La Curia e la Cohors campestre
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XIV, 7, 7; Livio, I, 30, 2, ecc) ; il che ne conferma la qualità
religiosa primitiva. Dalla curia sacra ma divenuta civile in Roma,
provenne la curia delle colonie e dei municipii (').
Ora, io voglio dimostrare che il concetto della curia cam-
pestre non è mai scomparso dalla campagna, e che si è più
tardi incontrato con quello della curia municipale, e che da
questa fusione di memorie sono derivate la curia ecclesiastica e
la curia baronale del medio evo; e che la curtis dell'età me-
dievale, donde proviene la corte dell'età moderna, è una ema-
nazione della curia campestre dell'età antica.
I glossarli non ci offrono che notizie sparse, le quali pos-
sono giovare alla dimostrazione ; ma il nesso delle varie voci,
e la continuazione di una trasformata in un' altra, non possono
venire in chiaro che con l'esame dei documenti e con il con-
fronto tra essi. Due soli autori possono consultarsi con qualche
utilità: il Muratori (Antiquit. Ital. m. aevi, diss. XXIX) e l'Hegel
(Storia della costituì, dei municipii italiani, ed. 1861); ma
ad entrambi fanno difetto numerose testimonianze, che oramai
sono a nostra cognizione, e ne modificano le conclusioni. Vengo
pertanto all'argomento, e mi sforzerò ad esser breye.
Lo scambio delle voci curtis e curia nel medio evo, fu al-
trettanto frequente quanto noto a tutti i lessicografi. Ma non si
è da alcuno fatta indagine quale sia più antica nell'uso e nei
documenti. Della promiscuità delle due parole fa testo Rolandino
di Padova, che raccontando la festa di Treviso, nel 1214, scriveva:
« fuit autem huiuscemodi curia sive ludus »; ed il Muratori
(diss. XXIX) giustamente ha osservato che curiam habere significò
tenere corte bandita, riferendosi anche all'altro passo di Rolan-
dino per la festa di Venezia del 1206: erat constituta curia
quaedam causa solatìi Venetiis ... », al passo del cronista Estense
(') Un rarissimo esempio di una curia indipendente da quella muni-
cipale si vedeva nella iscrizione di Cìvitalavinia, ora scomparsa, ove si
leggeva cvria ■ Clodia firma (C. I. L. XIV, 2126).
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XIV, 7, 7; Livio, I, 30, 2, ecc) ; il che ne conferma la qualità
religiosa primitiva. Dalla curia sacra ma divenuta civile in Roma,
provenne la curia delle colonie e dei municipii (').
Ora, io voglio dimostrare che il concetto della curia cam-
pestre non è mai scomparso dalla campagna, e che si è più
tardi incontrato con quello della curia municipale, e che da
questa fusione di memorie sono derivate la curia ecclesiastica e
la curia baronale del medio evo; e che la curtis dell'età me-
dievale, donde proviene la corte dell'età moderna, è una ema-
nazione della curia campestre dell'età antica.
I glossarli non ci offrono che notizie sparse, le quali pos-
sono giovare alla dimostrazione ; ma il nesso delle varie voci,
e la continuazione di una trasformata in un' altra, non possono
venire in chiaro che con l'esame dei documenti e con il con-
fronto tra essi. Due soli autori possono consultarsi con qualche
utilità: il Muratori (Antiquit. Ital. m. aevi, diss. XXIX) e l'Hegel
(Storia della costituì, dei municipii italiani, ed. 1861); ma
ad entrambi fanno difetto numerose testimonianze, che oramai
sono a nostra cognizione, e ne modificano le conclusioni. Vengo
pertanto all'argomento, e mi sforzerò ad esser breye.
Lo scambio delle voci curtis e curia nel medio evo, fu al-
trettanto frequente quanto noto a tutti i lessicografi. Ma non si
è da alcuno fatta indagine quale sia più antica nell'uso e nei
documenti. Della promiscuità delle due parole fa testo Rolandino
di Padova, che raccontando la festa di Treviso, nel 1214, scriveva:
« fuit autem huiuscemodi curia sive ludus »; ed il Muratori
(diss. XXIX) giustamente ha osservato che curiam habere significò
tenere corte bandita, riferendosi anche all'altro passo di Rolan-
dino per la festa di Venezia del 1206: erat constituta curia
quaedam causa solatìi Venetiis ... », al passo del cronista Estense
(') Un rarissimo esempio di una curia indipendente da quella muni-
cipale si vedeva nella iscrizione di Cìvitalavinia, ora scomparsa, ove si
leggeva cvria ■ Clodia firma (C. I. L. XIV, 2126).