo nei privati
e scherzevoli od ironici. Così Frontone nelle sue lettere
chiama famigliarmente Naucellio il console, che nei
fasti e nella storia è appellato Giuliano, ovvero con
tutti i suoi nomili. Claudio Giuliano; e del pari chiama
Contuccio il prefetto del pretorio di Antonino Pio, il
cui cognome fu Repentino e l'intera nomenclaturaSergio
Cornelio Repentino (2). Ma anche nei pubblici e storici
scritti o documenti dobbiamo slare in guardia contro
l'errore di prendere per due una sola e medesima
persona. Imperocché la doppia appellazione sovente,
massime nei grandi personaggi, fu composta da due
cognomi ambedue di uso civile e pubblico. Così l'im-
peratore Pupicno dal cognome del padre tolse anche
quello di Massimo ; e gli storici quali col primo,
quali col secondo cognome l'appellano; onde avvenne
che Capitolino stesso si trovò in grave imbarazzo, finche
non ebbe verificalo 1' unicità della persona da quei
due cognomi indifferentemente designata (3). Le quali
dottrine stabiliscono il canone seguente al caso nostro
importantissimo.Quando in iscritti e documenti, mas-
sime del secolo terzo, i medesimi fatti sono attribuiti
n persone nominate con due nomi diversi, si esamini
l'indole d'ambedue i nomi e dei documenti. Se questi
sono d'indole storica, ed i nomi del genere dei pro-
priamente detti cognomi, il personaggio sarà uno solo
fornito di doppio cognome diacritico d'uso pubblico e
civile. Se poi gli scritti sono di natura diversa, gli uni
storici, gli altri famigliari o polemici ; ed il nome o co-
gnome adoperato in questi ultimi può avere servito di
soprannome, la persona sarà egualmente una sola, ap-
pellata nei primi scritti legittimamente e civilmente,
nei secondi o con famigliare intimità, o giusta l'uso del
popolo, o con scherzo maligno. Questo è il caso del nome
Praxeas. Il quale, per dire il vero e come bene ha av-
vertilo il eh. Armellini, è noto per le iscrizioni e per gli
scrittori antichi in qualità non dì soprannome, ma di re-
golare cognome Ylpa%iaq(l). I cognomi regolari però,
che si prestavano all'uso di soprannomi, in questi con
ogni facilità si mutavano; a cagione d'esempio Fortuna-
tus., Amantius, Eusebius, Eusthatius, Gregorìus, e simili.

(1) Vedi nel Bull, di Maggio e Giugno p 37 le parole del martiro-
logio antichissimo: Hippolyli qui dicitur Nonnus. Cf. Ada ss. T. IV
A un. p. 506-

:2) V. Frontonis Epist. ed. Hom. p. 280, 291,300.

(3) Capitolimi in Maximo el Balbino cap. XVI.

(4) V. Armellini, I. e. p. 94.

Laonde Tertulliano scherzando sul cognome Praxeas
e quasi traducendolo in homo inquietus, qui diaboli
negotia procurai, veramente c'invita ad applicare al suo
scritto il canone sopra riferito sui bioomini; ed a ri-
conoscere nel libro dei Filosofumeni nominala storica-
mente quella persona medesima, eh'egli appella popo-
larmente per scherno e dileggio.

Tertulliano scrive: Praxeas PRIMVS EX ASIA hoc
genus perversitatis (l'eresia di Noeto) intuì t Romae.
L'autore dei Filosofumeni: Noeto di Smirne ebbe a di-
scepolo un cotale Epigono, il quale venato a Roma
quivi seminò Vempia dottrina del suo maestro. Questo
primo passo ci chiama naturalmente a conchiudere,
che Prassea ed Epigono sono la persona medesima ap-
pellata, secondo quello che sopra ho detto, 'Enfyovos
è ytoà npotZ'iois, Epigonus qui el Praxeas. Vedremo se
il seguito corrisponde; certo è che questo primo passo
esclude Callisto dall'identità col Prassea di Tertulliano.
Callisto nò venne dall'Asia, nò ebbe speciali rapporti
coli'Asia, nè primo introdusse in Roma l'eresia di
Noeto : egli è accusato soltanto di averne favorito i
dottori. Laonde ò necessario fare violenza al testo del-
l'Africano per applicarlo a Callisto: violenza, che niuna
ragione consiglia, e che anche il contesto rifiuta. Im-
perocché essendo tosto soggiunto, che Prassea diè in-
formazioni sugli affari dell'Asia e della Frigia, splende
di luce sempre più chiara il senso naturale della frase
intulit ex Asia haeresim. Ed in fatti il nuovo au-
tore narra, l'eresia di Noeto essere stata dall'Asia a
Roma portala da Epigono ; dopo la quale testimonianza
il cercare alla predella frase un'interpretazione con-
torta sarebbe impresa irragionevolissima. Tutto quello
che segue al pari di queste prime parole a Callisto
disdice. Egli non soffrì SOLYM ET SIMPLEX et breve
CAHCERIS taedium, ma la condanna ad metalla; pena
capitale, che Tertulliano bene distinse dal semplice
carcere anche quando volle dileggiare i martiri degli
Psichici, cioè dei Cattolici (1). Egli sotto Zefirino non
fu doctor; la successione dei primi dottori della scuola
noeziana in Roma ci è rivelata dal nuovo libro ; e
furono Epigono, Cleomene, Sabellio. Perciò di Callisto
non potè essere il chirografo, col quale doctor cavit de
emendatione sua. Infine cotesta cauzione Prassea fece
circa l'anno 200, poco dopo cominciata la scuola di
lui, caverai pristinum: e Callisto, dice l'autore dei Filo-
sofumeni, solo dopo qualche tempo da che Cleomene era
succeduto ad Epigono cominciò a manifestarsi seguace
dell'errore noeziano (2). Conchiudo non potersi in
guisa veruna di Prassea fare Callisto ; e rimanere, che
colui sia veramente il discepolo di Noeto venuto a
Roma ex Asia. La continuazione del paragone tra il
capo primo di Tertulliano contro Prassea, ed il capo
primo del libro nono dei Filosofumeni confermerà que-
sta necessaria interpretazione.

Il credito acquistato da Prassea per il servigio

(1) V. De Pudicilia cap. XXII.

(2) V. libro IX cap. i in principio.
 
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