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M. SALMI
parole per dimostrare che nelia composizione e in alcuni eie-
meati simbolici di questa pittura, si seguì lo schema di una
rappresentazione cristiana nonostante gli ampliamenti, la
foggia dei vestiti ed i particolari decorativi, che di nuovo vi
introdusse chi la esegui. E tale ossequenza alle norme cristiane
è strana sia in riguardo alla scuola sia in riguardo al tempo
cui appartiene il dipinto. Infatti in tutta l'opera vastissima
degli Zuccari, mai è dato di trovare un richiamo alla simbo-
logia primitiva; anzi nelle rappresentazioni religiose, neppure
un profondo contenuto spirituale ma l'esteriore ricerca manie-
ristica di porre in rilievo, nei più contorti atteggiamenti, la
opulenza delle forme, in ricchi e barocchi gruppi; nelle pro-
fane, abuso delle classiche allegorie onde era imbevuta l'anima
paganeggiante dei cinquecentisti. Va escluso dunque che
Taddeo Zuccari coi suoi seguaci particolarmente, e in genere
un uomo del xvi secolo, ideasse una composizione voluta-
mente ispirata alla tradizionale iconografia, tanto più che, a
parte il diverso spirito del pensiero e i diversi gusti dei tempi,
non si sentivano come oggi si sentirebbero preoccupazioni e
scrupoli archeologici. Basti del resto ricordare qualcuna delle
decorazioni absidali coeve anche nelle basiliche più antiche.
A S. Croce in Gerusalemme già Antoniazzo Romano aveva
narrato, nella conca della tribuna, le storie del rinvenimento
della croce (sui primi del sec. xvi); nell'abside di S. Pietro in
Molitorio, Iacopo Coppi fiorentino divise le storie della vita
di Cristo (metà circa del xvi sec.) in tanti scompartì con modo
non dissimile da quello usato nel semicatino della cattedrale
di Fiesole; e composizione del tutto diversa dalla pittura di
nostro asserto è indifferente ch'essi rappresentino questo o quel personag-
gio; ad ogni modo il papa non è escluso che possa essere Celestino I
tanto lodato nel musaico sopra la porta della chiesa; e alla identificazione
delle altre due figure per Evenzio e Teodulo, c'è una difficoltà a causa del
vestito che portano, perchè il martirologio li dice ambedue preti, non
vescovo il primo e diacono il secondo ; sui quali particolari mi sembra che
non potesse sorvolare neppure un libero pittore cinquecentesco.
M. SALMI
parole per dimostrare che nelia composizione e in alcuni eie-
meati simbolici di questa pittura, si seguì lo schema di una
rappresentazione cristiana nonostante gli ampliamenti, la
foggia dei vestiti ed i particolari decorativi, che di nuovo vi
introdusse chi la esegui. E tale ossequenza alle norme cristiane
è strana sia in riguardo alla scuola sia in riguardo al tempo
cui appartiene il dipinto. Infatti in tutta l'opera vastissima
degli Zuccari, mai è dato di trovare un richiamo alla simbo-
logia primitiva; anzi nelle rappresentazioni religiose, neppure
un profondo contenuto spirituale ma l'esteriore ricerca manie-
ristica di porre in rilievo, nei più contorti atteggiamenti, la
opulenza delle forme, in ricchi e barocchi gruppi; nelle pro-
fane, abuso delle classiche allegorie onde era imbevuta l'anima
paganeggiante dei cinquecentisti. Va escluso dunque che
Taddeo Zuccari coi suoi seguaci particolarmente, e in genere
un uomo del xvi secolo, ideasse una composizione voluta-
mente ispirata alla tradizionale iconografia, tanto più che, a
parte il diverso spirito del pensiero e i diversi gusti dei tempi,
non si sentivano come oggi si sentirebbero preoccupazioni e
scrupoli archeologici. Basti del resto ricordare qualcuna delle
decorazioni absidali coeve anche nelle basiliche più antiche.
A S. Croce in Gerusalemme già Antoniazzo Romano aveva
narrato, nella conca della tribuna, le storie del rinvenimento
della croce (sui primi del sec. xvi); nell'abside di S. Pietro in
Molitorio, Iacopo Coppi fiorentino divise le storie della vita
di Cristo (metà circa del xvi sec.) in tanti scompartì con modo
non dissimile da quello usato nel semicatino della cattedrale
di Fiesole; e composizione del tutto diversa dalla pittura di
nostro asserto è indifferente ch'essi rappresentino questo o quel personag-
gio; ad ogni modo il papa non è escluso che possa essere Celestino I
tanto lodato nel musaico sopra la porta della chiesa; e alla identificazione
delle altre due figure per Evenzio e Teodulo, c'è una difficoltà a causa del
vestito che portano, perchè il martirologio li dice ambedue preti, non
vescovo il primo e diacono il secondo ; sui quali particolari mi sembra che
non potesse sorvolare neppure un libero pittore cinquecentesco.