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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 163 (Marzo 1859)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0113
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— 103 —

383: cf. corp. insc. gr. toni. IH p.921 adnot. ad v. 37.
Sicché le varie tradizioni ora attribuivano a Triopa,
ora ad Erisittone, la profanazione del sacrario di Ce-
rere : ora parlavano di sacro luco, ora semplicemente
del tempio. Quindi se l’aspetto virile e quasi senile fu
ben riportato nel personaggio del vaso del Passeri,
possiamo credere essersi in esso seguita la narrazio-
ne che attribuiva lo scellerato attentato allo stesso
re di Tessaglia. E così svaniscono tutte le opposizioni
del critico : senza che la spiegazione si allontani dal
mitico fatto , al quale fu da noi primamente riferito
quel monumento.
Taso pubblicato dall’ Istituto di corrispondenza
archeologica, ora nel museo di Parigi.
All’insieme delle obbiezioni, che si applicano in ge-
nerale al mito di Erisittone, fu da me sufficientemente
risposto. Riduco in breve le osservazioni presentate
particolarmente per questo solo monumento. Ed in
prima avverto che l’esame de’movimenti delle fi-
gure ci conduce ad una idea totalmente diversa da
quella ritenuta dall’illustre critico. Gli arnesi non sono
martelli ma scuri ; i due uomini non batton con essi
sulla testa della donna. Di fatti l’uno di questi nel mo-
mento di spingere il colpo, lo rattiene, alla comparsa
della dea, avvicinando la mano al ferro profanatore
per sollevarlo : l’altro preparalo a vibrare la scure,
se ne trattiene, facendola cadere sulla spalla. Questi
forzali movimenti dipendono senza dubbio dalla im-
provvisa presenza della dea, che sbuca dal suolo a
difesa del suo santuario.
Il sacro recinto io vidi chiaramente indicato dalle
due colonne: e nelle piante che si veggon nel campo
riconobbi indicato il sito pieno di vegetazione, il sa-
cro boschetto ( 'rfjxsvos ) di Cerere.
Il critico osserva che quelle ramificazioni si scorgono
in molti vasi dipinti, e perciò non possono riferirsi ad
una particolare significazione.
io non ignoro questa ripetizione di piante nel cam-
po di vascularie rappresentanze: e ne tentai altrove
una generale spiegazione ( v. questo Bullett.an. V p.
179 ). Avverto, ciò non di meno, che un simbolo di

più generale ìutelligenza non esclude il significalo suo
naturale, quando sia applicabile ad un particolare sog-
getto. Non può negarsi chele ramificazioni accenna-
no a piante : e perciò esse additano un sito pieno di
vegetazione ; come sarebbe il 'Tgfaros di Cerere, an-
nesso al suo tempio. In qualunque modo, non è vero
ciò che dice il Welcker, che gli alberi sono V oggetto
principale nel mito di Erisittone.
Se 1’ attacco di Triopa , o del suo figlio , fu al sa-
crario della dea, o al boschetto che vi era annesso ,
gli alberi sono un’accessione del mito, e non già la
parte essenziale. Ancorché dunque si volessero quelle
piante staccar dal soggetto, pure si vedrebbero gli
uomini colle scuri troncar qualche parte del tempio,
demolendolo e guastandolo; diruit templum dice Igi-
no : vvpy dice Erode Attico. E senza dub¬
bio i colpi diretti nel sito che si frappone fra due co-
lonne, le quali simboleggiano il tempio, non possono
altrove supporsi diretti, che aduna parte dello stesso
tempio : forse alle porte , per superarne l’ingresso.
E che la scure potesse a questo uso adoperarsi ce ne
fornisce unesempio la romana storia, narrando Vale-
rio Massimo che L. Emilio Paolo, avendo il Senato
comandato che si abbattessero i sacrarli d’Iside e di
Serapide ( fana diruenda censuissel ), poiché gli ar-
tefici non osavano, egli stesso prese la scure e colpì
con essa le porte del tempio: securìm arripuit, tem-
plique eius foribus inflixit ( lib. 1 c. 4, 2).
In questo vaso poi la colossale grandezza della dea
che sorge dal suolo accenna senza dubbio ad una so-
lenne comparsa , ed a quell’ enorme immagine che
Callimaco trasse per avventura dalle più antiche tra-
dizioni. Non so perchè il eh. critico quasi perischer-
no metta in opposizione il luogo da me citalo di Calli-
maco,ove si dice che la testa di Cerere toccava l’Olimpo
colla mia interpretazione, soggiungendo esser contra-
rio al buon senso voler esprimere la grandezza colossale
nella maniera che vediamo nel nostro dipinto. Ma, di
grazia , non è egli stesso che dice quella testa parte
di una gigantesca figura ? Tale è certamente, quando
si considera in rapporto co’ personaggi che le stanno
vicini. E pure quando io dico che quella testa accen-
na ad una colossale figura, dico cosa contraria al buon
senso! Ecco la giustizia delle polemiche.
 
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