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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 152 (Settembre 1858)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0018
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Iscrizione di Capua. Supplemento all’ articolo inserito
nel n. 145.
Nell’anno sesto del presente ballettino fu da me pub-
blicata una insigne iscrizione rinvenuta nel territorio
dell’ antica Capua , secondo che mi era stata riferita
dal eh. sig. ab. D. Gabriele lannelli ( pag. 162). Io
mi proponeva di far io stesso 1’ esame dell’ originai
monumento, per osservare le particolari cifre se-
gnate nella superiore superficie piana della pietra. Ora
vengo con questo breve articolo a dichiarare, che per
tal motivo appunto mi son recato io medesimo a piè
del Tifata , per sottoporre quell' importantissimo li-
mite Graccano alla oculare ispezione. Ilo innanzi
tutto verificato che la intera colonnetta è alta palmi
sei e 3 decimi, dei quali la sola parte superiore di
palmi 4 e 3 decimi vedesi lavorata , e tutto il rima-
nente è rozzamente tagliato, perchè destinato ad es-
sere introdotto nel seno della terra. Avendo poi di-
ligentemente studiato i caratteri della iscrizione, ho
ritrovato eh’ essi furono esattamente riportati dal sig.
lannelli: e solo nella prima riga ho notato una pic-
cola varietà, dalla quale vien dimostrato che le let-
tere superstiti sono nel principio non già verso la
fine del nome di Sempronio. Giudichiamo opportuno
di riprodurre coi nostri supplementi la epigrafe, af-
finchè meglio si osservi quanto da noi si asserisce.
C • S[EM]PR[ONIVS • TI * F • GRAC]
AP • CLAVD1VS • C • F • POLG
PLICINIVS • P • F • CRAS
III • VIR • A • I • A
La superficie piana superiore , comunque abbia
sofferto dalle ingiurie de’ secoli, pare che non altro
contenga se non che le due cifre segnate in senso di-
verso C e X, collocate entro quattro linee costituenti
quasi un quadrato.


Non ci sembra diffìcile indagare il significato di
queste sigle , nelle quali riconosciamo indicati il
Cardine ( Cardo ) , ed il Decumano. Dalla quale in-
dicazione si può agevolmente dedurre in qual situa-
zione fosse il termine collocato. Ma di ciò riman-
diamo ad altro tempo la discussione. Per ora ci
sia lecito osservare che l’agro Capuano terminava
ove comincia la inclinazione del Tifata ; ed ove forse
aveva pur principio la prefettura del monte della
Diana Tifatina, di cui ci serbarono ricordanza i mo-
numenti epigrafici ( v. questo ballettino an. Ili p. 31
segg. ed an. V pag. 41). Ora mi sia lecito ripigliare
quel che fu da noi detto sulla colonia Capuana al
tempo de’ Gracchi. Da luoghi chiarissimi di Cicerone
si ricava che l’agro campano non fu donato alla plebe
per la legge Sempronia , ma che rimase proprietà del
popolo romano : qui ager ipse per sese et Sullanae
dominalioni et Gracchorum largitioni restitisset ( or.
contr. Rull. I c. VII ). Ed altrove: Qua de causa nec
duo Gracchi, qui de plebis Romanae commodis plu-
rimum cogitaverunl, nec L. Sulla, qui omnia sine uìla
religione, quibus voluti, est dilargitus, agrum cam-
panum attingere ausus est (or. 2. contraRull. c.XXIX).
Bisognerà dunque dire, alla presenza del nostro li-
mite graccano e sull’ autorità di Frontino, che per
la legge Sempronia i coloni Capuani sin dal princi-
pio non divennero proprietarii ma possessori ed usu-
fruttuarii di quella parte che venne loro assegnata.
Tutt’altro proponeva il tribuno P. Servilio Rullo,
nella cui legge era pur considerato l’agro Capuano;
e ciò dava all’ insigne oratore di Arpino, allora con-
sole , grave pensiero, per le triste conseguenze che
ne temeva , ma che non furono poi verificate in se-
guito della posteriore colonia di Giulio Cesare.
Minervini.

Cav. Giulio Minervini—Editore

Tipografia di Giuseppe Cataneo
 
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