Frenesie e il suo Tempio della Fortuna
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suoi libri sacri (32), dove videro la luce l'attore L. Atilio, se Prae-
nestinus non è cognome (33), gli scrittori Vezzio (34), Verrio Fiac-
co (35), Claudio Eliano (3S), non fu ristretta al suo tempio della
Fortuna (31), per quanto questo fosse venerato, ricercato da ogni
parte e arricchito di doni preziosi.
*
* A^-
Quando Sulla s'impadronì di Praeneste, che era stata l'ul-
timo rifugio del giovine Mario (38), distrusse la città (39), riedi-
ficandone poi sulle sue rovine una nuova, artisticamente splen-
dida, ma che mai raggiunse l'importanza e la prosperità della
precedente, avendo inoltre perduto la sua propria caratteristica:
non fu diversa dalle altre città del Lazio, pure essendo anno-
verata tra le preferite per l'amena posizione e l'aria salubre (*").
Ma fu costruita secondo il sistema venuto in uso dopo Alessan-
dro, cioè secondo un perfetto piano regolatore e con squisito senso
d'arte.
E dove meglio poteva Sulla mostrare la tendenza, del tempo,
la ricerca del bello, se non dove si costruiva ex novo., in un centro
artistico già famoso, e dove accorrevano pellegrini da ogni parte?
Ciò non va dimenticato, perchè appunto l'aver trascurato ciò,
l'essersi dimenticati del sistema dell'epoca, ha fatto vedere in
tutta Praeneste un solo edifìzio, il tempio della Fortuna col suo
recinto (*"), dove invece, a mio avviso, si tratta di una città
costruita sul piano di un architetto.
Il tempio fu anche allora molto, ma non fu tutto. E se ciò
non si vide, si deve al fatto che per quel tempio va famosa Prae-
neste, perchè esso la distingueva dalle altre città. È errore co-
mune di ottica storica, di perdere cioè di vista l'insieme per un
particolare, bensì importantissimo e per certi rispetti anche essen-
ziale, ma sempre un particolare.
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suoi libri sacri (32), dove videro la luce l'attore L. Atilio, se Prae-
nestinus non è cognome (33), gli scrittori Vezzio (34), Verrio Fiac-
co (35), Claudio Eliano (3S), non fu ristretta al suo tempio della
Fortuna (31), per quanto questo fosse venerato, ricercato da ogni
parte e arricchito di doni preziosi.
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Quando Sulla s'impadronì di Praeneste, che era stata l'ul-
timo rifugio del giovine Mario (38), distrusse la città (39), riedi-
ficandone poi sulle sue rovine una nuova, artisticamente splen-
dida, ma che mai raggiunse l'importanza e la prosperità della
precedente, avendo inoltre perduto la sua propria caratteristica:
non fu diversa dalle altre città del Lazio, pure essendo anno-
verata tra le preferite per l'amena posizione e l'aria salubre (*").
Ma fu costruita secondo il sistema venuto in uso dopo Alessan-
dro, cioè secondo un perfetto piano regolatore e con squisito senso
d'arte.
E dove meglio poteva Sulla mostrare la tendenza, del tempo,
la ricerca del bello, se non dove si costruiva ex novo., in un centro
artistico già famoso, e dove accorrevano pellegrini da ogni parte?
Ciò non va dimenticato, perchè appunto l'aver trascurato ciò,
l'essersi dimenticati del sistema dell'epoca, ha fatto vedere in
tutta Praeneste un solo edifìzio, il tempio della Fortuna col suo
recinto (*"), dove invece, a mio avviso, si tratta di una città
costruita sul piano di un architetto.
Il tempio fu anche allora molto, ma non fu tutto. E se ciò
non si vide, si deve al fatto che per quel tempio va famosa Prae-
neste, perchè esso la distingueva dalle altre città. È errore co-
mune di ottica storica, di perdere cioè di vista l'insieme per un
particolare, bensì importantissimo e per certi rispetti anche essen-
ziale, ma sempre un particolare.
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