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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Sogliano, Antonio: Il tempio nel Foro triangolare di Pompei
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0113

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193

IL TEMPIO NEL FORO TRIANGOLARE DI POMPEI

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cella non è orizzontale, ma inclinato verso i gradi per
centimetri 7 in media. Dunque anche lo stilobate del
nostro tempio presenta nel mezzo quel rialzamento,
tutto proprio dei tempi greci, quali il Partenone e il
maggior tempio di Pesto.

Passando ora all'esame dello pteron, è facile ri-
conoscere che quegli avanzi, i quali se ne vedono tuttora,
giacciono senza dubbio alcuno nel loro antico posto ;
essi consistono in due tronchi di colonne contigue e
M una parte dell'inizio di una terza colonna del pari
contigua, che uscendo con regolari unioni dagli stessi
blocchi di tufo, che costituiscono l'ultimo grado, se-
gnano ad un tempo l'antico livello dello stilobate. Ri-
sultando così l'ampiezza dell'intercolunnio di m. 1,39,
ed essendo il diametro inferiore delle colonne di metri
1>19, il numero di undici colonne su i lati lunghi
si presenta come necessario (cfr. Overbeck-Mau, op.
cit. pag. 87) per occupare una lunghezza di m. 26,99
e lasciare fra le colonne estreme e lo spigolo del grado
m- 0,11, quanto è appunto lo spazio che si misura
dalla base dei tronchi esistenti allo spigolo del grado.
Questa ricostruzione, ricavata prima, con lieve diffe-
1-cnza da quella che qui si dà, unicamente dalle di-
mensioni degli avanzi, ha oggi anche la riprova nel
fatto che la terza colonna, a partire dall'angolare così
nell'uno come nell'altro estremo del lato lungo, infila
con la direzione dei lati corti della cella. In quanto
ai lati corti del tempio, pei quali nessuna antica traccia
soccorre, seguendo, come pei lati lunghi, il medesimo
precetto di porre due colonne in direzione dei muri
lunghi della cella, si otterrebbero sulla fronte sei co-
lonne con cinque intercolunni, dei quali il medio ri-
sulterebbe doppio dei laterali. In tal modo, mentre
gl' intercolunni minori della fronte sarebbero eguali
ai laterali, l'intercolunnio centrale formerebbe un vano
di accesso di ampiezza perfettamente uguale alla sca-
letta. Se si accetta tale disposizione sulla fronte, bi-
sogna ammetterla del pari nel lato posteriore : sicché
delle due deviazioni dalle norme del severo stile do-
rico, notate dal prof. Man (op. cit. pag. 87), non resta
ora che quella relativa agl'intercolunni angolari, i quali
ini risultano eguali agli altri, mentre per norma do-
vrebbero essere alquanto più stretti. Confesso però che
l'ampiezza dell'intercolunnio centrale non va esente
di difficoltà tecniche, che per l'assoluta mancanza di
qualsiasi avanzo dell'epistilio non è dato di sapere

come venissero superate. Ciò posto, e per l'ampiezza
degli ambulacri, che è di due intercolunni, e per la
esatta corrispondenza delle colonne con la direzione
dei muri della cella, non si può non accettare la clas-
sificazione del Mazois, che annovera il nostro tempio
fra i pseudodipieri.

Dei due tronchi di colonne tuttora esistenti l'uno
ha l'altezza di m. 0,80 e l'altro di m. 0,71 ; ambedue
hanno diciotto scanalature, e conservano il rivestimento
di stucco quasi in tutta l'altezza. Esploratene le fon-
dazioni, si è trovato che sono impiantate sopra un ba-
samento continuo di blocchi di S'amo, alla profondità
di m. 0,43 e della larghezza di m. 1,40, il quale
corre per tutta la lunghezza del lato diritto, mentre
nel lato opposto se n'è trovata una porzione lunga
m. 3,40, con una estremità lavorata pel riattacco, e
nei lati corti manca affatto. È a notare che la man-
canza di siffatta sostruzione coincide quasi sempre con
la mancanza dei gradi, i quali, come già ho detto in
principio, sono in gran parte restauro moderno, e per
la naturale differenza di livello esistente nel piano del
Foro triangolare non circondavano in egual numero
tutti i lati dello stereobate, come si può rilevare dalla
pianta.

Nei saggi di scavo fatti nel piano dello stilobate si
raccolsero molti frammenti fìttili, dei quali vanno no-
tati i seguenti:

1. Frammento di fogliame (largh. mass.mill. 180,
alt. mass. mill. 110) con lievi tracce di color nero:
benché non si riattacchi esattamente, può nondimeno
avere appartenuto al prezioso frammento di grondaia
pubblicato dal Fiorelli {Gli scavi di Pompei dal 1861
al 1872, appendice pag. 15, tav. XX), la cui prove-
nienza sarebbe così accertata, e che è un notevole
esempio di policromia con mezza cottura, tecnica carat-
teristica del principio del secolo V e forse pur VI av. Cr.

2. Un pezzo di ornato (larg. mass. mill. 75, alt.
mass. mill. 108) con l'avanzo di una greca dipinta
in nero e con strisce nere : è della medesima tecnica.

3. Frammento di zampa di un animale appar-
tenente alla famiglia dei ruminanti Usuici, probabil-
mente di un cervo comune [cervus elaphus) di gran-
dezza naturale. Questo frammento fu rinvenuto presso
il basamento A, e giudicato arcaico dall'amico prof.
L. A. Milani, che vi riconosce l'arte e lo stile del tempo
medesimo, cui va attribuita la grondaia anzidetta.
 
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