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Bullettino di archeologia cristiana — 4.1866

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Nr. 6 (Novembre e Decembre 1866)
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Epilogo sull'autore dei Filosofumeni
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— 98

listo. Il dottore africano, per testimonianza di s. Gi-
rolamo, sotto Zefirino era prete ed ebbe brighe col
clero romano. Benché non si sappia con certezza, se
egli era ascritto al clero di Roma o a quello di Cartagine,
se nel pontificato di Vittore in Roma o in Cartagine visse,
pure molti dotti hanno credulo, che nella romana chiesa
egli abbia fiorito dai tempi in circa di Commodo e di
Vittore fino a quelli di Settimio Severo e di Zefirino.

10 nolo, che appunto della prefettura di Flisciano, il
giudice di Callisto , Tertulliano ricorda un processo
nel libro I cap. 16 ad Nationes. Egli ricorda altresì
la somma precisa data da Marcione all'arca della chiesa
romana e poi all'eretico restituita; reminiscenza, che
indica nell'autore notizie intime della chiesa di Roma
e della sua pecuniaria amministrazione. Bene s'addice
adunque a Tertulliano il minuto racconlo del falli-
mento di Callisto , della sentenza di Fusciano , della
pensione accordata al reduce da papa Vittore. Saranno
elleno fortuite tante coincidenze , tante allusioni ai
medesimi fatti, tante accuse formolate con i medesimi
sensi e molte con le parole medesime, che ho notato
nel libro nono dei Filosofumeni e nei libri di Tertul-
liano? Egli scrisse talvolta in greco; egli visse fino a
molta vecchiezza; e dopo essere slato credulo alle mon-
tanisliche rivelazioni, con la consueta mutabilità le ri-
pudiò, e si pose a capo d'una sua peculiare setta ap-
pellata dei Tertullianisti. Taccio dei confronti tra la
letteraria storia dell'autore dei Filosofumeni e quella
di Tertulliano , compresa la citazione dell'opera sul-
V universo ; perchè ne vuole trattare di proposito il
eh. sig. D. Enrico Fabiani, i cui argomenti conosco
ed apprezzo. Gravi difficoltà contro 1' assegnare a
Tertulliano i Filosofumeni sono la differenza dello
stile e del metodo tra le opere latine a noi note del-
l'Africano, e cotesto greco volume; il silenzio in esso
serbato intorno a tanti scritti tertullianei, ai quali Ter-
tulliano medesimo non avrebbe mancato di rinviare

11 lettore; lo sprezzo altiero delle montanistiche fole.
Ma siffatti argomenti non sono decisivi; massime nel
confronto d'un'opera scritta in greco, con libri latini;
e d'un'opera, che sarebbe stala dettata negli anni se-
nili e dopo tante apostasie, con quelle di anni più fre-
schi e di mente e giudizio meno affievoliti. Qualunque
sia però il valore di siffatte difficoltà, non veggo come
si possa dissimulare non minori essere quelle dell'at-
tribuire l'opera ad Ippolito.

Il trattalo d'Ippolito contro Noelo nei passali tempi
è giustamente sembralo parte integrante del perduto
volume di quel dottore sulle eresie. Il papa Gelasio poi
ne cita alcune sentenze, e le attribuisce espressamente
a quell'opera. S. Epifanio scrivendo sul medesimo ar-
gomento dice d'essere stato preceduto in quell'arringo

CORREZIONI ED

Pag. 67. Dove parlo dell'eresia degli Elcesaiti e
del discorso contro essa tenuto da Origene in Ales-
sandria, converrà scrivere piuttosto, in Palestina o in
alcun'allra delle regioni visitate da Origene circa il 246.

Pag. 77. Che Sabellio sia stato anteriore alla se-

da Ireneo e da Ippolito. I libri del primo noi vediamo
da Epifanio quasi trasfusi nel suo ; quale uso abbia
egli fatto di quello d'Ippolito possiamo argomentare
dal frammento che ce ne rimane , il trattato cioè
contro Noelo. Cotesto trattato è in molta parte tra-
scritto ed inserito nel volume epifaniano. Epifanio
adunque ci dà , senza che noi ce ne avvediamo , la
sustanza della perduta opera d' Ippolito sulle eresie.
Ma nè il trattato d'Ippolito contro Noeto, nè l'intero
tomo d' Epifanio hanno relazione veruna con ciò che
è proprio, speciale, caratteristico dei libri dei Filoso-
fumeni. So bene , che niuno oggi tiene la sentenza
del Bunsen i Filosofumeni essere 1' opera medesima
d'Ippolito citata da Gelasio e da altri , e letta per
intero da Fozio. Si suppone, che quel dottore abbia
scritto sull'argomento medesimo due volumi, uno più
breve, l'altro più disleso; quello prima, questo dopo;
quello letto dagli antichi , questo ignorato da loro e
da noi oggi rinvenuto. Poniamo che sia così: la prima
opera e la seconda, sorelle per il tema e per l'ordine
della seconda parte almeno della trattazione, debbono
avere alcuna attinenza tra loro. Tanto più, che l'autore
dei Filosofumeni non dettò opera originale, ma la compilò
dagli altrui scritti; e come avrebbe in quella compi-
lazione niun conto tenuto del suo primo lavoro in-
torno all'argomento medesimo? E pure nè nel trattato
d'Ippolito contro Noeto, ove si ragiona e si narra di
quella controversia , che è il massimo agone dei Fi-
losofumeni, nè in tutto il volume d'Epifanio, ove molte
latenti pagine del libro d'Ippolito sulle eresie noi, a
mio avviso, leggiamo, appare indizio veruno, che ambe-
due le opere oggi attribuite ad Ippolito sieno d'un solo
e stesso autore, anzi tutto induce al giudizio contrario.
Mi basta d'avere accennato il fatto; lasciando ai critici,
che ne pesino il valore con esalti confronti. Io per
me conchiudo così.

I caratteri dell'antagonismo tra Tertulliano e Cal-
listo furono manifestamente quelli, che ci dipinge il
nuovo libro; dell'antagonismo tra Callisto ed Ippolito
tutto è dubbio, eccetto il dissenso circa la formola
monarchiana ; dissenso, che almeno nel trattato contro
Noeto è scevro da bile e da qualsivoglia ombra di
personale litigio. Le attinenze sloriche del libro nono
dei Filosofumeni con gli scritti di Tertulliano sono
molte ed irrepugnabili ; tra il libro predetto, ed ag-
giungerò tra tutti i libri dei Filosofumeni, ed il trattato
d' Ippolito contro Noeto e gli escerpti epifaniani dal-
l'opera d'Ippolito sulle eresie niuna vera e propria
attinenza si scopre. La sentenza adunque, che ha giu-
dicalo Ippolito autore certo dei Filosofumeni e la pro-
posta di Tertulliano degna di riso, merita qualche
revisione.

AGGIUNTE.

conda metà del secolo terzo ed ai due Dionisii il Ro-
mano e l'Alessandrino, anche prima della scoperta dei
Filosofumeni era stato presentilo. V. Gallandi, Bibl.
Patr. T. Ili p. XVII, XVIII.

Pag. 84, col. 2, nota 1. correggi: T. II, pag. 662
 
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