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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 152 (Settembre 1858)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0012
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ripetuto profalted per probavit. E qui mi piace di
osservare che la nostra iscrizione dà piena luce a
spiegare la epigrafe Safinim di una rara moneta della
lega marsica (Friedlaender osk. Miinzen tav. IX n. 3
cf. p. 78), nella quale bene a ragione il eh. Momm-
sen riconobbe un genitivo plurale ( Unter. Dial.
p. 201, 204, 293 ) , che noi crediamo essere ap-
punto Sabinorum. E si dimostrano insussistenti le opi-
nioni del Kirchhoff (Allgem. Monatsschr. 1852 pag.
587) e delBugge (Zeilschr. fur vergi. Sprachforschung
an. V p. 22) i quali vollero spiegarlo per Samnium,
come pure del Corsseu , che opinò essere un locativo
Samnio (Zeitschr. cit. an. V p. 127 s.). Senza dubbio
il genitivo Safinim proviene da Safins simile a Pom-
paians, Banlins, e ad altri nomi di egual finimento,
come Aadirans, Heirens, Vinucs, Ufils, de’quali ebbi
la occasione di ragionare altrove (vedi questo Bul-
leltino an. II pag. 119), ed ai quali si aggiunse re-
centemente il Tafidins di altra epigrafe della stessa
sannitica colonia di Bovianum (vedi questo bullellino
an. VI pag. 188).
sacupam iak oinim. Sono accusativi di apposizio-
ne, a determinare che cosa fosse quel giardino. Nella
voce sacupam quasi secubam io riconosco la intelli-
genza di secubantem, seposilam, seorsum iacenlem, cu-
banlem.CAie in Pietrabbondante fosse adoperato l’R per
E, lo ricaviamo dall’altra epigrafe del monumento da
me determinato per Basilica, ove si legge dadikatled
per dedicavit (v.Bull. arch. nap. an.VI p.188). Nel no-
stro volgare è rimasto il da corrispondente al de latino:
ene’più antichi scrittori italiani troviamo senza esanza.
Non occorre poi citare esempli del facile scambio del
p e del b ; giacché la filologia comparata ne dà suffi-
ciente ragione ( vedi per gli Osci il Mommsen uni.
Dial. p. 223). 11 pronome dimostrativo iak (hanc) si
aggiunge alle altre inflessioni già note ioc e ione della
tavola Bantina e del bronzo di Agnone: e viene sem-
pre più a comprovare che l’ekak, a cui perfettamente
corrisponde, sia da riputare un accusativo femminile,
sicccome altrove fu da noi sostenuto (memor. della
reg. accad. Ercol. append. al voi. VII pag. 6). È
pure assolutamente nuova nel sannitico dialetto la voce
oinim , nella quale è da riconoscere senz’ alcun dub-
bio la parola vinea, Osservo soltanto che la parola

oinis s’avvicina più al greco o/v?) che al latino vinea.
E forse la ortografia sannitica ci dimostra che quella
voce fu dai Latini e dagli Osci tratta da’Greci: se non
che i primi adottarono una pronunzia più inchinevole
all’ u uinea, la quale poi mutossi in semplice aspi-
razione vinea, ed i Sabini ritennero più la primitiva
pronunzia de’Greci, onde dissero oinis con una vo-
cale, non già vinis. La qual circostanza rende la no-
stra epigrafe di somma importanza , per indagare la
origine di alcune voci degl’ italici dialetti. Dopo le
quali osservazioni, noi possiamo voltare in latino: se-
posilam (secubantem) hanc vineam.
keenzslur. Aiieis Maraiieis. Sono questi evidente-
mente genitivi, che ci additano di chi era quella vi-
gna: censoris AH Marae. La gente Aia ovvero Ahia
si riscontra in altre sannitiche città, come in Atripalda
(Mommsen i. r. neap. I. 1911), in Nocera (ib. 211,
2099), in Isernia(zò. 5067), in Ilistonium (ib. 5255),
ed in Venafro (ib. n. 4709): e pare che da essa de-
rivino le altre genti Aiadia, Aiedia ed Alena. E qui
avverto che il Maral della iscrizione di Paculo Mulcio
(Mommsen Uni. Dial. p.178 n.XVl) deve considerarsi
come un genitivo mancante del suo finimento, e non
già come voce intera: e dovrà ivi supplirsi Maraiieis
non altrimenti che trovasi nella epigrafe di Boviano.
In qualunque modo , è nuova la ortografia keenzstur.
Già conoscevasi dalla tavola Bantina la forma kenstur,
senza 1’ aggiunta del z ; ma poi il mio eh. collega P.
Garrucci pubblicò una sannitica iscrizione di Pen-
naluce, ove si legge la voce kenzsur (Bull. arch. nap.
an. I p. 44 ). Ora la nostra iscrizione porge un con-
fronto ad ambe le conosciute ortografie , ed offre un
novello esempio del carattere I nell’alfabeto sannitico.
pam essuf ornbnet postiris. La intelligenza del pam
corrispondente al pronome relativo quam non abbi-
sogna di altra dimostrazione ; come non credo che
ne abbisogni il dimostrativo essuf, non ostante le strane
opinioni di alcuni dotti alemanni (1). Quel che vo-
gliamo notare in questo luogo si è che per la prima
volta s’incontra con duplice sibilante in vece di esuf'
e ciò Io ravvicina sempre più al volgare esso. Qui è
senza dubbio nominativo, e pare che nella tavola
(l)^Curtìus nella Zeilschr. fìlr vergi. Sprachforseh. to. IV p.236.
 
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