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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Terza): Contiene La Notizia Delle Cose In Questa Citta' Piu' Osservabili — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Capo quarto: Fabriche moderne
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https://doi.org/10.11588/diglit.62319#0050
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d’ordine Corintio, fu principiata dopo sua
morte, ma rimase nel suo principio. Uno-
bil Tempio della Madonna di campagna
in cerchio, e periptero, come dicongh Ar-
chitetti con Greca voce , cioè rigirato da
colonne per di fuori, e quali con ali d’in-
torno, gli fu asfai storpiatonell’esecuzione;
e ancor più il disegno, ch’era giudicato ec-
cellente , del Lazaretto ; e ciò per rislrin-
ger la spesa. Ma sopra tutto gli spiacque,
che non venilse interamente eseguita secon-
do l’idea da lui proposta la cappella Pelle-
grini di S. Bernardino; quale però anche co-
me Ila, ben merita elser visitata da chi gu-
fia le rarità di quest’ arte. E in forma di
piccol tempietto ritondo d’ordine Corintio,
compartito in quattro ricetti per tre altari,
e per la porta, e in quattro nicchie preparate
a fiatue : le sacre mense, i piedeslalli, i fron-
tispizj, le cornici , egli archi fiessi, ed i
vani giran tutti a tondo perfetto. Per fini-
mento del primo piano è una balaustrata;
ma qui comincia il guaslamento ,o sia l’im-
poverimento per altri fattovi. Da quattro
aperture, distinte ciascuna per due colon-
ne, si ha il lume: la cupola è ben girata,
ma dovea esser divisata con altri ornamen-
ti: delle otto colonne grandi quattro hanno
ì canali diritti, e quattro spirali; tutti nella
terza parte da piede lasciati pieni, come usa-
ron molte volte gli antichi, perchè la colon-
na fosse men sottoposta ad essère offèsa.GIi
ilipiti a tutti gli angoli sono intagliati a ri-
levo di fogliami, d’ uccelli , e d’altre bi-
zarrie così vagamente, e con tanta sinezza,
che nè per disegno, nè per maeltria di la-
voro può vederli cosa più bella : vi spicca
ancora la perfezion della pietra, perchèes-
sendovi foglie aliai fiaccate, che paion na-
turali , non se n’ è detrito, o smusfato un’
atomo: è nostrale, chiamata Bronzino ,e fil-
mabile per ogni conto.
Magnifica era l’idea della facciata di S.
Bastiano de’ Padri Gesuiti. Del P. Pozzo
è il disegno delsontuoso aitar maggiore : del
Marinali Vicentino è la grande statua nel
mezo : le otto colonne di Rossò di Francia (ri-
manendone due nascoste) son commendate
dalaome.Maolservinsidal dilettante le due
dell’altare di S. Bastiano, che sono del nostro
Mischiodi Brentonico, e conoscerà facilmen-
te , come non si manca qui di marmo uguale
per ogni conto alla bellezza de’ marmi anti-
chi . Non creda il forastiero, che sien di muro
le parti architettoniche di quella Chiesa ,
benché ne paiano per esser dai muratori fia-
te imbrattate con quella tinta, mentre son
tutte di buona pietra. Molto vaga è la Chie-
sa di S. Nicolò de’Padri Teatini, architet-
tata da Lelio Pellesini ? e bellisiìmo è il Co-


rintio de’suoi capitelli: il tabernacolofu di-
segno del celebre P.Guarini : gli Angeli gran-
di son del Marinali. Negli altari si può av-
vertir la bellezza de’ nofiri marmi : quel del-
la Concezione fu disegno di Francesco Mar-
chesini; quello del Crocifisio di Marco To-
mezoli. Non è da tralasciare di visitar la
Chiesa de’Padri Scalzi, architettura del P.
Pozzo di quella religione. L’ Aitar maggio-
re sarebbe ancor più bello, s’egli avesse po-
tuto assistere a metterlo in opera. Quello
di S. Teresa posa alla moderna , nobilita-
to principalmente dall’esser tutto di Verde
a litico. Quello di S. Giovanni della Croce è
singolare perla bizarria del disegno, e per la
vaghezza de’marmi. Vera cosa è, che non.
quadrerebbe a chi fosse imbevuto delle an-
tiche idee il moderno uso, per cui vedesì be-
ne spesso in altari dedicati a Santi di leve-
rò instituto , e cinti d’ abito di penitenza
tal vaghezza d’ornamenti, e tale sfoggio di
colori, che a una S. Cecilia, o ad altra si-
mil Verginella par che più tosto si conver-
rebbero. Avrebbe fatto ridere al tempo de’
Romani chi non avesse avuto riguardo per
adattare alsoggetto non solamenteilmodo,
ma l’ordine, talché avesse fatto un Tem-
pio Toscano per Venere, o un Corintio per
Saturno: parla di ciò Vitruvio distintamen-
te : ma quelle in oggi si stimano malin-
conie da antiquario.
Due fabriche ci rimangono ultimamente
erette, delle quali fuole ora prima d’ altro
esser satta ricerca da i passaggeri ; la Fiera,
e il Teatro. L’incendio, che l’anno ryia
consumò in una notte non sidamente le mer-
ci, ma le botteghe tutte, quali al tempo
d’ogni Fiera coslrui vanii di legno nella piaz-
za della Bra, fece conoscere quanto fosse
meglio fabricare in altro sito una Fiera di
muro. Arenò per più anni sì bel pensiero
per acre dissensione, e per impegni nell’ ele-
zion del luogo; non osandoi Pro veditori dì
portarne la Parte in Gonsiglio, mentre cen-
tra ogni sito tanti voti contrari eran prepa-
rati, che ballavano per connessione a riget-
tare anche la fabrica. Nel 1718 fu chi tro-
vò modo di superar tal difficoltà con pro-
por la masfima separata dal luogo, rimet-
tendo poi quello all’arbitrio del Consiglio,
e alla pluralità de’ voti, e mandando sie-
paratamente a partito tutti e tre gli contro-
versi. Restò eletto il Campo marzo, l’am-
piezza del quale lascia ancora tutto il co-
modo per usi militari, ed alla gioventù pel
giuoco nativo di quella Città del trucco da
terra, molto opportuno per addestrare il cor-
po. Erasi tre anni avanti pensatodi far que-
lla fabrica nel prato di Cittadella; e richie-
sto un tale d’ideare per ciò un disegno,avea
 
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