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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.6.1857-1858

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Nr. 130 (Novembre 1857)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12305#0056
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— 48 —

conseguire i fasci consolari nell' anno appresso. Nel
717 fu di bel nuovo mediatore di pace nel nuovo
trattato di Taranto , al quale evidentemente accenna
Orazio (I Sai. V, 28 ) dicendolo missum de magnis
rebus legalum. 11 poeta , nel suo viaggio da Roma a
Brindisi, narra come, dopo di aver fatto posa in Ca-
pua: Hinc nos Coccei recipit pienissima villa, Quae
super est Caudi cauponas ; onde si vede che L. Coc-
ceio Papa , che pose le due ridette iscrizioni in Ca-
pua , era fuor d'ogni dubbio, liberto dell'amico di
Orazio L. Cocceio Nerva. L' altro de' fratelli Coccei,
di prenome Caio, non so die sia ricordato dalla sto-
ria di que' tempi.

11 nostro L. Cocceio Papa, loro liberto, parmipiù
probabilmente Lidio o Frigio di nazione, in riguardo
appunto al primitivo suo nome PAPA , Ilowras, che
in quelle contrade fu nome proprio anche di Atti, e
diede origine all'altro Tl'j.7n'a$(cf. C. I. Gr. n. 3817,
3930: Caved. Spicil. num. p. 239: Diodor. Ili, 58).
Di che ne consegue, che nella nuova iscrizione di lui
capuana verisimilmente leggersi debba AEDICitZam
IOVI LARasio in riguardo al culto singolare di Giove
Larasio, Z&rC AAPAClOC, attestatoci dalle monete
di Traili della Lidia (Eckhel III p. 124), che peral-
tro pare torni Io stesso che Zws Accpicccuos ( cf. Ca-
vedoni spicil. num. p. 228).

C. Cavedoni.

Delle due palle di pietra appartenenti alla palestra di
Pompei.

Il eh. Minervini , nel suo dotto ragguaglio delle
terme e della palestra alla strada Stabiana, scopertesi
di recente, scrive fra l'altre cose (v. questo bulletlino
anno V. p. 115): « Un importante ritrovamento ebbe
« luogo in questo medesimo sito (per l'esercizio della
« sfera); cioè Hi due grosse palle di pietra perfettamente
« rotonde e levigate , ed una più piccola dell' altra.

« Probabilmente queste palle di pietra servivano a'
« giuochi de'giovani pompeiani, che con que'pesanti
« esercizii addestravano i loro muscoli, e ne sviluppa-
« vano la forza ».

Nel legger cb'io feci queste ben considerate parole
mi risovvenne del seguente classico tratto de'com-
mentari! di S. Girolamo sopra la profezia di Zaccaria
(cap. XII, oper. t. VI p. 896 Vallars.), pel riscontro
del quale parmi che la congettura del eh. Minervini
si risolva in certezza e prenda piena luce. Mos est in
urbibus Palacslinae , et usque hodie per omnem lu-
daeam vetus consueludo servalur, ut in viculis, oppidis
et caslellis rotujsdi ponantur lapides gravissimi
ponderis, ad quos iuvenes exercere se soleant, et eos
prò varietale virium sublevare , olii usque ad genua ,
olii usque ad uinbilicum, alii ad humeros et caput, non-
nulli super verdeem, rectis iunclisquemanibus,magni-
tudinem virium demonstranles, pondus exlollant. In
arce Athenìensium , iuxla simulacrum Minervae, vidi
sphaeram aeneam gravissimi ponderis, quam ego, prò
imbecillitale corpusculi mei, movere vix pomi. Quum
aulem quaererem, quidnam sibi vellet , responsum est
ab urbis eius culloribus, alhletarum in Uhi massa for-
titudinem comprobari, nec prius ad agonem quemque
descendere, quam ex levaiione ponderis scialur quis cui
debeat comparari.

Non so , se v' abbia altro antico scrittore , che ne
lasciasse descrizione così viva ed evidente, com'è que-
sta, dell' uso che si facea nelle palestre di quelle pe-
santi palle di pietra o di bronzo, così felicemente pre-
sunto dal eh. Minervini. Mi giovi pure avvertire, che
la maggiore delle due palle pompeiane probabilmen-
te avrà servito per provare ed appaiare insieme gli
atleti adulti, e 1' altra minore per fare il simile degli
efebi e fanciulli, conforme al detto del massimo Dot-
tore della Chiesa, che anche per l'erudizione sua pro-
fana viene di dì in dì acquistando maggiore stima
presso gli eruditi e gli archeologi.

C. Cavedoni.

Cav. Giulio Minervini—Editore

Tipografia dì Giuseppe Catàneo
 
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