scoperto al Gianicolo
101
Giove Eliopolitano e all'iinp. Commodo nell'anno 186 ('). Da
ciò si rende sommamente probabile che a questo M. Antonio
Gaionas, oriundo forse della città di Heliopolis (Baalbeck) nella
Siria, debba attribuirsi la riedificazione del tempio gianicolense,
la cui costruzione apparisce appunto della seconda metà del se-
condo secolo, ed è sovrapposta ad altre costruzioni in opera qua-
drata di tufo, le quali rappresentano gli avanzi di un santuario
più antico.
Dinanzi alla porta del tempio, discendendo per tre larghi
gradini, si trova una specie di corte rettangolare, sotto il cui
terrapieno si rinvenne una grande quantità di frammenti di vasi
fittili, ed un considerevole numero di anfore regolarmente alli-
neate in tre strati, che contenevano ossa di animali, sabbie ve-
trificate e monete di bronzo, cioè avanzi di offerte e di sacrificii
compiuti nel corso di parecchi secoli. All'estremità di quest'area
rettangolare e nel punto più basso di prospetto alla porta del
sacrario sopra accennato, furono sterrate due piccole celle, o ve-
stiboli, a pianta poligonale e simmetriche, dalle quali si accede
ad una cella più ampia, di forma ottagonale. In una di queste
celle si trovò un tronco di colonna di cipollino, un piede di can-
delabro marmoreo triangolare adorno di un bel rilievo rappre-
sentante tre figurine danzanti che si tengono per la mano, ed
una pregevole statua di Bacco, in marmo greco, alta m. 1,40,
assai ben conservata.
Il nume, secondo il tipo consueto, è coronato di uve e di
pampini; nella mano sinistra tiene il cantaro, nella destra doveva
avere il tirso. Una particolarità, che a questo simulacro dà un
interesse notevolissimo per la storia dell'arte antica, è che la testa,
della quale diamo la riproduzione nella tav. VI, fig. 1, come pure
le mani, erano intieramente dorate. Della doratura resta ancora
gran parte : tutto il resto della figura era probabilmente coperto
(■) C. I. L. VI, 30764 (= 420): cfr. Bull., pag. 57; Mitteil. pag. 245.
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Giove Eliopolitano e all'iinp. Commodo nell'anno 186 ('). Da
ciò si rende sommamente probabile che a questo M. Antonio
Gaionas, oriundo forse della città di Heliopolis (Baalbeck) nella
Siria, debba attribuirsi la riedificazione del tempio gianicolense,
la cui costruzione apparisce appunto della seconda metà del se-
condo secolo, ed è sovrapposta ad altre costruzioni in opera qua-
drata di tufo, le quali rappresentano gli avanzi di un santuario
più antico.
Dinanzi alla porta del tempio, discendendo per tre larghi
gradini, si trova una specie di corte rettangolare, sotto il cui
terrapieno si rinvenne una grande quantità di frammenti di vasi
fittili, ed un considerevole numero di anfore regolarmente alli-
neate in tre strati, che contenevano ossa di animali, sabbie ve-
trificate e monete di bronzo, cioè avanzi di offerte e di sacrificii
compiuti nel corso di parecchi secoli. All'estremità di quest'area
rettangolare e nel punto più basso di prospetto alla porta del
sacrario sopra accennato, furono sterrate due piccole celle, o ve-
stiboli, a pianta poligonale e simmetriche, dalle quali si accede
ad una cella più ampia, di forma ottagonale. In una di queste
celle si trovò un tronco di colonna di cipollino, un piede di can-
delabro marmoreo triangolare adorno di un bel rilievo rappre-
sentante tre figurine danzanti che si tengono per la mano, ed
una pregevole statua di Bacco, in marmo greco, alta m. 1,40,
assai ben conservata.
Il nume, secondo il tipo consueto, è coronato di uve e di
pampini; nella mano sinistra tiene il cantaro, nella destra doveva
avere il tirso. Una particolarità, che a questo simulacro dà un
interesse notevolissimo per la storia dell'arte antica, è che la testa,
della quale diamo la riproduzione nella tav. VI, fig. 1, come pure
le mani, erano intieramente dorate. Della doratura resta ancora
gran parte : tutto il resto della figura era probabilmente coperto
(■) C. I. L. VI, 30764 (= 420): cfr. Bull., pag. 57; Mitteil. pag. 245.