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Della Valle, Guglielmo
Vite dei pittori antichi greci e latini — Siena, 1795 [Cicognara, 2385]

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https://doi.org/10.11588/diglit.12299#0317
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ARTEMONE.

SE mai fu al mondo alcun pittore, che desideroso di
acquistare celebrità ed onori, seguitando il consiglio
dei dotti, lascia in disparte i piccoli concetti ed il pia-
cevole impegno di farsi emulo della natura nel rico-
piarne i ricchi e varj aspetti , coi quali in infiniti
e sempre varj modi adorni si ammirano il cielo la ter-
ra il mare e il fucco medesimo, quegli a parer mio
conseguirà il prego dell'opera, che all'imprese glorio-
se degli eroi, ond'essi riescirono immortali, in certo
modo partecipando, le loro geste memorande felicemen-
te esprime e alla tarda posterità tramanda. Uno di que-
sti fu Artemone, di cui accennando Plinio le pitture po-
ne in primo luogo Danae in mano de' corsari stupefat-
ti nello scoprire la rara sua bellezza ; poiché si narra
di lei, che dal fiero genitore colta in fallo, e da esso
chiusa col figlio in un'arca, fosse gittata alla discre-
zione del mare. LI soggetto è da per se interessante,
ne abbisogna di molt'arte per dar pascolo all'intelletto
e per destare gli affetti naturali in tale inaspettato in-
contro: finse anche Sttatonica, della quale in breve si
farà memoria; sebbene abbastanza chiaro non sia se que-
sta sia stata la madre di Attalo o la moglie di Seleu-
co. Fece anche il quadro d'Ercole e Dejanira, che l'Ar-
duino crede aver rappresentato nel momento che l'eroe
postasi indosso l'insanguinata veste del centauro, inco-
minciò ad infunare ed ardere (i). Era tra le più bel-
le che adornavano i portici d'Ottavia in Roma l'apo-
teosi d' Ercole, cioè quando Filortete sul monte Oeta ac-
eeno il rogo, Ercole vi s'immerse, come narra Igino.
Finalmente rappresentò il fatto di Laomedonte con Er-
cole e Nettuno, che non vedo come in un solo qua-
dro si potesse convenientemente rappresentare; poiché

H ygin. fab. 36 .
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