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PROEMIO
ALLA. VITA DI APELLE.
T^v/ questo nobilissimo Pittore ciò, che di Omero e d'al-
■M~J tri uomini singolari, accadde, che o per averli diverse
città onorati e adottati come figli o perchè appartengon essi
all'intera società degli uomini colti che adornarono colle
nobilissime loro produzioni, non si sa precisamente la Pa-
pria. Una turba di scrittori moderni si a folla dietro al
Becichemio e al Turnebo (i), abbagliati da alcuni versi di
Ovidio, il quale forse neppur pensò alla patria di Apel-
le scrivendo i seguenti versi: Si Venerem Cous nunquara
pinxisset Apelles, poiché alcuni vogliono che si debba leg-
gere: Si Venerem Gois &c. la qual lezione, oltre ad essere
più conforme allo stile degli antichi, tra quali Plinio che
dice : inchoaverat aliam Venererà Cois &c. e Cicerone (a)
Cose Veneris eam partem &c., pare che più si confaccia
al particolare È Ovidio, che la principili gloria delle opere
ai luoghi e alle persone alle quali sono dedicate, che non
agli autori di quelle riferisce :
Arcis ut vel eburna vel Enea custos
Bellica Phidiaca stat Dea facta manu
Sic ego pars rerum non ultima, Sexte, tuarum
Tutelaeque ferar munus opusque tuum (3).
Così Rodi era famosa pel Gialiso, Gnido per la Venere,
q Tespi pel - Cupido, più quasi che non erano i loro Ar-
tefici . Per queste ragioni io non mi difonderei più oltre in
questa ricerca, se non fosse che i lodati Becichemio e Tur-
nebo in grazia della loro opinione hanno probabilmente ade-
rito a corrompere un testo di Plinio in vece di emendarlo
(il In primum nac. hisc- librum observ. ColleS. Paris 1519.
lib. xviii. c 31. degli Avvers. Turneb.
(2) Cicer de Off m. n. 2
(3) Lib. iv. de Ponto Eleg. I.
PROEMIO
ALLA. VITA DI APELLE.
T^v/ questo nobilissimo Pittore ciò, che di Omero e d'al-
■M~J tri uomini singolari, accadde, che o per averli diverse
città onorati e adottati come figli o perchè appartengon essi
all'intera società degli uomini colti che adornarono colle
nobilissime loro produzioni, non si sa precisamente la Pa-
pria. Una turba di scrittori moderni si a folla dietro al
Becichemio e al Turnebo (i), abbagliati da alcuni versi di
Ovidio, il quale forse neppur pensò alla patria di Apel-
le scrivendo i seguenti versi: Si Venerem Cous nunquara
pinxisset Apelles, poiché alcuni vogliono che si debba leg-
gere: Si Venerem Gois &c. la qual lezione, oltre ad essere
più conforme allo stile degli antichi, tra quali Plinio che
dice : inchoaverat aliam Venererà Cois &c. e Cicerone (a)
Cose Veneris eam partem &c., pare che più si confaccia
al particolare È Ovidio, che la principili gloria delle opere
ai luoghi e alle persone alle quali sono dedicate, che non
agli autori di quelle riferisce :
Arcis ut vel eburna vel Enea custos
Bellica Phidiaca stat Dea facta manu
Sic ego pars rerum non ultima, Sexte, tuarum
Tutelaeque ferar munus opusque tuum (3).
Così Rodi era famosa pel Gialiso, Gnido per la Venere,
q Tespi pel - Cupido, più quasi che non erano i loro Ar-
tefici . Per queste ragioni io non mi difonderei più oltre in
questa ricerca, se non fosse che i lodati Becichemio e Tur-
nebo in grazia della loro opinione hanno probabilmente ade-
rito a corrompere un testo di Plinio in vece di emendarlo
(il In primum nac. hisc- librum observ. ColleS. Paris 1519.
lib. xviii. c 31. degli Avvers. Turneb.
(2) Cicer de Off m. n. 2
(3) Lib. iv. de Ponto Eleg. I.