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II cullo di Apollo in Roma
l'altra la figura, opportuna in quel tempo, del dio ordinatore e
pacificatore. — Come si vede, il Preller apporta, ma con un sem-
plice accenno, elementi nuovi e preziosi nella questione. —
L'Hoffmann infine (Apollo Kitharòdos, in Philologus, 1889,
p. 679 segg.) sviluppa molto bene l'ultimo di tali elementi:
' Nè come pretendente al trono, nè come Cesare. Ottaviano ebbe
occasione di dar le prove di un'abilità guerresca, come quella
che era stata propria in sì alto grado del suo gran predecessore.....
Con l'impianto del culto di Apollo sul Palatino, dove Augusto
consacrò nell'anno 28 a. c. un sontuoso tempio al dio Cesare,
si connette il carattere di Apollo, tramandato presso i Romani
sin dall'antichità. Giacché i Komani avevano veduto da lungo
tempo in esso il dio della salute e della vittoria, il liberatore
dei mali corporali e spirituali nella vita di un solo come di tutti
i popoli. Con ciò si connettono strettamente la larga diffusione del
lauro presso i Eomani, le lodi della salute e della vittoria____
I mali delle guerre civili, di queste terribili ferite nel cuore
degl'Italiani, dovevano avere un fine; il pacificatore e salvatore
lauro di Apollo doveva allora inagurare una nuova epoca di pace
e di tranquillità, di arti e di scienze per Roma '. — Abbiamo
voluto riportare questo passo, perchè vi s'intuisce il significato
che Apollo ebbe in Roma, di dio salvatore e purificatore, signi-
ficato del quale studieremo l'origine e le ragioni.
Credo sia a distinguersi la ragione della preminenza del
culto di Apollo nella coscienza religiosa del secolo, dalla ragione
della predilezione personale di Augusto pel dio della luce. È vero
che ad un certo punto l'ima e l'altra si compenetrano; e, come
a dire, l'una trova nell'altra argomento di sviluppo maggiore :
pur risalgono a fatti, a credenze, a tradizioni diverse. Il culto
di Apollo era il culto familiare dei Giulii; era però nello
stesso tempo il culto assegnato dai vaticini antichi a quel secolo ;
questo accordo di fatti, come dimostreremo, del tutto fortuito,
valse forse non poco ad Augusto, per far credere voluto dai fati
II cullo di Apollo in Roma
l'altra la figura, opportuna in quel tempo, del dio ordinatore e
pacificatore. — Come si vede, il Preller apporta, ma con un sem-
plice accenno, elementi nuovi e preziosi nella questione. —
L'Hoffmann infine (Apollo Kitharòdos, in Philologus, 1889,
p. 679 segg.) sviluppa molto bene l'ultimo di tali elementi:
' Nè come pretendente al trono, nè come Cesare. Ottaviano ebbe
occasione di dar le prove di un'abilità guerresca, come quella
che era stata propria in sì alto grado del suo gran predecessore.....
Con l'impianto del culto di Apollo sul Palatino, dove Augusto
consacrò nell'anno 28 a. c. un sontuoso tempio al dio Cesare,
si connette il carattere di Apollo, tramandato presso i Romani
sin dall'antichità. Giacché i Komani avevano veduto da lungo
tempo in esso il dio della salute e della vittoria, il liberatore
dei mali corporali e spirituali nella vita di un solo come di tutti
i popoli. Con ciò si connettono strettamente la larga diffusione del
lauro presso i Eomani, le lodi della salute e della vittoria____
I mali delle guerre civili, di queste terribili ferite nel cuore
degl'Italiani, dovevano avere un fine; il pacificatore e salvatore
lauro di Apollo doveva allora inagurare una nuova epoca di pace
e di tranquillità, di arti e di scienze per Roma '. — Abbiamo
voluto riportare questo passo, perchè vi s'intuisce il significato
che Apollo ebbe in Roma, di dio salvatore e purificatore, signi-
ficato del quale studieremo l'origine e le ragioni.
Credo sia a distinguersi la ragione della preminenza del
culto di Apollo nella coscienza religiosa del secolo, dalla ragione
della predilezione personale di Augusto pel dio della luce. È vero
che ad un certo punto l'ima e l'altra si compenetrano; e, come
a dire, l'una trova nell'altra argomento di sviluppo maggiore :
pur risalgono a fatti, a credenze, a tradizioni diverse. Il culto
di Apollo era il culto familiare dei Giulii; era però nello
stesso tempo il culto assegnato dai vaticini antichi a quel secolo ;
questo accordo di fatti, come dimostreremo, del tutto fortuito,
valse forse non poco ad Augusto, per far credere voluto dai fati