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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.6.1857-1858

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Nr. 146 (Luglio 1858)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12305#0184
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— 176 —

Essi partono da Coma : Virgilio comincia la descri-
zione del viaggio al verso 237.

Spelunca alta futi vasloque immanis hiatu,
Scrupca, tuia lacu nigro nemorumque tenebrisi
Quam super hauti ullae polerant impune volanles
Tendere iter perniisi lalis se se halitus atris
Faucibus effundens, supera ad convcxa ferebat :
linde locum Graii dixerunl nomine Aornon.
Questa spelonca avea dunque una bocca dalla par-
ie di Cuma, e l'altra sul lago Averno, donde partia
la corrente dell'aria infetta - Innanzi a questa grotta
Enea offre un sacrifizio ad Ecate, ed avviene 1' epifa-
nia della dea coi consueti segni di spavento dai quali
i numi eran preceduti nelle loro apparizioni, e per
cosiffatta occasione immaginati tali da Virgilio, che si
convenissero, a quella dea, cioè cupo muggito del suo-
lo, Iremuoto, ed urli delle Eurie in forme di cagne:
Ecce autem primi sub lumina solis et orlus
Sub pedibus mugire solum, et juga coepta moverì
Silvarum, visaeque canes ululare per umbram,
Adventanle Dea. Procul, o, pr.ocul csle, profani,
Conclamat vates, toloque absislile luco.
Enea all'invito della Sibilla, (ralla dalla guaina la
spada, si spinge tosto con esso lei nell'antro e cammi-
na coraggioso al suo fianco. Ma per quale antro, so
non per quello che avea descritto? E dopo avere in-
vocali gli dei, il poeta parla della incerta luce di quel
sotterraneo cammino :

Quale per inceriam lunam sub luce maligna
Est iter in silvis, ubi coelum condidit umbra
luppitcr, et rebus nox abslulit atra colorem,
Sicgue poi :

Vestibulom ante ipsum primisque in faucibus Orci
JaicIus et ullriccs posucre cubilia Curae ;
Pallcntesque habitant Morbi, trìstisque Seneclus,
Et Mctus, ci malcsuada Famcs et lurpis Egeslas;
Terribilcs visti formae, Letumque Labosque;
Tum consanguineus Leti Sopor ci meda mentis
Gaudia: mortiferumque àdveuso in limine Bcllum,
Ferreique Eumtnidum thaìami, ci Discordia demens,
Vipereum crinem villis innixa cruenlis.
Dopo ciò dice il Poeta :Di qui comincia la via che
mena alle onde del Tartareo Acheronte :

Hinc via, Tartarei quae feri Achcronlis ad undas,.
Di qui è chiaro, che in Virgilio il vestibolo dell'Or-
co e l'opposta soglia di esso , non appartengono alla
prima spelonca, ma ad una seconda. All'ingresso di
quella prima avvenne 1' epifania di Ecate e nulla più,
e subito dopo Enea e la Sibilla si dettero a correrla :

all'ingresso della seconda hanno sotto lo sguardo il
Pianto, le Cure e gli altri malanni personificati, come
nell' uscirne trovano la Guerra, le Eumcnidi e la Di-
scordia.

Dunque la Sibilla, a guidare Enea all'Inferno, pri-
ma lo introduce nella spelonca da noi scoperta, che
è la medesima descritta da Virgilio, e così da Ciana

10 mena all'Averno: giunti poi all'Averno, lo fa pas-
sare per l'altra grotta che dall'Averno riesce sul Lu-
crino, nel cui vestibolo e nella soglia opposta il Tro-
iano resta sbigottito dalle ombre malaugurose intro-
dotte dal poeta.

E Virgilio per avventura non si servì della spelon-
ca che da Cuma mena all'Averno come di Vestibolo
dell' Orco, uè dell' Averno come dell' Orco medesimo ;
perchè essendo già fornito al suo tempo il Porto Giu-
lio, i contemporanei non avrebbero trovato ragione-
vole, che egli avesse collocate quelle triste scene in
luoghi amenissimi. Che se nondimeno, tralasciando la
descrizione del lago Averno, si valse della nostra spe-
lonca per prepararsi la via allo svolgimento del suo
disegno, ei non seppe circondarla di orrore, se non
estrinsecamente e con un anacronismo ; ricoprendola
cioè di boschi che più non erano, ed incanalando in
essa i micidiali effluvii dell'Averno, secondo una vo-
ce antichissima che risaliva ai tempi favolosi. Ma Enea
e la Sibilila traversandola, non la trovano assoluta-
mente oscura, sì illuminata, sebbene di una luce dub-
biosa, come quella della luna in una selva in tempo
di notte. Con la quale immagine la nostra spelonca è
delineata così esattamente per la luce che le viene da
quei grandi spiragli, che mai ritratto non fu più fe-
dele ad altro originale, in guisa che questo solo ri-
scontro potrebbe bastarci, come per certo bastò ai
coevi, per riconoscerla nella Virgiliana descrizione.
Non così l'altra grotta che dalle sponde dell'Averno
conduce sulla spiaggia del Lucrino in direzione di
settentrione a mezzo giorno. Meno larga, e meno alta
della prima, ed oltre a ciò senza nessuna feritoja e lu-
miera, ella si porgeva meglio ad esser tradotta come

11 vestibolo dei Regni Plulonii.

Onore all'immortale Sovrano delle Due Sicilie, ed
a quei generosi che mandano a compimento i suoi ma-
gnanimi divisamenti. Essi facendo rivivere tai monu-
menti, ben mostrano di non aver obliato, che le me-
morie di questa classica terra sono per noi un pub-
blico bene, come l'aria e il suolo che provvidamente
bonificano.

Can. Giov. Scherilli.

Cav, Giulio Mikervini—Editore

Tipografia di Giuseppe Càtàneo
 
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