Due statuette di ministri mitriaci
227
Posti d'ordinario ai due lati del nume immolante il mistico
toro, quando a più breve quando a maggiore distanza, l'uno
tiene una torcia alzata l'altro una torcia abbassata, ed alludono
ambidue, siccome è noto, a varie cosmiche e naturali vicende;
ma principalmente, e secondo la più comune opinione, ai due
punti equinoziali del corso solare. Vale a dire, quello con la
face sollevata all'equinozio di primavera, allorché il sole sembra
innalzarsi al di sopra del nostro emisfero; l'altro con la face
abbassata all'equinozio di autunno, allorquando l'astro eseguisce
il movimento contrario ; alla quale opinione può opportunamente
servire di appoggio un singolare monumento mitriaco, in cui le
sole due allegoriche faci nella consueta positura si veggono a
bello studio congiunte coi segni equinoziali (1).
Sappiamo, del resto, che a Mitra le dottrine orientali asse-
gnavano un posto costante in mezzo agli equinozi, di maniera
che mettendo alla sua destra quella delle due figure che ha la
face arrovesciata e alla sua sinistra quella che la tiene sollevata,
si soddisfaceva pienamente alle prescrizioni delle predette dottrine.
Potevano inoltre coteste due figure simboleggiare anche le
idee del giorno e della notte, della luce e delle tenebre, della
vita e della morte, e ad un tempo ricordare agli iniziati che
Mitra, re dei viventi e mediatore fra Ormuzd e l'uomo, dispen-
sando alla terra luce e calore, regolava l'alternata vicenda dei
mesi ed insieme il nascere e il morir di ogni vita, tanto umana,
quanto animale, o vegetabile. Il Montfaucon, per lo contrario, volle
riconoscere nei due geni portanti la face l'emblema del sorgere
e del tramontar del sole; e nella figura principale del nume sacri-
ficante, l'astro maggiore nel colmo della sua forza e potenza.
La quale interpretazione ci sembra non sia da seguire, tanto più
che in pressoché tutti i monumenti mitriaci, così il Sole come la
Luna, assistono separatamente al mistico sacrificio. Onde meglio
(!) Hàrrimer, Milhriaca, Alias, tav. 11.
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Posti d'ordinario ai due lati del nume immolante il mistico
toro, quando a più breve quando a maggiore distanza, l'uno
tiene una torcia alzata l'altro una torcia abbassata, ed alludono
ambidue, siccome è noto, a varie cosmiche e naturali vicende;
ma principalmente, e secondo la più comune opinione, ai due
punti equinoziali del corso solare. Vale a dire, quello con la
face sollevata all'equinozio di primavera, allorché il sole sembra
innalzarsi al di sopra del nostro emisfero; l'altro con la face
abbassata all'equinozio di autunno, allorquando l'astro eseguisce
il movimento contrario ; alla quale opinione può opportunamente
servire di appoggio un singolare monumento mitriaco, in cui le
sole due allegoriche faci nella consueta positura si veggono a
bello studio congiunte coi segni equinoziali (1).
Sappiamo, del resto, che a Mitra le dottrine orientali asse-
gnavano un posto costante in mezzo agli equinozi, di maniera
che mettendo alla sua destra quella delle due figure che ha la
face arrovesciata e alla sua sinistra quella che la tiene sollevata,
si soddisfaceva pienamente alle prescrizioni delle predette dottrine.
Potevano inoltre coteste due figure simboleggiare anche le
idee del giorno e della notte, della luce e delle tenebre, della
vita e della morte, e ad un tempo ricordare agli iniziati che
Mitra, re dei viventi e mediatore fra Ormuzd e l'uomo, dispen-
sando alla terra luce e calore, regolava l'alternata vicenda dei
mesi ed insieme il nascere e il morir di ogni vita, tanto umana,
quanto animale, o vegetabile. Il Montfaucon, per lo contrario, volle
riconoscere nei due geni portanti la face l'emblema del sorgere
e del tramontar del sole; e nella figura principale del nume sacri-
ficante, l'astro maggiore nel colmo della sua forza e potenza.
La quale interpretazione ci sembra non sia da seguire, tanto più
che in pressoché tutti i monumenti mitriaci, così il Sole come la
Luna, assistono separatamente al mistico sacrificio. Onde meglio
(!) Hàrrimer, Milhriaca, Alias, tav. 11.