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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.5.1856-1857

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Nr. 104 (Novembre 1856)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12304#0051
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— 43 —

che si esprime in tal modo : Kvfòrpri r\ $rfi'<h$ ròóv
§sù>y xxi 7) 'Aipop^/ryj. lLv^rxxt\ xou Qpr\Uv}, B/vhv, di
Ss "Apri^ir. Rilevasi dunque da questo passaggio, con-
servatoci da Esichio, che Cibele era identificata con
Diana nel frigio culto di Samotracia : su di che veg-
gasi pure il duttissimo Lobeck (Aglaopliamusp. 1221
segg. ). Se dunque ritroviamo nelle numerosissime
statuette di Ali additato un rapporto colla Tifalina
Diana.se dalle tradizioni rilevasi che il culto di que-
sta Diana venne introdotto da' Frigii , e che perciò
deve intendersi colle idee del culto asiatico, nel quale
quella divinila idenlificavasi con Rea o Cibele , spie-
gheremo facilmente questo rapporto colle statuette
novellamente ritrovale , le quali vengono a spargere
non poca luce sulle origini Capuane , e sulla signiG-
cazione della Dea Tifalina.

3. Fralle terrecotte di epoca posteriore ricordo una
testa di Moro che costituisce una lucerna , sotto la
quale si legge una impronta , che non sapremmo a
qual nome debbasi riferire. Nella parte superiore di
altra lucerna frammentala con vernice rossa vedesi a
bassorilievo un elefante, un ippopotamo, ed un coc-
codrillo. Questo monumento ci ricorda il teschio di
elefante veduto da Pausania nel tempio di Diana Ti-
falina : Iv 'Aprffx/^os Upiv : ed il periegeta parla poi
dell'avorio che proveniva dall'India e dall'Etiopia
(lib. V c. XII, 3). Possono nella lucerna riconoscer^
ravvicinati fra loro l'elefante indico animale col coc-
codrillo del Gange ( Aelian. de animai, lib. XII c.
41) o del Nilo, e coll'ippopotamo del Nilo medesimo;
animali tulli , i quali in tempi romani furono esibiti
negli spettacoli agli avidi sguardi de'curiosi.

4. Fralle tegole o frammenti di mattoni venuti fuora
dalla scavazione del sig. Novi citerò varie impronte
di fabbricanti. Tali sono TIALB , SEXAN | N [Sexli
Annii ci Mommsen op. eh, n. 6306,5), MER, VR-
BAN, APPI SILAN ( AN mon. ), C. CORNEL (NE
mori.) C. F, e finalmente HYA CINTAI (NTH mon.)
IVLIAE | AVGVSTA che si ripete in altri mattoni
HYACINT ] IVLIAE | AVGVST ( AV mon.). (Ve-
di la prima serie del bull. arch. nap. an. II pag. 123,
c Mommsen op. cil. n. 6305, 4).

5. Da tutte queste iscrizioni si distinguono alcuni

frammenti di tegole, o di grossi mattoni, ove sono im-
presse alcune lettere di più grandi dimensioni, e per-
ciò destinale ad esser vedute quando quei mattoni
fossero messi in opera. Dall' insieme di due fram-
menti, che sebbene non combacino perfettamente fra
loro si riconoscono perimenti allo stesso mattone, ri-
levasi la seguente iscrizione:

MEFITV . . . VSACRA.

Siccome il suggello , con che fu fatta V impronta,
conteneva i caratteri dritti , così la impressione è ve-
nuta in caratteri retrogradi. Sembra indubitato che la
epigrafe vada letta Mefiti u .. . n sacra , e che si
parli di una dea Mcfitis , la quale in varii siti delle
nostre vulcaniche regioni era venerata. Sarebbe da ci-
tare un luogo di Livio, ove racconta che i Capuani
spensero alcuni soldati romani chiudendoli ne'bagni,
se fosse da ritener la lezione ubi [odore alane aestu
anima interclusa, foedum in modum expirarunt (li!).
XXIII cap. VII ); ma non vogliamo tacere che la più
ovvia lezione è invece ubi fervore atque aestu , come
rilevasi dalla edizione del Drakenborch ( Ioni, III p.
710 ). Debbo nondimeno avvertire che da una parte
la inutile ripetizione di fervor ed aeslus, dall'altra la
comparazione della capuana mefilis ora comparsa, pos-
sono confermar la lezione foelore, che fu additata dal
Simonie da un antico manoscritto, E certamente non
sarà difficile a'diligenti ricercatori delle cose capuane
investigare ove star potessero queste sulfuree o carbo-
nose esalazioni in vicinanza del tempio di Diana, o sulle
falde del Tifata. E certo che tra Mefiti e sacra manca
una voce forse una qualifica della Mefilis. Ricordo al-
cune lapide di Potenza , ove si legge MEFITI | SA-
CRVM (Mommsen n. 378 ), MEFITI • VTIANAE |
SACR (id. ib. 379), MEFITI ■ VTIA | NAE - DO-
NVM (Id. ib. 377). Importante si è questo confronto
per la ortografia Mefilis, e non Mephitis come altre
volte s'incontra., ed anche per l'epiteto dato alla
stessa divinità. Se si ponga mente che la prima lettera
di quell' epiteto altro esser non può ue'capuani fram-
menti che V, e l'ultima N, saremmo indotti a sospet-
tare che la medesima voce VTIAN si asconda in quei
 
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