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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.6.1857-1858

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Nr. 143 (Giugno 1858)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12305#0154
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— 146 —

lo ). Nè fa alcuna difficoltà l'imberbe aspetto di
A jace ; giacché la stessa particolarità si riscontra
in altri vascularii dipinti. Tale si è l'anfora della col-
lezione Durand ( Raoul-Rochettc monum. inéd. pi.
66: cf. Overbeck p. 643 tav. XXVI n. 17 dell'A-
tlante) ; quella della raccolta Lamberg ( Laborde va-
ses Lamberg II, 24; cf. Overbeck p. 640 tav. XXVII
n. 1 ), ove è notevole che l'idolo di Minerva ha sul
capo una specie di mitra , la quale accenna ad asia-
tico culto non altrimenti che la covertura della testa
nello xoanon del vaso, che stiamo illustrando; il vaso
a colonne di Weimar (Overbeck p. 639 tav. XXVII
n. 2); l'anfora convolute della collezione Durand
(R. Rochette mon. inéd. tav. 60 p. 321 segg. cf.
Overbeck p. 641, tav. XXVII n. 4 ). È notabile che
in questi due monumenti la figura di Ajace vedesi
armata di un' asta con doppio mucrone ; la quale par-
ticolarità ravvisandosi eziandio nel giovine guerriero
dell'altro vaso da noi in primo luogo citato, vale
forse a risolvere le quislioni che furono promosse
sulla intelligenza da darsi a quella figura ; offrendo
un argomento di più, per determinarlo come un Aja-
ce. Sono pure da ricordare , per l'imberbe aspetto
del Locro eroe , l'idria nolana del Passeri (pìct. Etr.
in vasc. Ili, 294 cf. Overbeck p. 642, tav. XXVII
d. 3 ), ed il bassorilievo nel casino del palazzo Bor-
ghese (Gerhard anlikc Bildwerke I, 27: cf. Overbeck
p. 651 tav. XXVII u. 5 ). Da'quali confronti evi-
dentemente si desume che, ne' monumenti di epoca
men remota, la figura di Ajace come violator di Cas-
sandra si presenta quasi sempre d'imberbe e giovanile
aspetto (1). Questi confronti appoggiano ancora la con-
ghieltura del eh. Cavcdoni, che riconobbe 1' Ajace
Locrense in alcune medaglie dei Locri Opuntii ( vedi
questo BuUellino an. VI p. 93 , 94). Ed il serpente
domestico compagno di quell' eroe , citato a propo-
sito dal dotto numismatico, spiega eziandio la inse-
gna del suo scudo nell'anfora con volute del gabi-
netto Durand , di cui sopra dicemmo.

Il secondo gruppo dell'ordine superiore rappre-

(1)11 vaso di Vivenzio del Real musco Boibonico fa una ecce-
zione a quesla osservazione ; giacché in esso Ajace si presenta
colla barba.

senta senz'alcun dubbio Menelao , che raggiunge la
infida Elcna , e eh' è già nel momento di punirla.
Noi discorremmo altrove di somiglianti soggetti, dan-
do la descrizione di un vaso dipinto proveniente dal-
l'antica Gnalhia (Bull. ardi. nap. di Avellino an.
VI pag. 14 e seg. ). È pur da leggere ciò che recen-
temente ne ha scritto il eh. Overbeck (op.cit. p. 626
segg.). Quello che particolarmente richiama la no-
stra attenzione nell' appulo vaso di che stiamo ragio-
nando , è l'idolo a cui ricorre la consorte di Mene-
lao. In qualche altro monumento vedesi la scena
presso l'idolo di Apollo ( Millin mon. inéd. II, 39;
cf. Overbeck /. c. tav. XXVII n. 11), o di Minerva
(mus. Gregor.M,^, 5, a: Overbeck: /. c.tav. XXVII
n. 12):e noi altrove attribuimmo quest'ultima rap-
presentanza ad una imitazione del soggelto di Cas-
sandra, che ricorre al Palladio ( Bull. ardi. nap. di
Avellino an. VI p. 16). Nel vaso del sig. Barone, le
piante sorgenti da! suolo, i due laterali alberi, e la tenia
svolazzante in alto accennano ad un santuario: e le due
patere precipitate a'due lati additano i sacrifizii e le of-
ferte interrotte dallo scompiglio di quel terribile giorno.
La divinità che si vede collocata sopra di un piedestallo
è da riputare la immagine di Afrodite. Nel citato vaso
del museo Gregoriano, ed in quello di Gnalhia, si scor-
ge eziandio la figura di Venere, ma siccome un' appari-
zione, non già siccome un idolo : e noi ricordammo
altrove 1' apparizione della dea a Menelao nella casa
di Deifobo , per impedire che trucidasse Elena , se-
condo la narrazione di Q. Smirneo (posthomer. XIII,
385 segg.). Su di che è da ricordare una somigliante
difesa di Eiena , perchè non rimanesse trafitta da E-
nea , secondo i versi di Marone ( Aen. II, 590 segg.).
È assolutamente diverso il caso del nostro vaso; ove
si accenna ad un tempio con l'idolo, e non già ad
una epifania. L' unico confronto monumentale a que-
sta particolarità ci vien porta dalla tavola Iliaca, nella
quale vedesi Menelao che afferra per la chioma la
infida consorte presso il (empio di Afrodite lEPON
A<I>POAITHS (Millin gal. mylh. tav. CL n. 558: cf.
Corpus insci: gr. t. Ili p. 848 n. 6125 , c ). Il no-
stro vaso adunque, non altrimenti che l'antico stucco,
si uniforma alle narrazioni di Stesicoro ; ma assai me-
 
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